Thursday, September 12, 2024

FURLA SERIES - KELLY AKASHI

Per la sesta edizione del programma Furla Series, Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano annunciano una mostra personale di Kelly Akashi, a cura di Bruna Roccasalva.

 

Prima mostra dedicata all’artista da un’istituzione italiana, il progetto presenta una serie di nuove produzioni pensate appositamente per dialogare con gli spazi e la collezione del museo.

 

Kelly Akashi è un’artista americana di origini giapponesi, nata e cresciuta a Los Angeles, la cui pratica si distingue per la capacità di conciliare un approccio concettuale con un’attenzione alla forma e al processo. Sempre eseguite con sapiente abilità manuale e profonda conoscenza dei materiali, i lavori di Akashi esplorano concetti universali come il tempo e lo spazio, l'impermanenza del mondo naturale, la transitorietà del corpo umano e l’entropia.

 

Attratta da materiali come vetro, cera e bronzo, Akashi li plasma creando forme che riproducono elementi naturali come piante, fiori, conchiglie o parti del suo corpo, registrandone i cambiamenti fisiologici e il passare del tempo. Accostate in composizioni poetiche dall’aspetto spesso fragile e prezioso, queste forme familiari e stranianti al tempo stesso esplorano questioni esistenziali, incoraggiandoci a guardare le cose da una prospettiva diversa, più ampia e meno antropocentrica.

 

Il progetto che Akashi ha immaginato per Furla Series ruota attorno al concetto e al fenomeno della “riflessione”, esplorato attraverso un percorso visionario che si snoda all’interno della collezione permanente, creando un dialogo e una sinergia con l’architettura e i capolavori del museo.

 

La mostra di Kelly Akashi è la sesta edizione del progetto Furla Series, ed è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e GAM, una partnership iniziata nel 2021 per promuovere progetti espositivi a cadenza annuale che offrono un’occasione unica di incontro tra i maestri del passato e i protagonisti del contemporaneo.

 

Furla Series Ã¨ il progetto che a partire dal 2017 vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre in collaborazione con importanti istituzioni d’arte italiane, con un programma tutto al femminile pensato per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea.


13 settembre - 8 dicembre 2024



Activity Table, 2016 

cherry wood, wax, glass, wick 

72 x 40 x 63 in (182,9 x101,6 x 160 cm)

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Marten Elder



Carbon Copy, 2017. Detail.

SculptureCenter, New York, 2017

Bronze, wax, cotton wick, bronze wire

Dimensions variable 

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Kyle Knodell

                                                            Inheritance, 2021

Poston stone, cast lead crystal, heirloom (grandmother's ring)

6 x 8 x 6 in (15,2 x 20,3 x 5,2 cm)

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Paul Salveson


Kelly Akashi
Photo courtesy of the artist and Lisson Gallery. Photo credit Brad Torchia.



Thursday, August 1, 2024

TESSERE È UMANO - Isabella Ducrot - ROMA MUSEO DELLE CIVILTA'

Dal 1 agosto 2024 al 16 febbraio 2025, presso il Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari (Piazza Guglielmo Marconi 8, Roma) il Museo delle Civiltà presenta TESSERE È UMANO. Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del Museo delle Civiltà. La mostra racconta i linguaggi e le culture della tessitura in un dialogo senza precedenti fra una selezione di opere tessili dalle collezioni storiche del museo –  alcune raramente o mai esposte prima – e le opere dell’artista Isabella Ducrot(Napoli, 1931), che nel tessuto ritrova la sua ispirazione ed essenza umanista. Un confronto che propone esperienze accessibili e trasversali, tanto sulla ricerca contemporanea quanto sul patrimonio storico museale.

 

L’artista è stata invitata dal Museo delle Civiltà a esplorare, insieme alle Curatrici e i Curatori dell’istituzione, il patrimonio di abiti, accessori, stoffe cerimoniali o di uso quotidiano che sono custoditi nelle vetrine e nei depositi. Dall’archeologia preistorica alle arti e tradizioni popolari italiane e ai sistemi di pensiero, simbologie, narrazioni e rituali di culture africane, americane, asiatiche e oceaniane, le collezioni tessili sono tra le più affascinanti e al contempo fragili del Museo delle Civiltà, e per questo sono anche le più raramente esponibili. Lo sguardo dell’artista, che da decenni si confronta con le culture tessili di tutto il mondo, è stato per il museo un’occasione di farsi osservare dall’esterno e scoprire innumerevoli punti di connessione tra il patrimonio che custodisce e la pratica di un’artista per cui il tessuto non è solo un materiale quotidiano ma un millenario strumento di espressione e comunicazione fra le epoche, i territori, le culture. Il progetto rintraccia così connessioni inaspettate e rende accessibili anche a un pubblico più ampio e differenziato manufatti e concetti abitualmente non esposti o non noti al di fuori delle ricerche specialistiche, favorendo organicamente riflessioni e relazioni in grado di restituire un’esperienza del patrimonio culturale basata sull’attivazione di metodologie condivise, inclusive e multisensoriali.

