Monday, February 28, 2022

MFW - F/W 2022-23 #3

 

Giorgio Armani

Giorgio Armani

Bottega Veneta

Philosophy di Lorenzo Serafini

Dsquared2

MSGM

Marni

GCDS

Dolce&Gabbana

Dolce&Gabbana

Trussardi

Ports1961

Friday, February 25, 2022

MFW - F/W 2022-23 #2

 

Prada

Prada

Moschino

Gucci

Etro

Sportmax

Tod's

Missoni

Max Mara

Versace

REASONED ART - COME VESTIREMO

Venerdì 25 febbraio, dalle ore 19.00 per 15 minuti, i maxischermi più iconici delle stazioni ferroviarie di Roma Termini, Roma Tiburtina e Milano Centrale diventeranno una passerella d’eccezione: Andrea Dipa, Blade Runway, Fabeeo Breen e Filippo Ghisleri proietteranno le loro opere d’arte digitale ispirate alle sfilate d’alta moda. È Come vestiremo, secondo appuntamento del programma Future Shock realizzato da Reasoned Art – start-up di società benefit italiana dedicata alla cryptoarte – in collaborazione Grandi Stazioni Retail. Un evento dedicato al Digital Fashion che in occasione della Milano Fashion Week ne espande i confini aprendo nuove possibilità. Nelle creazioni di Andrea Dipa, Blade Runway, Fabeeo Breen e Filippo Ghisleri il concetto stesso di sfilata muta: i modelli sono degli avatar digitali, immersi nell’ambiente dalle infinite possibilità del Metaverso, e le opere che verranno proiettate sui maxischermi saranno in seguito vendute come NFT. Future Shock è un programma di proiezioni di opere digitali dedicate a diversi ambiti e differenti discipline creative, dall’arte all’architettura, dalla moda alle nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale in campo estetico. Un modo per “tornare a progettare il futuro” attraverso immagini che penetrano l’immaginario collettivo nello spazio pubblico delle città.

Andrea Dipa -Lost in Space


Filippo Ghisleri-Dimensional Walk

Fabeeo Breen-Blazer-x

Blade Runway-Whoever you want to be



Thursday, February 24, 2022

Wednesday, February 23, 2022

ELIF ERKAN IN THE OFF HOURS

Renata Fabbri arte contemporanea presenta: In the Off Hours, la prima personale in Italia dell’artista Elif Erkan (Ankara, Turchia, 1985). In mostra una serie di opere scultoree inedite, accompagnate da una proiezione video, che richiamano l’attenzione sui temi della sostenibilità ecologica e ambientale. Attraverso un approccio orientato al processo, la pratica artistica di Elif Erkan indaga le connotazioni emotive e psicologiche interne alle strutture socio-economiche, politiche e culturali della contemporaneità. Tale dimensione, affettiva e mutevole, è al centro della produzione dell’artista, che si contraddistingue per l’utilizzo di materiali scultorei tradizionali combinati a elementi e iconografie del consumismo odierno e delle sue dipendenze. Mediante gesti seriali, di impressione, di accumulazione e rimozione, Erkan interviene in modo spontaneo sulla materia di cui si serve per creare le sue sculture, lasciando al comportamento irrazionale di questa, la facoltà di generare oggetti misteriosi ed accidentali. Questi oggetti, apparentemente contraddittori ma accomunati da una delicata organicità, conservano e sublimano nel loro stato “compiuto”, l’impronta dell’azione trasformativa dell’artista, che ne ha definito la sembianza, rivelando, dietro un’illusoria solidità plastica, l’essenza transitoria e vulnerabile della stessa. In occasione della sua prima mostra in galleria, Erkan presenta una produzione di nuovi lavori che, legati a una sua esperienza personale su una nave da crociera, interrogano la presunta sostenibilità ambientale delle compagnie di navigazione turistiche – decantata dalle stesse come primaria responsabilità aziendale. Allestite alle pareti della galleria, una serie di sculture realizzate con una plastilina biodegradabile che allude, a livello cromatico, alla natura pericolosa e al contempo vitale dell’acqua del mare. Ricavati dal calco di imballaggi o, ancora, utilizzando frammenti di manifesti pubblicitari presenti sulle navi per incrementare la sensibilità ecologica dei passeggeri e dei dipendenti, tali ambigui artefatti palesano l’ipocrisia di un sistema mascherato da allettanti promesse: volto al profitto economico a scapito della salvaguardia ambientale. In dialogo con le opere a parete, un gruppo di sculture dalla forma stalagmitica, disseminate sulla pavimentazione e composte di un amalgama di argilla, gesso e cemento, sembrano trasportarci nell’abisso del mare, nei recessi del pianeta terra, nel flusso incessante, silente e opulento, degli scarti globali. Collegate fra loro da lunghe catene, le sculture “connotano” gli ambienti espositivi, simulando – attraverso una struttura divisoria e labirintica – i lunghi momenti di attesa in coda che i turisti trascorrono prima di salire a bordo. Così sospese, come in stato di “potenziale attivazione”, le opere in mostra – accompagnate da una proiezione video caratterizzata da una dimensione intima e partecipativa – guidano l’osservatore, invitandolo a meditare sul valore di un tempo che, svincolato da impegni e restrizioni, possa indurlo nella formulazione di un pensiero critico sul mondo: una sorta di intervallo, appunto, in cui è possibile fare esperienza di un pensiero diverso.

