Friday, April 29, 2022

VANITY FAIR | MetaVanity - The first Museum in the Metaverso

-Vanity Fair presenta MetaVanity, il primo museo nel Metaverso​. Costruito sul modello del Pantheon di Roma, viene svelato alla Biennale Arte di Venezia E per il suo debutto ospita 19 tra i più acclamati artisti della crypto arte internazionale.
Un luogo dove conoscere e sperimentare. Uno spazio che amplifica la capacità di raccontare storie. Un panorama editoriale inedito per rinnovare informazione e intrattenimento. Tutto questo è MetaVanity, il primo museo di Vanity Fair nel Metaverso, un avamposto culturale presentato all’interno della cornice della Biennale Arte di Venezia. MetaVanity è il terzo capitolo dell’avventura di Vanity Fair nel Metaverso. Il primo è arrivato lo scorso anno, con la copertina in NFT dedicata a Elodie; il secondo è avvenuto lo scorso febbraio, con il debutto di Vanity Player One, l’avatar del giornale protagonista di un servizio moda. Il terzo, MetaVanity, propone un progetto ancora più ambizioso. 
 MetaVanity è stato costruito traendo ispirazione dall’edificio del Pantheon di Roma. Si presenta così: un imponente spazio centrale, sormontato da una cupola aperta come nel monumento originale, e 12 ambienti espositivi dove vivere inedite esperienze di conoscenza e intrattenimento. All’interno si svela una grande mostra: protagonisti, 19 nomi tra i più importanti e conosciuti della scena artistica digitale e crypto internazionale, da Skygolpe a Jesse Draxler, da Luna Ikuta e Quasimondo. 
I visitatori potranno muoversi tra le loro opere e le loro installazioni liberamente, e fruirne secondo modalità impensabili in un ambiente culturale tradizionale. 
 Gli artisti in mostra: Max Papeschi, Emanuele Dascanio, Quasimondo, Matt Kane, Skygolpe, Coldie, Jesse Draxler, Federico Clapis, Edo Bertoglio, Mimmo Dabbrescia, neurocolor, Billelis, Fabio Giampietro, Vhils, Kyle Kemink, Luna Ikuta, Dangiuz, Gammatrace, Stefano Contiero.

-Vanity Fair presents MetaVanity, the first museum in the Metaverso. Built based on the model of the Pantheon in Rome, it will be revealed at the Venice Biennal For its debut, it will host 19 of the most acclaimed international crypto artists. 
A place where you learn and experiment. A space that amplifies your storytelling capability. An original publishing scene to renew information and entertainment. All this is MetaVanity, Vanity Fair’s first museum in the Metaverso, a cultural outpost presented as part of the Venice Biennale. MetaVanity is the third chapter in Vanity Fair’s adventures in the Metaverse. The first came about last year, with the NFT cover dedicated to Elodie and the second in February, with the debut of Vanity Player One, the magazine’s avatar that starred in a fashion shoot. The third, MetaVanity, is an even more ambitious project. MetaVanity was built by seeking inspiration from the Pantheon in Rome. That’s how it looks: an impressive central space, topped with a open dome just like the monument, and 12 exhibition halls where knowledge and entertainment can be experienced in original ways. A major show is revealed inside with 19 of the top names on the international crypto and digital art scene, from Skygolpe to Jesse Draxler, Luna Ikuta and Quasimondo. 
Visitors will be able to move freely between their works and installations, as well as using them in ways that would be unthinkable in a traditional cultural environment. 
 The participating artists are Max Papeschi, Emanuele Dascanio, Quasimondo, Matt Kane, Skygolpe, Coldie, Jesse Draxler, Federico Clapis, Edo Bertoglio, Mimmo Dabbrescia, neurocolor, Billelis, Fabio Giampietro, Vhils, Kyle Kemink, Luna Ikuta, Dangiuz, Gammatrace, and Stefano Contiero.