 

La mostra è contestualizzata da un’articolata e ampia selezione – a cura di Francesca Manuela Anzelmo, Paolo Boccuccia, Gaia Delpino, Maria Luisa Giorgi, Laura Giuliano, Vito Lattanzi, Gabriella Manna, Loretta Paderni e Massimiliano Alessandro Polichetti  – di indumenti  e manufatti, o anche solo semplici lembi di stoffa che testimoniano come un tessuto sia, ancor prima di un elemento funzionale o decorativo, una rigorosa struttura fisica che si manifesta come una vera e propria forma di linguaggio, a cui gli esseri umani hanno affidato il racconto –  religioso e civile, individuale e collettivo – delle loro culture. I tessuti in mostra, provenienti datutte le collezioni del Museo delle Civiltà, raccontano non soltanto la progressiva formazione della sua collezione enciclopedica, ma documentano anche i rapporti istituzionali intrattenuti dal museo con le diverse culture che ne sono l’oggetto di studio. Questa sezione della mostra si configura, dunque, come il possibile diario di un viaggio nello spazio e nel tempo e un’auto-analisi della storia del museo, intrecciati nella struttura, fra trame e orditi, delle sue collezioni tessili. Nel percorso di mostra sono esposti alcuni tessuti estremamente frammentari dalle Collezioni Preistoriche risalenti all’Età del Bronzo e provenienti dagli scavi ottocenteschi del lago di Bienne in Svizzera, insieme a tessuti realizzati in Etiopia e Congo alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo dalle Collezioni di Arti e Culture Africane, stoffe delle Collezioni di Arti e Culture Americane, dall’epoca precolombiana al XX secolo, e esempi di tapa polinesiane, particolare tipo di tessuto realizzato con strisce di corteccia d’albero, dalle Collezioni di Arti e Culture Oceaniane, che documentano nel loro insieme materiali, stili e tecniche elaborati nel corso dei millenni dai popoli nativi per rispondere a esigenze sociali, economiche, spirituali. Particolarmente rappresentate in mostra le opere tessili dalle Collezioni di Arti e Culture Asiatiche, dai manufatti himalayani a un sontuoso tessuto cinese in raso di seta con decorazione di draghi databile alla dinastia Qing (1644-1911) e, infine, abiti da lavoro e festivi e indumenti di uso quotidiano provenienti dalle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari, per la maggior parte realizzati tra la fine del XIX e il XX secolo e mostrati per la prima volta nell'Esposizione Internazionale tenutasi a Roma nel 1911.

 

Per Isabella Ducrot il tessuto è un palinsesto in cui si deposita la storia umana con le sue innumerevoli storie personali, la traccia materiale di culture immateriali, un viaggiatore solo “apparentemente muto da una cultura a un’altra, un tramite in cui si rinuncia all’unicità per far prevalere l’intelligenza e la sensibilità delle comunità di appartenenza, per creare un contatto con gli altri e sperare in quello con il divino. Come gli esploratori e le esploratrici che hanno creato le collezioni tessili del Museo delle Civiltà, anche Ducrot è stata per molti anni in viaggio, creando una collezione che ha ripiegato accuratamente nei cassetti di un armadio e, soprattutto, una molteplicità di opere in cui il tessuto non è mai supporto ma matrice dell’opera stessa. I curatori di questa sezione della mostra – Anna Mattirolo e Andrea Viliani con Vittoria Pavesi – hanno reso possibile per la prima volta la condivisione fra le collezioni tessili storiche di un museo pubblico e la ricerca dell’artista, intendendola come celebrazione di un sapere tessile al contempo astratto e concreto, intimo e condiviso. Ciò che in un tessuto affascina l’artista non è la sua decorazione ma la relazione compositiva fra storia e struttura, il suo essere “manufatto complesso la cui invenzione risale e epoche mitiche della storia umana”, l’essere un documento che dichiara “gusti, regole estetiche, emigrazioni di segni, testimonianze visibili e tattili di una cultura”. Nel corso dei suoi viaggi e della sua ricerca pluriennale l’artista ha acquisito una forte familiarità con i materiali tessili, individuando in ognuno un dettaglio dal valore simbolico. Un tessuto per lei è, quindi, qualcosa di impalpabile ma a suo modo radicale: “quasi niente, difficile da descrivere per mancanza di aggettivi, niente colori, niente decorazioni, niente ricami, solo affermazione della propria essenza, la semplicità ridotta ai minimi termini eppure grandiosa e commovente, come un inno patriottico”. Ducrot ha continuato per anni a collezionare e a lavorare sui tessuti, ricomponendo distinzioni e opposizioni, usandone pezzi per ricomporli in nuove forme e nuove opere, liberando i tessuti che utilizza dagli utilizzi originali per trasformarli in medium artistici. La materia tessile e la tessitura sono diventate nel corso del tempo il centro di un’appassionata dedizione, con interpretazioni e intuizioni rivelatrici di ciò che sta al di là del mero dato materiale. 