Renata Fabbri arte contemporanea presents In the Off Hours, the first solo exhibition in Italy by the artist Elif Erkan (b. 1985, Ankara, Turkey). On show, a series of new sculptural works which, accompanied by a video, draw attention to ecological and environmental sustainability issues. 
By means of a process-oriented approach, Elif Erkan’s artistic practice looks into the emotional and psychological connotations that lie inside socio-economic, political and cultural structures of the contemporaneity. This affective and ever-changing dimension is at the core of the artist's production, marked by the use of traditional sculptural materials combined with elements and iconographies of today’s consumerism and its addictions. Through repetitive gestures of imprinting, accumulation, and removal, Erkan acts expressively and spontaneously on the material she uses, leaving its irrational behavior, the faculty to generate mysterious and accidental objects. These objects, apparently contradictory but linked by a delicate organicity, hold and exalt in their state of “completion”, the trace of the transformative action of the artist, who defined their appearance, bringing about the vulnerable and transitory essence, hidden behind their illusory plastic solidity. 
 On the occasion of her first solo show, Erkan presents a group of new works which, influenced by a personal experience spent on a cruise ship, questions the presumed environmental sustainability of the tourist shipping companies – boasted as being a primary corporate responsibility. Exhibited on the gallery walls, are a series of sculptures realized with a biodegradable plasticine and chromatically allusive to the dangerous and at the same time vital nature of the sea. Obtained by casting packaging molds or even using fragments of billboards – found on board with the aim of boosting the passengers’ and the employees’ environmental awareness – these ambiguous artifacts reveal the hypocrisy of a system masked by alluring promises: aimed at economic profit at the expense of safeguarding the environment. In dialogue with the works on the wall, several stalagmitic-shaped sculptures are dispersed on the floor and made of a mixture of clay, gypsum and cement. They seem to convey us into the sea abyss, into the recesses of planet earth, into the incessant, silent and opulent flow of global waste. Chained to each other, they characterize the exhibition spaces, simulating – through their divisional and maze-like structure – the tourists’ long waiting times in queues before embarking. Thus suspended, like in states of “potential activation”, the works on display – accompanied by a video of intimate and participatory dimension – invite the spectators to meditate on the value of a temporality which, limited by commitments and restrictions, can force them to think critically about the world. A kind of interval during which it is possible to experience a different thinking.
22.02 – 3.04.2022

RENATA FABBRI arte contemporanea

Via Antonio Stoppani 15/c, 20129 Milano


Elif Erkan, Pot, 2021, cornstarch, vinegar, mineral oil, iron oxide, elmers glue, parsley, 

Courtesy the artist and Renata Fabbri arte contemporanea, Milan. Photo: Peter Trykar.









Tuesday, February 22, 2022

JANNIS KOUNELLIS: GLI ANNI SESSANTA

Milano - Il progetto espositivo pensato per la prossima primavera presso ML Fine Art, visibile dal 22 marzo 2022 a cura di Francesco Guzzetti, si concentra su un momento tanto significativo quanto ancora non sufficientemente approfondito del percorso artistico di Jannis Kounellis (Il Pireo 1936 – Roma 2017), uno tra i più importanti esponenti dell’Arte povera. Pittore e scultore di origine greca, Kounellis si trasferisce a vent’anni a Roma per studiare presso l’Accademia di belle arti sotto la guida di Toti Scialoja. Dalla prima influenza dell’espressionismo astratto e dell’arte informale, il suo percorso artistico si smarca presto sulla spinta di un’urgenza comunicativa molto forte, che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche del linguaggio artistico in favore del rafforzamento del suo valore pubblico e collettivo. Attraverso alcune opere di assoluta qualità, la mostra intende raccontare quel momento, a cavallo tra 1961 e 1963, in cui l’artista transitò dalla stagione folgorante dei cosiddetti Alfabeti - nati dal desiderio di superare l’arte informale dominante in quegli anni affidandosi a segni volutamente semplici - verso un graduale recupero di forme più articolate di rappresentazione. 
 Una formidabile tela del 1961 ben illustra la serie degli Alfabeti, in cui segni tipografici ingranditi (frecce, numeri, lettere) sono dipinti a monocromo scuro su una superficie chiara. Resi in questo modo indecifrabili, tali frammenti linguistici perdono la loro valenza semantica e, ricomposti in una struttura ordinata di memoria costruttivista, emergono con forza dalla superficie dell’opera, esaltandone l’aspetto visivo. Una tela del 1963, eccezionale anche per dimensioni, è invece uno splendido esempio di quel ristretto gruppo di opere - che prelude alla serie delle Rose del 1964-66, in cui l’artista mostra un rinnovato interesse per la materia e per gli elementi naturali - costituito da dipinti meno noti, ma molto significativi, che articolano e ampliano il raggio della sperimentazione di Kounellis su tecniche e materiali. La tela, che evidenzia il legame con Mario Schifano, testimonia il passaggio a una fase pop nel percorso dell’artista, in coincidenza con la presentazione dell’arte pop statunitense alla Biennale di Venezia del 1964. Attraverso una selezione di opere raramente esposte in passato e con l’apporto di una ricerca scientifica condotta da Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze), la mostra vuole dunque rivelare al pubblico una stagione in cui l’artista seppe confrontarsi e anticipare le tendenze allora emergenti nella nuova avanguardia, imprimendo la propria cifra stilistica su un intero periodo della storia dell’arte a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.






LFW - F/W 2022-23 #2

Simone Rocha

 
Raf Simons

Emilia Wickstead

Yuhan Wang

David Koma

Fashion East

Roksanda

Vivienne Westwood

Christopher Kane

Preen by Thornton Bregazzi 

Erdem

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...