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Wednesday, April 9, 2025

Georges Simenon Otto viaggi di un romanziere

 Bologna, 10 aprile 2025. Sulle tracce di Georges Simenon: una mostra alla ricerca delle radici del genio, attraverso i suoi stessi viaggi, le sue carte, i film tratti dalle sue opere, le fotografie che ha realizzato durante i suoi reportage in Francia, in Europa, in Africa, in tutto il mondo. Assisteremo alla nascita di Georges Sim (così si firmava spesso il giovane agli esordi) e conosceremo Georges Simenon, il creatore di Maigret, l’autore dei “romanzi duri”, il romanziere che si comportava da editore, il liégeois diventato cittadino del mondo, lo scrittore che cercando se stesso seppe raccontare le paure, le ossessioni, le atmosfere del Secolo breve.

 

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere Ã¨ infatti il titolo della mostra, a cura di Gian Luca Farinelli e John Simenon, con le scenografie di Giancarlo Basili, che la Cineteca di Bologna allestisce dal 10 aprile 2025 all’8 febbraio 2026 negli spazi della Galleria Modernissimo, nel cuore della città, in Piazza Maggiore: una mostra che giunge dopo un lavoro decennale svolto sull’archivio custodito dal figlio dello scrittore, John Simenon, e che ha il sostegno istituzionale del Comune di Bologna, della Regione Emilia-Romagna, del Ministero della Cultura e vede la stretta collaborazione con Adelphi Edizioni. Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il main sponsor della mostra è Gruppo Hera, a cui si uniscono gli sponsor Alleanza Coop 3.0UniCredit e le collaborazioni con Fondazione Bologna WelcomeTrenitalia TperTperBiblioteche BolognaPatto per la lettura di BolognaRai Teche, Emons Audiolibri.

 

Gli otto viaggi nelle parole dei curatori

“La mostra è un invito a seguire otto viaggi, otto tappe essenziali alla conquista di un’identità unica,

sia personale, che espressiva. I visitatori sono così invitati ad accompagnare Simenon nei suoi viaggi, materiali e creativi”, raccontano i curatori Gian Luca Farinelli e John Simenon. “Si parte da Liegi, all’inizio dell’Ottocento, che diviene la prima metropoli industriale del continente, laboratorio della modernità. Due anni dopo la nascita di Simenon, nel 1905, Liegi ospita l’Esposizione universale e si autocelebra come una delle capitali del mondo nuovo. Seguiamo quindi il giovane Georges nei suoi primi quattro viaggi simbolici: appunto Liegi, E poi Parigi, dove, assieme alla prima moglie Tigy, vive l’apogeo di una città che, in quel momento, è il centro artistico e creativo del mondo e dove diventa uno dei protagonisti principali, ma talvolta anche contestato, di un fiorentissimo mondo editoriale. Per la coppia, curiosa e affamata di tutto, la capitale francese diventa presto troppo piccola; si apre così la lunga e intensa stagione delle esplorazioni: otto anni nei quali i Simenon, in barca, in treno, in auto, in nave, attraversano la Francia, l’Europa, il Mediterraneo, l’Africa e il mondo. Quarto viaggio: Maigret. Nel 1931 Simenon si riappropria del suo cognome firmando come Georges Simenon Pietr il Lettone, il suo primo Maigret”.“Dopo la guerra – proseguono i curatori –, che Simenon vive in disparte, straniero in un paese occupato, proteggendosi con la moglie e il primo figlio, parte per gli Stati Uniti dove si stabilisce e dove incontra, e poi sposa, la sua seconda moglie, Denyse Ouimet, che gli darà tre figli e l’assisterà