 

Radunando dalle collezioni tessili del Museo delle Civiltà opere africane, americane, asiatiche, europee e oceaniane – opere preziose e complesse o semplici e umili, antichissime o moderne, integre o ridotte in brandelli – così come affiancando opere di altri autori e altre autrici alle proprie, questa mostra e l’artista ci invitano a un ulteriore viaggio nel tempo e nello spazio. Accogliendo nella propria storia anche le testimonianze che rivelano tante altre storie, il viaggio e l’auto-analisi di Ducrot diventano quelli del Museo delle Civiltà… tra epoche e geografie, culture e nature, storie di persone e storie di collezioni e di musei… uno sconfinato, ancestrale tessuto connettivo in cui è possibile affermare che  per citare il passaggio di una poesia di Patrizia Cavalli dedicata alle opere tessili di Ducrot, che dà il titolo a questa mostra – “tessere è umano”.









Thursday, June 27, 2024

HAUTE COUTURE - FALL/WINTER 2024-25 #2

Chanel

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Armani Privé
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Balenciaga

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Jean Paul Gaultier
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Wednesday, June 26, 2024

ANTONIO MARRAS - LINEA. D'OMBRA

Dal 27 giugno al 27 luglio 2024 apre a Roma, nella boutique Antonio Marras di via dei Condotti, la mostra Linea d’ombra con disegni dell’artista-stilista Antonio Marras e foto e video sotto la sua direzione artistica che sono le evoluzioni, gli assemblaggi o gli sviluppi dei disegni stessi. Antonio Marras porta nella città eterna un itinerario frammentato di storia personale e collettiva formato da volti, mani, orme, luci, ombre, oggetti e composizioni. 
 Il titolo della mostra “Linea d’ombra” arriva dal romanzo di Joseph Conrad, La linea d’ombra (1916), che riflette sul tema del tempo e del passaggio all’età adulta. Sì, andiamo avanti. E anche il tempo va avanti fino a quando distinguiamo di fronte a noi una linea d’ombra che ci avvisa che bisogna lasciarsi alle spalle anche la regione della prima giovinezza (Joseph Conrad, La linea d’ombra, Feltrinelli, Milano, 2014, p.13).
 Nelle 41 opere esposte, fra disegni, fotografie e un video, ricorrono alcuni motivi cari a Marras: l’amore per tutte quelle cose remote segnate dalle tracce del tempo e trasformate dal vissuto, l’ossessione della ripetizione come mantra contro l’oblio, il gusto per l’accumulo, il senso del teatro e del travestimento. Antonio Marras disegna sempre, “nulla dies sine linea, nessun giorno senza tracciare una linea’’: ha sempre in mano una matita, una penna, uno stilo e dei quaderni, fogli, agende, block notes per riempire spazi vuoti, per lasciare orme, rivelare forme, suggestioni, nel tentativo di raccogliere sguardi, reliquie, reperti, segni. L’artista-stilista traccia mappe e segna territori, tratteggiando voci e silenzi, spinto da quell’amore per tutto ciò che è vivo e che palpita che si traduce in un’urgenza del fare e che dà vita a un universo di disegni che si animano, segni che prendono forma, ritratti che parlano, ombre che riflettono promesse, linee che tracciano sentieri di seduzione.














Tuesday, June 25, 2024

HAUTE COUTURE - FALL/WINTER 2024-25 #1

Schiaparelli

Schiaparelli
Schiaparelli
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Christian Dior

Christian Dior
Christian Dior
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Thom Browne
Thom Browne
Thom Browne
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