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Monday, June 3, 2024

FLAVIO PAOLUCCI. Natura senza confini

La mostra Natura senza confini di Flavio Paolucci, in programma dal 4 giugno al 13 settembre 2024 negli spazi di KROMYA Art Gallery Lugano, celebra il legame tra la Galleria e l'Artista, che nel corso dell'esposizione festeggerà il suo novantesimo compleanno.
 
La personale sarà inaugurata martedì 4 giugno, alle ore 18.30, alla presenza dell'artista e del curatore Marco Franciolli, già direttore del MASI - Museo d'arte della Svizzera italiana.

In esposizione, una quindicina di opere di recente produzione, alcune delle quali inedite, che evidenziano l'inesauribile ricerca di Flavio Paolucci, tesa all'esplorazione della connessione imprescindibile tra l'essere umano e il mondo naturale che lo circonda.

«Il sentimento della natura che pervade le opere dell'artista - spiega Marco Franciolli - trova nel mondo naturale non solo una fonte di ispirazione, ma anche lo specchio di emozioni e sentimenti profondi. La volontà dell'artista di trascendere l'imitazione della realtà per esprimere una prospettiva personale e originale conferisce una dimensione autenticamente universale e atemporale al suo discorso artistico. Accanto a forme e oggetti peculiari della poetica dell'artista - ramo, foglia, sasso, casa, vetro - affiorano nei dipinti e nelle sculture recenti elementi inediti che accrescono ulteriormente il vocabolario della raffinata poetica di Paolucci».

Sia nei dipinti su carta che nelle sculture in bronzo ricorre, ad esempio, la forma archetipa della casa, posta in dialogo con il biomorfismo dei rami che fuoriescono dal tetto o dalle finestre. Non un processo metafisico, ma l'interiorizzazione di situazioni reali, osservate dall'artista nel corso delle sue camminate in natura.

Una pratica artistica nella quale si fondono sensibilità percettiva e immaginazione, anche attraverso la giustapposizione di elementi naturali e forme geometriche, espressione figurata della dualità fra uomo e natura. Paolucci evoca, infatti, la realtà, ma le sue composizioni sono sempre di carattere mentale e poetico.

«Attraverso l'uso di diversi mezzi espressivi quali dipinti, carte e sculture, l'artista esprime la propria visione del mondo, le proprie emozioni e riflessioni», scrive Franciolli. «Le sue sono creazioni aperte a vari significati e interpretazioni, lasciano spazio alla creatività e all'immaginazione dello spettatore. Questa possibilità di interpretazione, diversa da persona a persona, rende le opere di Flavio Paolucci particolarmente coinvolgenti, offrendo di fatto un'esperienza estetica unica e personale a chi le osserva».

«Flavio Paolucci è un artista verso il quale nutriamo una grandissima stima e ammirazione, dichiara Tecla Riva, fondatrice di KROMYA Art Gallery e direttrice della sede di Lugano. Lo abbiamo presentato più volte nelle sedi di Lugano e di Verona e in occasione delle fiere di settore, riscuotendo sempre grande interesse e desiderio di approfondimento. Con questa mostra, celebriamo un compleanno importante di un artista, ma anche di un amico, attraverso una selezione di opere recenti ed inedite, perché la creatività è una fonte inesauribile di giovinezza».

Flavio Paolucci nasce nel 1934 a Torre, nel comune svizzero di Blenio. Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), avvia una significativa attività espositiva, che dagli anni Cinquanta lo porta ad esporre nei principali musei europei. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Nel 2024 è uscito il film Flavio Paolucci. Da Guelmim a Biasca del regista Villi Hermann, prodotto da Imagofilm Lugano e RSI Radiotelevisione Svizzera, in cui l'artista, tra boschi, montagne e deserto, passato e presente crea opere dove s'incontrano sogno e poesia. Flavio Paolucci vive e lavora a Biasca, in Canton Ticino.

FLAVIO PAOLUCCI. Natura senza confini
A cura di Marco Franciolli
KROMYA Art Gallery, Lugano
4 giugno - 13 settembre 2024







Friday, March 8, 2024

ANDREA GABUTTI | KROMYA Art Gallery

Dopo i positivi riscontri ottenuti a Lugano, KROMYA Art Gallery presenta una nuova mostra personale dell'artista svizzero Andrea Gabutti (Manno, Cantone Ticino, 1961) dal 9 marzo al 20 aprile 2024 nella sede di Verona, con un significativo corpus di opere inedite.