nella gestione della sua opera. Questo periodo rappresenta una svolta decisiva, durante la quale tutto cambia nella vita, nei rituali di lavoro e nell’opera di Simenon. Ãˆ negli Stati Uniti che Simenon inizia la seconda parte della sua esistenza, simboleggiata dai nostri quattro ultimi viaggi, il primo dei quali lo porta ad acquisire lo status di romanziere internazionaleNel 1955 i Simenon tornano in Europa e, tre anni dopo, si stabiliscono definitivamente in Svizzera. Da quel momento in poi non è più Simenon, ma la sua opera, a viaggiare in tutto il mondo, raggiungendo una fama e una diffusione straordinarie. Il nostro viaggio prosegue in Italia, dove dobbiamo farci accompagnare da Mondadori, che inizia a pubblicare Simenon nel 1932, diventando così il suo primo editore non francofono. Nel 1960, da presidente della giuria del Festival di Cannes, grazie all’amicizia con un altro giurato, Henry Miller, riesce a far assegnare la Palma d’oro alla Dolce vita. Questo episodio segna anche l’inizio di una bella amicizia con Federico Fellini, di cui restano messaggi, telegrammi, fotografie, lettere d’amore che testimoniano un’enorme stima e una profonda conoscenza reciproca. Fellini gli consiglia un nuovo editore italiano, Adelphi dell’amico Roberto Calasso. Il primo volume Adelphi è un inedito in l’Italia, Lettera a mia madre. Esce esattamente quarant’anni fa, nell’aprile 1985. Il penultimo viaggio Ã¨ forse il più sorprendente, perché pochi scrittori hanno raccontato con tanta precisione e trasparenza il proprio metodo di scrittura. E arriviamo al nostro ultimo viaggio, quello nel cinema e nella televisione, negli adattamenti passati e futuri, perché anche questo è un viaggio pienamente in corso”.

 

I materiali: rarità e inediti da più di dieci archivi per un racconto visivo

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere si compone di materiali rari e spesso inediti, riuniti assieme per la prima volta, provenienti da oltre dieci archivi pubblici e privati: manoscritti e

dattiloscritti originali dei romanzi più celebri, oggetti del “rito” della scrittura simenoniana (i calendari, le leggendarie “buste gialle” contenenti lo scheletro dei romanzi, le pipe, le matite...), gli album fotografici della prima moglie Tigy, le note personali di Simenon.

Il racconto visivo di Simenon e del suo lavoro sarà affidato a centinaia di fotografie, con una selezione inedita delle migliaia di foto scattate in viaggio dallo stesso Simenon negli anni Trenta.

E poi gli album fotografici personali, la corrispondenza con i più grandi letterati, registi, fotografi,editori del Novecento: Gallimard, Mondadori, Gide, Miller, Renoir, Fellini, Truffaut, Tavernier...

Una mostra a cura di

Gian Luca Farinelli John Simenon

 

10 aprile 2025 – 8 febbraio 2026



Thursday, February 6, 2025

FONDAZIONE FURLA | Adelaide Cioni

 In occasione dell'edizione 2025 si rinnova la collaborazione fra Arte Fiera e Fondazione Furla per il programma di azioni dal vivo curato da Bruna Roccasalva, Direttrice artistica della Fondazione Furla. Sodalizio questo che conferma la volontà delle due istituzioni di lavorare in sinergia sul tema della performance, presente ad Arte Fiera fin dalle prime edizioni e divenuto un aspetto caratteristico della manifestazione bolognese.

 

Dopo gli interventi del collettivo israeliano Public Movement nel 2023 e dell’artista peruviana Daniela Ortiz nel 2024, protagonista della nuova edizione è l’artista Adelaide Cioni (Bologna,1976), invitata da Fondazione Furla a presentare una performance durante Arte Fiera 2025.

 

La ricerca dell'artista si muove all’interno di un campo di indagine che incrocia diverse forme espressive come la pittura, la musica, la danza e il teatro, ma ha il suo punto di partenza nel disegno.

Prendendo le mosse da una riflessione sull’origine del segno, l’artista esplora i pattern, ovvero il ricorrere di motivi decorativi astratti sia in natura che in manufatti artistici di tutte le epoche, rielaborandoli all’interno di una pratica che parte dal disegno ma diventa anche indagine sul colore e la forma, sul corpo e il linguaggio, sullo spazio e il movimento.

 

 

Adelaide Cioni (Bologna, 1976) ha studiato disegno a UCLA, Los Angeles, e si è diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma (2015). Conseguiti i master in storia contemporanea e in traduzione letteraria, per dieci anni ha tradotto letteratura americana prima di dedicarsi interamente alla pratica artistica. Ha partecipato a numerose mostre collettive ed esposto con mostre personali in gallerie e in istituzioni pubbliche, in Italia e all’estero. Tra i suoi lavori performativi più recenti Touch Song, Southwood Gardens, Piccadilly, Londra (2024); Song for a Square, a Circle, a Triangle, Mimosa House, Londra (2023) e Prayers to Jupiter, Fondazione Memmo/Gasworks, Londra (2022).