Thursday, April 28, 2022

ALDO ROSSI. DESIGN 1960-1997

Milano - Museo del Novecento presenta Aldo Rossi. Design 1960-1997 a cura di Chiara Spangaro, in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale, dal 29 aprile al 2 ottobre. 
Con questa mostra il Museo del Novecento prosegue nel dialogo interdisciplinare tra le arti, caratteristico della contemporaneità, approfondendo la figura dell’architetto, designer, teorico e critico, tra i protagonisti della cultura visiva del XX secolo. 
Per la prima volta sono esposti, in un percorso spettacolare, oltre 350 tra arredi e oggetti d’uso, prototipi e modelli, dipinti, disegni e studi progettati e realizzati da Aldo Rossi dal 1960 al 1997, una testimonianza visiva della sua attività di designer, progettista e teorico dell’architettura. Rossi in tutta la sua produzione, fin dai primi mobili realizzati nel 1960 con l’architetto Leonardo Ferrari, riflette sul rapporto tra la scala architettonica e urbana e quella monumentale e oggettuale. 
Dal 1979 si apre al mondo della produzione industriale e di alto artigianato, realizzando arredi e prodotti d’uso prima con Alessi, poi con Artemide, DesignTex, Bruno Longoni Atelier d’arredamento, Molteni&C|UniFor, Richard-Ginori, Rosenthal, Up&Up (oggi UpGroup). In quasi vent’anni di lavoro elabora più di 70 arredi e oggetti, molti dei quali ancora oggi in produzione, sperimentando forme e cromie nel campo dei metalli e del legno, del marmo e della pietra, della ceramica e della porcellana, dei tessuti artigianali e industriali e dei materiali plastici. La mostra, il cui progetto di allestimento è firmato da Morris Adjmi - MA Architects, collaboratore e poi associato di Rossi a New York, racconta l’universo di Aldo Rossi in nove sale: ciascuna rappresenta un mondo nel quale emerge la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali, con riferimenti alle architetture e allo spazio privato di Rossi.

Aldo Rossi, Studio per tappeto, 1986, 

Collezione privata. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, Senza titolo, 1989. 

Collezione privata. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, Interno milanese con persona che osserva il Duomo con nebbia, 1989. 

Collezione privata. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, The Forkas Man, 1980, 

Collezione privata. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, caffettiera espresso La conica, 1984 

Alessi. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, Riflessi della luce elettrica sull'acciaio, 1985, 

Collezione privata. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, pentola La cubica, 1991
Alessi. Museo Alessi. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi, Interno-esterno, 1994. 

© Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi. 


Aldo Rossi e la poltrona Parigi per UniFor, 1989. 

© Federico Brunetti. Courtesy Federico Brunetti. 



Wednesday, April 27, 2022

MATTEO PROCACCIOLI DELLA VALLE - SOLO SHOW

Milano - Dal 27 aprile al 1° maggio 2022 in occasione dell’edizione 2022 del MIA Milan Image Art Fair 2022, la galleria Raffaella De Chirico presenta il solo-show di Matteo Procaccioli Della Valle (Jesi, 1983). La mostra si inserisce in un percorso di valorizzazione del lavoro dell’artista che la galleria ha avviato a marzo 2022 presentando la pubblicazione e la mostra/evento Private. Polaroid, 2012-2022, a cura di Benedetta Donato, progetto che racchiude 10 anni di lavoro con la Polaroid, una ricerca sul mezzo fotografico ma anche un modo per Procaccioli di prendere appunti per una narrazione più vasta, e che si concluderà con una mostra composta da un'ampia selezione di lavori negli spazi torinesi della galleria visibile dal 5 maggio 2022. Per mostrare il percorso dell’artista, al MIA la galleria ha scelto di presentare una selezione di polaroid che mettono al centro la figura umana, che successivamente scompare in altri lavori che fanno parte del viaggio artistico del fotografo, e un focus di ricerca sulle architetture ipercontemporanee o antiche. 
 Qui troviamo URBAN HIVES progetto dedicato alle megalopoli densamente abitate e alle conseguenze architettoniche e umane della sovrappopolazione; MICROCITIES vedute architettoniche dall’alto che diventano non luoghi per i quali l’artista volutamente non fornisce specifiche coordinate. E ancora VESTIGES, corpus in cui Procaccioli rende omaggio alla nostra storia e alla stratificazione geologica e territoriale come memoria collettiva, ripresa anche nel ciclo STRUCTURES dove indaga la relazione tra presente e passato recente. 
 Nelle fotografie di Procaccioli, la narrazione sta proprio nella non narrazione esplicita. L’artista lascia al fruitore la possibilità di lasciarsi trasportare nella dimensione del non luogo, senza fornire specifiche indicazioni geografiche, e di cercare il passaggio umano attraverso suggerimenti delicati ma puntuali, scevri da giudizi antropologici, politici o messaggi sociali. Procaccioli cerca dunque un consumatore attivo delle sue immagini, che mostri la volontà di addentrarsi, nei suoi paesaggi e ne diventi in qualche modo la figura umana assente.

Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Skin Deep, Salento 2019

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Skin Deep, Parabita 2019

Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Skin Deep, Marche 2021

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Mediterranean, Capri 2019

Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Animalscape, Cuba 2013

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Humans, Havana 2013

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Move On, Palestine, west Bank 2014

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Time Suspended, Italy 2017

 Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Time Suspended, San Francisco 2019

Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Panorama, Los angeles 2019

Matteo Procaccioli Della Valle, PRIVATE, Serie Urban Mirages , Milano 2016

Matteo Procaccioli Urban-hives


Friday, April 22, 2022

WOLF VOSTELL DESTRUCTION IS LIFE

Cardi Gallery  presents its first retrospective dedicated to the work of Wolf Vostell (Leverkusen, 1932 - Berlin, 1998). German by birth, the artist was deeply influenced by his native culture and several other historical European ones, particularly those of Spain and Italy. Shaping his practice through an honest, uncontaminated cultural fusion, they contributed to making him a key figure in the development of the artistic discourse across Europe over the second half of the Twentieth century. 
 One of the founders of Fluxus, Vostell, was an eclectic pioneer engaged with a variety of media. He was among the first artists to adopt video and installation as essential linguistic tools in his practice and the first to include a television within an artwork in 1958. Through a selection of videos, paintings, sculptures and installations spanning from 1967 to 1998, the exhibition Wolf Vostell | Destruction is Life takes the viewer on a journey unfolding over three floors of the Mayfair townhouse space, examining some of the many facets underpinning Vostell’s oeuvre, always with humanity at the centre. Moving beyond the Fluxus attitude of considering life as a work of art, the artist asserted that “every man is a work of art” and how by discovering one’s inner life, one can be a work of art. From early installations such as Radar Alarm F, 1969, where a racing bike sports a bag full of alarms and a functioning TV set on its back rack, to his final work Ritz, 1998, a wall-based mixed media piece featuring a mini- TV embedded in a shop window dummy wearing female underwear, the television features heavily throughout Vostell’s practice. At times, it is a technology apparatus displaying video art, the documentation of performances, or simply interference signals. In others, a sculptural element stripped of its function. When on, the images it transmits are ephemeral, momentaneous impressions fixed in the absurdity of time, highlighting a stark, unexpected contrast against the stillness of their surroundings. Crude still images, often depicting trauma, death, and war horrors, populate Vostell’s practice. 
From gasmask-clad figures (The dead man who is thirsty, 1978 and Archai, 1981) to fighter planes fading in and out of sight amid unescapably piercing sound (Starfighters, 1967), to a US Army dinghy laden with casts of body parts (Kafka’s Boat, 1990), advancing tanks (Le Choc, 1990). Scenes of war also populate the House of Deaf, 1977, a large environment the artist created for documenta 6, a model of which is included in the exhibition. Consisting of a black-tiled indoor swimming pool surrounded by fourteen large scale panels, each depicting a different scene from the Vietnam war and each with an embedded monitor playing another TV channel, The House of Deaf is one of several homages by Vostell to Spanish master Francisco Goya.

Cardi Gallery | London
22 Grafton Street | W1S 4EX London
25 April - 23 July 2022

don






Thursday, April 21, 2022

FOROF | EPISODIO 3: LOVOTIC - Y | Charlotte Gainsbourg

Roma - Con LOVOTIC di Soundwalk Collective negli spazi di FOROF – startup benefit artistico culturale di Giovanna Caruso Fendi che coniuga linguaggi contemporanei e archeologia – fino al 15 luglio 2022 si esplora la possibilità che tra genere umano e robot possano instaurarsi rapporti emotivi, sessuali e anche d’amore: un progetto site specific multisensoriale e multidisciplinare, che viene accompagnato da LOVOTIC-X, un programma di Episodi sempre a cura di Soundwalk Collective. 
 Sabato 23 aprile 2022, dalle 19.00 alle 21.00, FOROF e Soundwalk Collective presentano il terzo Episodio dal titolo LOVOTIC – Y | Charlotte Gainsbourg in conversazione con Massimo Torrigiani, un dialogo che affronta il futuro dei generi e della sessualità. Afferma Paul B. Preciado nel testo scritto per LOVOTIC: “Un'analisi statistica di questa parola inesistente "LOVOTIC" risulta in una combinazione delle parole della lingua umana inglese love, lover, loved, lovability, lovages, lovebug, lovesick, loveless, lovelocks, loveliest, lovemaking, o lovelornnesses; e asintotico, antibiotico, enzootico, erotico, esotico, idiota, nevrotico, ipnotico, monozigotico, narcotico, patriottico, psicotico, quixotico, robotico, semiotico, simbiotico, o zigotico (…). 
 La conversazione tra Charlotte Gainsbourg e Massimo Torrigiani, fondatore di Fantom organizzazione senza scopo di lucro che esplora le traiettorie di fotografia, suono e arti visive, cercherà di approfondire i temi e le suggestioni che LOVOTIC affronta e genera e, coinvolgendo direttamente il pubblico, a tracciare un percorso di trasformazione e progressiva consapevolezza necessario a una lettura più consapevole del presente. LOVOTIC-X è un programma dal carattere multisensoriale e multidisciplinare che esplora con talk, performance ed happening il rapporto tra uomo e intelligenza artificiale, nel contesto della sessualità, identità e genere, presenti e futuri. 
 Ogni mese un nuovo Episodio vede protagonisti artisti che hanno collaborato direttamente alla realizzazione di LOVOTIC o che sono in sintonia con la ricerca proposta dai Soundwalk Collective.