L'esposizione sarà inaugurata sabato 9 marzo alle ore 17.00, alla presenza dell'artista e del curatore Marco Franciolli, già direttore del MASI - Museo d'arte della Svizzera italiana.

Intitolata S.T. (senza titolo come da consuetudine per l'artista), la mostra offre una panoramica dei temi e delle tecniche ricorrenti nella ricerca di Gabutti attraverso 25 opere su tela e su carta, molte delle quali di grandi dimensioni e mai esposte prima. Presenti, in particolare, a Verona alcuni dipinti ad olio su tela del nuovo ciclo dedicato all'acqua, realizzati nel 2023.

«La peculiare figurazione di Andrea Gabutti - scrive il curatore Marco Franciolli - è frutto di un lungo e complesso percorso di sperimentazione, prevalentemente incentrato sulla natura e sul paesaggio, avviato all'inizio degli anni Novanta. Nelle sue opere il sentimento del paesaggio è reso attraverso i segni, le tracce e i tratteggi che caratterizzano disegni e dipinti; la relazione profonda che l'artista intrattiene con la natura e i suoi elementi si può evincere in tutti i suoi lavori, frutto al contempo dei sensi, della ragione e dell'immaginazione».

Nel 2012 Gabutti acquisisce una piccola incisione di paesaggio di Barthélemy Menn (1815-1893), artista attivo a Ginevra che ebbe grande influsso sulla pittura svizzera di paesaggio. A partire da questa minuscola incisione, Gabutti realizza un nuovo ciclo di disegni monumentali a inchiostro, che dà avvio ad un'indagine approfondita sul tema del paesaggio e dei suoi elementi. Si intensifica così la ricerca grafica tra figurazione e astrazione, tra figura e simbolo.

Il tema romantico della rovina, presente nell'opera di Menn, si trasforma in Gabutti in un'indagine sul rapporto fra la natura e il costruito dell'uomo. A partire da questi lavori, l'artista sperimenta nuove possibilità introducendo temi inediti, utilizzando spesso la grafite e l'inchiostro o realizzando varianti monocromatiche di uno stesso tema con matite colorate: boschi, sentieri, cascate, intrichi di rami costituiscono inesauribili fonti d'ispirazione. 

Più recentemente, l'attenzione di Andrea Gabutti si è concentrata sulla rifrazione della luce sulla superficie dell'acqua, anche questo un tema ricorrente nella tradizione pittorica di un Paese, come quello elvetico, caratterizzato da montagne, cascate d'acqua e laghi. L'artista riprende tale soggetto iconografico concentrando la propria attenzione sulla natura fluida dell'acqua, le sue caratteristiche riflettenti e le strutture dei riflessi che si creano sulla superfice. È in queste opere che le peculiarità del segno divengono essenziali per rendere gli effetti di luce e analizzare le strutture generate dal movimento dell'acqua.

Nei disegni e nei dipinti più recenti si possono intravedere nuovi indirizzi, che confermano l'evolvere costante del linguaggio artistico di Andrea Gabutti verso nuove possibilità espressive, sempre di grande suggestione e sensibilità.








Wednesday, December 13, 2023

PIETRO TERZINI - (TRA)SH

KROMYA Art Gallery di Lugano presenta, dal 14 dicembre 2023 al 26 gennaio 2024(TRA)SH, la prima mostra in Svizzera di Pietro Terzini, a cura di Chiara Canali.