Bologna, 7-9 febbraio 2025







Tuesday, February 4, 2025

Like an aggressive river | Eva Papamargariti

Bologna, 4 febbraio 2025. Traditum Est e serra madre presentano Like an aggressive river a cura di Ruth Beraha e Marta Papini, una mostra che esplora le identità fluide e sfuggenti dell’epoca contemporanea attraverso l’installazione multicanale di Eva Papamargariti.

 

Like an aggressive river, parte di ART CITY Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna e BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, si terrà negli spazi di serra madre, il neonato centro di produzione artistica e culturale di Kilowatt alle Serre dei Giardini (via Castiglione 134, Bologna), e sarà inaugurata venerdì 7 febbraio alle 17.00 alla presenza dell’artista e delle curatrici Ruth Beraha e Marta Papini.

 

La mostra, ad accesso libero e gratuito, sarà visitabile fino a domenica 9 febbraio nei seguenti orari: venerdì 7 febbraio dalle 15.00 alle 22.00, sabato 8 febbraio dalle 15.00 alle 24.00 e domenica 9 febbraio dalle 15.00 alle 22.00.

 

Il titolo dell'opera presentata al centro di serra madreAll that now flows through us, trae ispirazione da Le onde, uno dei testi più sperimentali di Virginia Woolf, portando al plurale una frase evocativa del libro.

L'installazione a cinque canali alterna frammenti di vita quotidiana ripresi dall'artista con il proprio cellulare, corpi 3D in metamorfosi, paesaggi naturali e artificiali che si confondono, creando un mondo di identità ibride in costante trasformazione. Le stesse immagini ricorrono nei video in momenti diversi, lasciando nel pubblico la sensazione di un déjà-vu, come se il sistema fosse affetto da un malfunzionamento.

 

L’opera di Eva Papamargariti dialoga con i temi del naturale e dell’artificiale, della memoria e della trasformazione, evocando un immaginario che ricorda le parole di Woolf: «Le mie radici scendono nelle profondità del mondo, attraverso la terra secca di mattoni e la terra umida, attraverso le vene di piombo e d'argento. Io sono tutta fibra. Tutti i tremori mi scuotono, e il peso della terra mi preme sulle costole. Quassù i miei occhi sono foglie verdi, non vedono.»

 

Eva Papamargariti vive tra Atene e Londra. Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni internazionali come il New Museum e il Whitney Museum (New York), la Tate Britain (Londra), il Museo MAAT (Lisbona), e il MoMA PS1 (New York). Nel 2023 è stata artista residente presso la LUMA Foundation di Arles e la residenza New Now di Zollverein. Nel 2024-25 partecipa al programma Onassis AiR Extended Research Residencies.

La sua ricerca si concentra sulla convergenza tra naturale e artificiale, corpo e tecnologia, spazi fisici e digitali, esplorando le dinamiche di trasformazione e interconnessione che caratterizzano il mondo contemporaneo.

 

Dal 7 al 9 febbraio 2025

serra madre

Via Castiglione 134, Bologna

 







 

Monday, February 3, 2025

Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo

 La dimensione ironica carica di potere immaginativo di Bruno Munari, l’irriverenza di Piero Manzoni, la vertigine del paradosso di Gino De Dominicis. L’ironia si intreccia con la sfera politica con Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto, la sfida agli stereotipi femminili di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio, la sperimentazione linguistica del nonsense di Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Con Maurizio CattelanPaola Pivi e Francesco Vezzoli l’accostamento contraddittorio tra soggetti e situazioni sfrutta l’ironia per svelare le incongruenze del presente, mentre Chiara Fumai Italo Zuffi con le loro opere smascherano le regole non scritte del sistema dell’arte. E poi ancora il duo artistico Eva e Franco Mattes che, attingendo al linguaggio dei meme diffusi in modo massivo sul web, rivelano una forma umoristica che caratterizza oggi la rete.