Tuesday, April 19, 2022

NEW LABELS: LONGSHAW WARD

LONGSHAW WARD is a Womenswear and Accessories label, designed by us (husband and wife team Kirsty Ward and David Longshaw) in their London studio. They met in the design studio of Alberta Ferretti, in Italy. 
Longshaw Ward has shown on the catwalk at London Fashion Week as well as internationally including in China and Eastern Europe. Kirsty Ward is a Womenswear MA graduate of Central Saint Martins. Selected for a wealth of prestigious projects she was part of Selfridges Bright Young Things, selling in store and creating her own Oxford St window. Statement jewellery has always been a strong aspect of the brand, this coupled with a defined signature handwriting in her ready-to-wear line, lead to Kirsty being championed by VOGUE Italia in two exhibitions in Milan, she has been stocked internationally by prestigious stores including Comme Des Garçons Trading museum in Paris and Tokyo where she collaborated on a mens and women’s monochrome jewellery collection. 
Kirsty and her designs have been featured in magazines such as, VOGUE Japan, VOGUE Italia, ELLE, Grazia, L’Officiel, Nylon. David Longshaw graduated from the Womenswear courses of both St Martins (BA) and the Royal College of Art (MA). 
Longshaw has design experience at Alberta Ferretti, Max Mara and time as Creative Director of a luxury Chinese brand. David’s strong illustrative style has lead to collaborations with Triumph, NailsInc, Michelin starred restaurant Yauatcha, Harrods and the creation of windows for stores including Matchesfashion.com and luxury London Knightsbridge store Feathers. David has written and illustrated 5 published ‘fashionable children’s tales for grown-ups’. He has contributed to a number of magazines including illustrations for vogue.co.uk, a series of comic strips for VOGUE Italia and animations for LOVE magazine. 
 Longshaw Ward is a collaborative label focusing on designing luxury, forward thinking pieces for modern, intelligent women. Covetable contemporary pieces with a strong aesthetic are the main principles of the brand’s DNA. The collections concentrate on beautiful, detailed craftsmanship. With all pieces being made in the UK, using thoughtfully sourced fabrics and materials. 
The creative partnership has it’s own unique handwriting to that of the duo’s previous labels. The brand still echo's Wards strong jewellery techniques, garment layering and masculine style with Longshaw’s more draped, feminine and hand drawn aesthetic.
 Longshaw Ward has been worn by the likes of Gigi Hadid, Jorja Smith, Daisy Lowe, Poppy Delevingne, Mabel, Hannah Peel, Eliza, Charity Wakefield, Raye, Amber Rose Revah, Andreya Triana, Noga Erez, Sienna Guillory, Lyves, Laura Lee from Khruangbin… 
 Featured in L’Officiel, VOGUE, NYLON, ELLE, Marie Claire, Grazia, The Sunday Times Style, Chanel 4, the Guardian, Le Figaro – Madame, LOVE, TATLER, HUNGER, The Observer , Harpers Bazaar, Schon, WWD….


new collection

new collection

images selection from old collections


Wednesday, April 13, 2022

MAURIZIO PIERFRANCESCHI - PER L'ORTO

Inaugura domani la mostra personale di Maurizio Pierfranceschi. Per l’orto nella Serra Espositiva dell’Orto Botanico di Roma. L’esposizione segna l’ultimo capitolo di lungo viaggio, iniziato quasi quarant’anni fa con “L’uomo e l’albero”, il suo primo dipinto, quasi una precocissima dichiarazione di poetica, che Pierfranceschi non ha mai disatteso e che ha percorso tutto il suo lavoro con tre cardini: natura, cultura e architettura. 22 dipinti, tutti realizzati a cavallo tra il 2018 e il 2022, “pensati” appositamente per questo luogo, con un filo rosso che li accomuna, come sottolinea la botanica e docente universitaria Giulia Caneva nel catalogo, “natura, inquietudine umana e sua essenza spirituale”. Protagonisti nelle opere in mostra sono gli elementi vegetali, come le “grandi erbe”, che diventano architettura di paesaggi evocativi illuminati da una luce livida e irreale, in cui le figure umane perdono di centralità, ridimensionate in favore delle gigantesche strutture arboree: spariscono i volti, i generi, i tratti fisiognomici mentre a trasparire sono le introspezioni psicologiche degli individui, la loro dimensione intellettiva e la loro essenza spirituale. Qui e là compaiono anche angeli, entità sovrumane portatrici del messaggio divino che condividono con l’uomo fattezze e limitatezza del corpo, ma anche animali, scimmie antropomorfe.

Orto Botanico 
 Serra espositiva Roma, 
Largo Cristina di Svezia 23A – 24










Monday, April 11, 2022

NEXT TREND - MINI BUCKET BAG

 


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