Pietro Terzini è un artista pop che declina le sue idee concettuali su diversi formati e supporti, dal quadro fine art all'opera digitale, dal DM (Direct Message, il messaggio diretto tra gli utenti dei social media) al meme (immagini, video o testi virali che si diffondono rapidamente nelle piattaforme online).
Il titolo della mostra, (TRA)SH, allude al medium espressivo utilizzato per realizzare lo sfondo delle opere, cioè i sacchetti, le scatole, i contenitori dei più grandi marchi internazionali di moda e design che, dopo essere diventati materiali di "scarto", "trash", "immondizia di lusso", vengono riattivati e trasformati in "arte" (TRA=ART), cioè oggetto di valore, attraverso una operazione dadaista di recupero, decostruzione e ricostruzione.
Pietro Terzini non riproduce pittoricamente il packaging con i loghi e le firme in bella vista, come accadeva per gli artisti della Pop Art degli anni Sessanta, ma preleva dalla strada gli involucri e li utilizza esattamente così come sono, accumulandoli e sovrapponendoli in collage di texture, perché i colori, le scritte, i segni e i simboli che esibiscono sono già di per sé elementi "pop", facilmente riconoscibili e memorizzabili per il pubblico.
Secondo l'autore, infatti, i brand di moda, ma anche quelli nell'ambito tecnologico o della consulenza, rappresentano oggi le nuove religioni, pervasive e presenti con i loro loghi, che, amplificate dal sistema pubblicitario e dei social media, dominano la nostra cultura popolare.
Immortalare i brand vuol dire, dunque, evidenziare lo Zeitgeist, lo spirito del tempo degli anni Duemila, un tempo dominato dal consumismo, dalla globalizzazione e dall'iper-connessione.
L'immaginario dei brand diventa, per Pietro Terzini, la tela su cui intervenire attraverso il proprio carattere unico e personale, il propriotone of voice. Ogni scritta, ogni frase ideata dall'artista agisce in un rapporto di esaltazione, ironia, paradosso rispetto a quella che è l'identità del marchio con cui si relaziona.
Sono giochi di parole dipinti in acrilico su packaging che, fotografati e divulgati attraverso l'agorà digitale dei social network, diventano l'elemento tipico dei meme e vivono una propria vita indipendente su Internet. Si tratta, dunque, di opere d'arte dalla doppia valenza: fisica e digitale, materiale e virale.
Grazie alla loro capacità di sintetizzare pensieri, concetti ed emozioni, i meme sono diventati oggi una delle forme di comunicazione più popolari del nostro secolo. I meme di Pietro Terzini sono in grado di creare appartenenza, soprattutto rispetto ai gruppi dei Millennials e della Generazione Z, facendo riferimento a contenuti comuni e condivisi che stimolano la partecipazione sociale. Per l'artista si tratta di una vera e propria "arte popolare e democratica", destinata a tutti coloro che la comprendono e la diffondono in un ciclo infinito.
In mostra presso KROMYA Art Gallery, circa trenta opere tra soggetti nuovi e già conosciuti, come la nota scritta in acrilico sui sacchetti à pois Louis Vuitton: The Best Things Are Not Things (Le cose migliori non sono cose) oppure l'opera cult sulle shoppers arancio Hermès: Love didn't meet her at her best / it met her in Her mèss (L'amore non l'ha incontrata al suo meglio / l'ha incontrata nel suo caos - in Hermès), nata nel 2019 da una foto scattata all'ingresso del cantiere del negozio in via Monte Napoleone a cui Terzini aggiunse la scritta con Photoshop.







Tuesday, October 24, 2023

THOMAS HUBER. On Perspective

KROMYA Art Gallery presenta l'esposizione On Perspective. Venti opere iconiche di Thomas Huber, in mostra nella sede di Lugano dal 24 ottobre al 9 dicembre 2023, offrono una panoramica sui principali temi trattati nell'ultimo decennio dal noto artista svizzero, celebrato dal MASI Lugano con una personale nella sede del LAC. 

L'esposizione On Perspective. Selected works from 2012 to 2020, in collaborazione con Ditesheim & Maffei Fine Art di Neuchâtel, propone una scelta di lavori che comprende dipinti a olio e acquerelli, due tecniche che accompagnano la produzione artistica di Thomas Huber sin dagli albori della sua carriera. Dai primi anni ‘80, Huber ha sviluppato una pratica che si può considerare come una sorta di narrazione visiva dedicata all'arte della pittura stessa. Nonostante la sua estetica possa apparire immediatamente "accessibile", l'arte di Thomas Huber conduce in un mondo onirico, immaginario e al tempo stesso straordinariamente realistico, che interagisce con lo spettatore in un modo singolare.

L'architettura svolge un ruolo centrale lungo tutto il suo percorso creativo: l'artista ritrae spazi che richiamano sia quella classica, che quella utopica. Questi luoghi, sebbene potenzialmente reali, sono avvolti da un'aura enigmatica che offre una profonda esperienza agli osservatori. La prospettiva non è solo uno strumento di rappresentazione spaziale ma diventa parte integrante dell'opera, superando la semplice resa visiva, la profondità e il punto di vista.

È tutto un gioco di percezione e di prospettiva come si intuisce dall'opera che di questa esposizione è il "manifesto": Besucherandrang (serie Am Horizont, 2015). Il grande dipinto mostra la stessa sezione architettonica ripetuta tre volte, fedele a sé stessa ma mai uguale agli occhi dello spettatore.