Dal 6 febbraio al 7 settembre 2025, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta la grande mostra collettiva Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, con la curatela di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni. L’esposizione è sostenuta dal main sponsor Gruppo Hera e rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 realizzato in occasione di Arte Fiera.

Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, con più di 100 opere e documenti d'archivio di oltre 70 artisti, l’esposizione attraversa un arco di tempo di circa settant’anni - dagli anni Cinquanta a oggi - proponendosi di ripercorrere la storia dell’arte italiana tramite il tema dell’ironia.

Già nel mondo antico, grazie a figure come Socrate e Platone, l’ironia è “l’arte di fare domande”: uno strumento del tutto unico, che permette all’essere umano di avere uno sguardo più lucido e disincantato sulla realtà, poiché in grado di svelarne anomalie e contraddizioni. Tramite giochi umoristiciparodie e battute di spirito l’ironia diventa anche antidoto, alternativa divertente e arguta per proteggere l’uomo da ciò che lo affligge.

Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama infatti l'apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda.

Si può ritenere che l’ironia sia una caratteristica distintiva del modo di fare e concepire l’arte e il gesto artistico in Italia? In che misura questa caratteristica è più o meno evidente negli artisti italiani rispetto ad altri contesti artistici?

Artiste e artisti italiani di più generazioni hanno condiviso una strategia estetica ed esistenziale anti-tragica che abbraccia lo “scherzo cosmico” della realtà.
Questo contesto critico e immaginativo è raccontato in mostra dallo sviluppo di macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni dell’ironia e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, la sua relazione con la mobilitazione politica, l’ironia come forma di critica istituzionale, come pratica di nonsense e infine come dark humor.

L'exhibition design della mostra è a cura di Filippo Bisagni che si è ispirato al progetto di ristrutturazione dell’ex Forno del Pane, luogo designato per ospitare il MAMbo, dell'architetto milanese Aldo Rossi, il quale venne poi modificato dopo la sua morte essendo ritenuto dall’allora direzione non funzionale nella sua suddivisione tra spazi espositivi, aree di servizio e uffici. L’idea di base per l’allestimento della mostra Facile ironia si struttura quindi a partire dall’evocazione di un elemento architettonico andato perduto e al conseguente effetto di spaesamento che susciterà nel pubblico.

La mostra è aperta martedì e mercoledì dalle ore 14.00 alle 19.00, giovedì dalle ore 14.00 alle 20.00, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10.00 alle 19.00.
Dal 6 al 9 febbraio 2025, durante ART CITY Bologna, sono previste aperture speciali con orari estesi.

Piero Golia - On the edge (Sulla cresta dell’onda), 2000
 Foto con cornice / Framed Photo 37 x 52 x 1,5 cm Courtesy l’artist

Aldo Mondino - Varazze, 1964
 Tecnica mista su masonite / Tecnique on masonite 180 x 140 cm
 Courtesy Archivio Aldo Mondino SIAE 2025 

Lucia Marcucci - Come ama - come lavora, 1972
 Collage su cartoncino / Collage on cardboard 70 x 50 cm
 Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenze SIAE 2025

Giuseppe Chiari - L’arte è finita smettiamo tutti insieme, 1974
manifesto a stampa / printed poster 100 x 70 cm
Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenz

Piero Gilardi -  Animazione “Renzi che salta”, 2015
Pupazzo, telone, cinque cappelli, poliuretano espanso, PVC / Puppet, cloth, five hats,
 polyurethane foam, PVC 70 x 90 x 140 cm
 Courtesy Fondazione Centro Studi Piero Gilardi Photo credit Leo Gilard

Chiara Fumai Annie Jones, Harry Houdini, Dope Head, Eusapia Palladino, Zalumma Agra, Dogaressa Querini Read Valerie Solanas, 2013

C-print 6 elementi / elements, 80 x 120 cm ciascuno (con cornice) / each (with frame) Veduta dell’allestimento di / Installation view of Poems I Will Never Release (2007–2017) Centre d’Art Contemporain Genève (28 novembre 2020 ‒ 28 febbraio 2021)
Courtesy Archivio Chiara Fumai Photo credit Mathilda Olmi 

Paola Pivi Have you seen me before?, 2008
Schiuma poliuretanica, piume, plastica, legno, acciaio / Polyurethane foam, feathers, plastic, wood, steel 108 x 200 x 100 cm
Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo


Friday, January 24, 2025

CAROL RAMA. Unique Multiples

 Dal 25 gennaio al 30 marzo 2025 il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta nella sede di Villa delle Rose la mostra CAROL RAMA. Unique Multiples, a cura di Elena Re, un progetto espositivo realizzato in collaborazione con Jacobacci & Partners nell’ambito del progetto Fuorisede, che rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 realizzato in occasione di Arte Fiera.

 

Appositamente ideata e realizzata per gli spazi espositivi di Villa delle Rose, CAROL RAMA. Unique Multiples intende mettere in luce l’importante corpus di multipli prodotto da Carol Rama tra il 1993 e il 2005 con Franco Masoero Edizioni d’Arte - Torino e proveniente dalla Collezione Franco Masoero e Alexandra Wetzel. In questa esperienza intensissima, durata molti anni, esplorando il multiplo l’artista ha ripercorso tutti i grandi temi che compongono il suo mondo, e la mostra intende attraversare questi stessi territori. La vita e le passioni di Carol Rama entrano dunque in scena. Da una sala all’altra, personaggi, seduzioni, feticci, idilli, si alternano e ricostruiscono una storia. Al tempo stesso, queste figure sono frutto di una potente alchimia nata dall’incontro tra sapienza tecnica e dimensione poetica. Da questa opera incisa emerge infatti la grande complicità con l’editore-stampatore, che ha lasciato all’artista tutto lo spazio per un’espressività scatenata, priva di regole. E dunque, Unique Multiples - multipli unici. Multipli pensati dall’artista con la stessa intensità dei pezzi unici. Per questo motivo, un medesimo soggetto talvolta viene proposto in mostra anche con un intervento pittorico realizzato a mano sul foglio stampato, oppure viene accostato a un esemplare di prova, per essere colto nella singolarità di ogni sua declinazione. L’arte moltiplicata esce così da ogni schema e diventa testimonianza della infinita libertà di Carol Rama.

 

CAROL RAMA. Unique Multiples a Villa delle Rose è prodotta con il contributo di Jacobacci & Partners nell’ambito di Fuorisede, incubatore di progetti che l’azienda sostiene attraverso operazioni di mecenatismo culturale ispirate dalla sua corporate collection, creando un dialogo con istituzioni pubbliche e private.







Tuesday, January 21, 2025

BEFORE di Silvia Bächli

 Bologna-Dal 22 gennaio al 30 marzo 2025 il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna, in collaborazione con Galleria Raffaella Cortese (Milano  - Albisola), ospita il progetto espositivo before di Silvia Bächli (Baden, 1956), artista svizzera di fama internazionale nota per il suo lavoro con il disegno e le sue esplorazioni della linea. La mostra rientra in ART CITY Bologna 2025il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

L’esposizione si configura come un’interessante convergenza tra il linguaggio astratto e poetico di Bächli e le opere di Giorgio Morandi. Per l’occasione l’artista ha selezionato un nucleo di lavori dalla collezione permanente del museo che dialogano con una serie di sue opere inedite, create appositamente per l’esposizione. Questo approccio, che intreccia passato e presente, pone in risalto i punti di contatto tra i due artisti, soprattutto nella comune ricerca dell’essenziale e nella capacità di evocare profondità emotive attraverso la semplicità delle forme e dei gesti.

Il lavoro di Bächli, caratterizzato dall’uso di atmosfere minimaliste e dall’attenzione per il vuoto e il pieno, trova un’affinità naturale con la pratica di Morandi, noto per le sue nature morte sospese e meditative. La mostra promette di creare un confronto silenzioso ma intenso tra due poetiche artistiche distanti nel tempo, ma vicine nell’intento di indagare la realtà.

Il titolo before rimanda a una dimensione temporale e processuale condivisa da entrambi gli artisti. Morandi, con i suoi pigmenti grezzi e le tracce a matita sul tavolo, preparava meticolosamente i suoi "attori" - bottiglie e oggetti quotidiani - prima di fissare una composizione definitiva. Allo stesso modo, Bächli dedica un lungo periodo al "prima" del suo lavoro: sposta, osserva e ricompone i suoi elementi nello spazio, cercando il giusto equilibrio prima di finalizzare un’opera. Questa fase preliminare, apparentemente invisibile, è fondamentale per il processo creativo di entrambi.