On Perspective parla di percezione della prospettiva, ma anche di prospettive di visione. Così l'atelier di Thomas Huber, uno dei soggetti ricorrenti nella sua opera, non è più un semplice studio, ma prende vita e si legittima attraverso la scelta del punto di vista da cui è stato ritratto o da cui l'artista desidera che lo spettatore lo contempli. In mostra da KROMYA sono presenti diversi esempi che indagano questo tema. Uno dei più emblematici è l'olio su tela Atelier Negativ (2015), che svela lo studio dell'artista a Berlino. All'interno di questo spazio dipinto Huber introduce due tele, creando così dei "quadri nel quadro". In questo modo, l'artista sfida il pubblico a esplorare la dualità e la prospettiva all'interno delle sue opere, evidenziando la sua capacità di creare narrazioni visive complesse. Narrazioni che è possibile approfondire in diversi acquerelli presenti in mostra, che ritraggono lo studio dell'artista da varie prospettive.








Thursday, July 14, 2022

OSSIMORI

La mostra itinerante "Ossimori", curata da Matteo Galbiati con opere di Silvia Ciaccio, Renata e Cristina Cosi, Andrea Facco, Federico Ferrarini e Luca Marignoni, prosegue fino al 28 agosto 2022 all'interno della Rocca di Umbertide (PG). L'esposizione è promossa dal Comune di Umbertide in collaborazione con Kromya Art Gallery. 
Concepita in funzione della fortezza medievale che la accoglie, la mostra presenta una rinnovata ed ampliata selezione di opere rispetto ai progetti presentati nel 2022 nelle sedi di Kromya Art Gallery a Verona e Lugano. 
 Il percorso espositivo comprende una ricca selezione di dipinti e sculture di Silvia Ciaccio, Renata e Cristina Cosi, Andrea Facco, Federico Ferrarini e Luca Marignoni, artisti diversi per esperienze e linguaggio, ma accomunati da alcune tematiche ricorrenti: illusione, metamorfosi, trasfigurazione e dissimulazione della realtà. «Questi artisti - spiega il curatore Matteo Galbiati - sanno mettere in discussione la verità di quanto appare attraverso azioni che generano una continua ridefinizione del dato percettivo. 
 Silvia Ciaccio (Milano, 1985) espone una decina di opere su carta realizzate dal 2016 al 2020. Utilizzando materiali e tecniche differenti, l'artista indaga le molteplici potenzialità della materia, scoprendo in essa profonde assonanze con la natura. Lavorando per sottrazione e scomponendo la realtà per potersene poi riappropriare, Silvia Ciaccio persegue l'essenza delle cose, alla ricerca di quello spazio liminare in cui il cielo accarezza la terra. 
 Renata e Cristina Cosi (Cesena, 1983 e 1980) presentano ad Umbertide tredici sculture della serie "Society", eseguite dal 2016 al 2022. Lavori realizzati modellando a quattro mani spessi blocchi di impasto ceramico che, trasformato in un velo sottile, diventa il tessuto ideale per creare forme e panneggi simbolo della società. Le trazioni e le torsioni sono, infatti, metafora delle tensioni sociali che caratterizzano la contemporaneità. 
 Andrea Facco (Verona, 1973) propone una selezione di dipinti ad acrilico su tela e su carta della serie "d'apres", avviata nel 2008, in cui la pittura diviene strumento d'analisi critica e formale. 
I protagonisti di queste opere sono gli arredi e le suppellettili che caratterizzano gli atelier dei più importanti artisti del secolo scorso, da Picasso a Jasper Johns. 
Presenti in mostra, anche alcune opere tridimensionali, tra residuo e modus pingendi. 
 Federico Ferrarini (Verona, 1976) espone, unitamente ad alcune opere tratte dal ciclo "Sole Stargate", originato da una personale ricerca spirituale che risuona nelle vibrazioni del colore, anche la sua più recente produzione "Sui Monoliti", realizzata con pigmenti minerali e metalli su carta pressata. Opere che evidenziano energie ataviche e cosmiche, le stesse che regolano l'universo in cui siamo immersi. 
 La poetica di Luca Marignoni (Cles, 1989) si concentra, infine, su possibili ipotesi di altrove. Il limite, per lui, diventa occasione, scenario attraverso il quale la mente si espande senza barriere. Ad Umbertide, presenta alcune sculture lignee di pochi grammi, parte del ciclo "Un punto tra due cieli", che ci invitano ad una riflessione sull'energia vitale e generativa dell'universo, sulle forze che muovono il nostro vivere.

Rocca di Umbertide, Umbertide (PG)
15 luglio - 28 agosto 2022
In collaborazione con Kromya Art Gallery








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