Durante una visita a Casa Morandi Silvia Bächli ebbe l’impressione che il mondo di pigmenti sgargianti e colorati nello studio di Morandi fosse molto lontano da quanto aveva visto e ammirato nelle opere del pittore sui libri e nei musei di tutto il mondo. Tuttavia, uno sguardo più attento ai suoi dipinti le ha rivelato una tavolozza sorprendentemente ricca. Tra i toni pallidi vicini al bianco e al grigio, emergono dettagli vividi: un verde su un bordo, un ocra luminoso, persino un blu nascosto in un’ombra marrone. Questa scoperta ha influenzato la selezione dei campi di colore per la sua mostra e per le opere prodotte per questa occasione, in cui queste ultime riflettono il sottile equilibrio tra tonalità vibranti e neutre, evocando la stessa delicatezza cromatica che caratterizza le nature morte di Morandi.

Un ulteriore punto di connessione personale tra Bächli e Morandi è il confronto con l’età: quest’anno, nel 2025, Bächli avrà la stessa età che Morandi aveva nel 1959 quando dipinse molte delle sue nature morte, un parallelo che sottolinea l’intensità temporale e umana del loro incontro artistico.

22 gennaio - 30 marzo 2025
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna 








Friday, December 20, 2024

Christian Fogarolli. Corpo eterico

  I Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna  accolgono nelle sale del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini Corpo eterico, mostra personale di Christian Fogarolli (Trento, 1983), realizzata in collaborazione con Galerie Mazzoli (Modena/Berlino) | Galerie Alberta Pane (Parigi/Venezia) | Casati (Bologna) e con il supporto di Giovanni Pasqualini.


Visibile dal 21 dicembre 2024 al 16 febbraio 2025, il progetto espositivo rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera

Christian Fogarolli ha concepito un progetto espositivo che riflette sulle caratteristiche intellettuali ed emotive dell’individuo in relazione al proprio contesto sociale e culturale; nel caso specifico, la vita quotidiana di cui la cosiddetta “arte industriale” e le altre testimonianze custodite presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini sono la più viva espressione.

A cura di Pier Paolo Pancotto, il progetto si compone di un nucleo di opere per lo più inedite o create per l’occasione che, sotto forma di un’unica, grande installazione multisensoriale, in un gioco di assonanze visive e semantiche, si distribuiscono nelle sale espositive 3, 4, 5, 6 e 7, dialogando con i dipinti, le sculture e la varia tipologia di manufatti che costituiscono il ricco patrimonio del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini. Si tratta di nove prove plastiche (in vetro, marmo, cera, metallo…), grafiche, fotografiche, luminose, sonore ed olfattive diverse per tecnica e tipologia ma unite tra loro da una comune fonte di ispirazione: l’istituzione museale e la sua raccolta.

Il loro allestimento si integra a quello esistente compiendone un’originale rilettura, capace di mettere in evidenza aspetti particolari, talvolta, inediti o del tutto inattesi, dei materiali che lo compongono. Così, ad esempio, le sculture in vetro Evidence US7 (2021), Tribute to Théodore Géricault (2024) e Thermal Shock (2020) trasformano, con la loro presenza, alcune sale in una sorta di gabinetti scientifici, incentrati sull’analisi visiva e semantica del concetto di identità e della sua raffigurazione. Come pure un’installazione luminosa, una olfattiva ed una sonora mutano del tutto la percezione di altri ambienti pur mantenendone l’assetto originario. In tal modo Fogarolli procede nella sua personale ricerca sul tema dell’individuo, traendo spunto, ancora una volta (forse anche ispirato dai suoi studi in campo archeologico e del restauro), da un contesto fortemente caratterizzato sotto il profilo storico e documentario.

Le opere, poste in dialogo con quelle del museo, danno luogo a delle micro-narrazioni visive ed intellettuali ove le analogie iconografiche e iconologiche si alternano ai contrasti, la fantasia alla realtà, la poesia all’ironia.


Tribute to Theodore Gericault

Blue Monday

Corpo eterico

In Blooom

Thermal Shock


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