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Wednesday, April 9, 2025

Georges Simenon Otto viaggi di un romanziere

 Bologna, 10 aprile 2025. Sulle tracce di Georges Simenon: una mostra alla ricerca delle radici del genio, attraverso i suoi stessi viaggi, le sue carte, i film tratti dalle sue opere, le fotografie che ha realizzato durante i suoi reportage in Francia, in Europa, in Africa, in tutto il mondo. Assisteremo alla nascita di Georges Sim (così si firmava spesso il giovane agli esordi) e conosceremo Georges Simenon, il creatore di Maigret, l’autore dei “romanzi duri”, il romanziere che si comportava da editore, il liégeois diventato cittadino del mondo, lo scrittore che cercando se stesso seppe raccontare le paure, le ossessioni, le atmosfere del Secolo breve.

 

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere è infatti il titolo della mostra, a cura di Gian Luca Farinelli e John Simenon, con le scenografie di Giancarlo Basili, che la Cineteca di Bologna allestisce dal 10 aprile 2025 all’8 febbraio 2026 negli spazi della Galleria Modernissimo, nel cuore della città, in Piazza Maggiore: una mostra che giunge dopo un lavoro decennale svolto sull’archivio custodito dal figlio dello scrittore, John Simenon, e che ha il sostegno istituzionale del Comune di Bologna, della Regione Emilia-Romagna, del Ministero della Cultura e vede la stretta collaborazione con Adelphi Edizioni. Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il main sponsor della mostra è Gruppo Hera, a cui si uniscono gli sponsor Alleanza Coop 3.0UniCredit e le collaborazioni con Fondazione Bologna WelcomeTrenitalia TperTperBiblioteche BolognaPatto per la lettura di BolognaRai Teche, Emons Audiolibri.

 

Gli otto viaggi nelle parole dei curatori

“La mostra è un invito a seguire otto viaggi, otto tappe essenziali alla conquista di un’identità unica,

sia personale, che espressiva. I visitatori sono così invitati ad accompagnare Simenon nei suoi viaggi, materiali e creativi”, raccontano i curatori Gian Luca Farinelli e John Simenon. “Si parte da Liegi, all’inizio dell’Ottocento, che diviene la prima metropoli industriale del continente, laboratorio della modernità. Due anni dopo la nascita di Simenon, nel 1905, Liegi ospita l’Esposizione universale e si autocelebra come una delle capitali del mondo nuovo. Seguiamo quindi il giovane Georges nei suoi primi quattro viaggi simbolici: appunto Liegi, E poi Parigi, dove, assieme alla prima moglie Tigy, vive l’apogeo di una città che, in quel momento, è il centro artistico e creativo del mondo e dove diventa uno dei protagonisti principali, ma talvolta anche contestato, di un fiorentissimo mondo editoriale. Per la coppia, curiosa e affamata di tutto, la capitale francese diventa presto troppo piccola; si apre così la lunga e intensa stagione delle esplorazioni: otto anni nei quali i Simenon, in barca, in treno, in auto, in nave, attraversano la Francia, l’Europa, il Mediterraneo, l’Africa e il mondo. Quarto viaggio: Maigret. Nel 1931 Simenon si riappropria del suo cognome firmando come Georges Simenon Pietr il Lettone, il suo primo Maigret”.“Dopo la guerra – proseguono i curatori –, che Simenon vive in disparte, straniero in un paese occupato, proteggendosi con la moglie e il primo figlio, parte per gli Stati Uniti dove si stabilisce e dove incontra, e poi sposa, la sua seconda moglie, Denyse Ouimet, che gli darà tre figli e l’assisterà

nella gestione della sua opera. Questo periodo rappresenta una svolta decisiva, durante la quale tutto cambia nella vita, nei rituali di lavoro e nell’opera di Simenon. È negli Stati Uniti che Simenon inizia la seconda parte della sua esistenza, simboleggiata dai nostri quattro ultimi viaggi, il primo dei quali lo porta ad acquisire lo status di romanziere internazionaleNel 1955 i Simenon tornano in Europa e, tre anni dopo, si stabiliscono definitivamente in Svizzera. Da quel momento in poi non è più Simenon, ma la sua opera, a viaggiare in tutto il mondo, raggiungendo una fama e una diffusione straordinarie. Il nostro viaggio prosegue in Italia, dove dobbiamo farci accompagnare da Mondadori, che inizia a pubblicare Simenon nel 1932, diventando così il suo primo editore non francofono. Nel 1960, da presidente della giuria del Festival di Cannes, grazie all’amicizia con un altro giurato, Henry Miller, riesce a far assegnare la Palma d’oro alla Dolce vita. Questo episodio segna anche l’inizio di una bella amicizia con Federico Fellini, di cui restano messaggi, telegrammi, fotografie, lettere d’amore che testimoniano un’enorme stima e una profonda conoscenza reciproca. Fellini gli consiglia un nuovo editore italiano, Adelphi dell’amico Roberto Calasso. Il primo volume Adelphi è un inedito in l’Italia, Lettera a mia madre. Esce esattamente quarant’anni fa, nell’aprile 1985. Il penultimo viaggio è forse il più sorprendente, perché pochi scrittori hanno raccontato con tanta precisione e trasparenza il proprio metodo di scrittura. E arriviamo al nostro ultimo viaggio, quello nel cinema e nella televisione, negli adattamenti passati e futuri, perché anche questo è un viaggio pienamente in corso”.

 

I materiali: rarità e inediti da più di dieci archivi per un racconto visivo

Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere si compone di materiali rari e spesso inediti, riuniti assieme per la prima volta, provenienti da oltre dieci archivi pubblici e privati: manoscritti e

dattiloscritti originali dei romanzi più celebri, oggetti del “rito” della scrittura simenoniana (i calendari, le leggendarie “buste gialle” contenenti lo scheletro dei romanzi, le pipe, le matite...), gli album fotografici della prima moglie Tigy, le note personali di Simenon.

Il racconto visivo di Simenon e del suo lavoro sarà affidato a centinaia di fotografie, con una selezione inedita delle migliaia di foto scattate in viaggio dallo stesso Simenon negli anni Trenta.

E poi gli album fotografici personali, la corrispondenza con i più grandi letterati, registi, fotografi,editori del Novecento: Gallimard, Mondadori, Gide, Miller, Renoir, Fellini, Truffaut, Tavernier...

Una mostra a cura di

Gian Luca Farinelli John Simenon

 

10 aprile 2025 – 8 febbraio 2026



Monday, February 3, 2025

Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo

 La dimensione ironica carica di potere immaginativo di Bruno Munari, l’irriverenza di Piero Manzoni, la vertigine del paradosso di Gino De Dominicis. L’ironia si intreccia con la sfera politica con Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto, la sfida agli stereotipi femminili di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio, la sperimentazione linguistica del nonsense di Adriano Spatola e Giulia Niccolai. Con Maurizio CattelanPaola Pivi e Francesco Vezzoli l’accostamento contraddittorio tra soggetti e situazioni sfrutta l’ironia per svelare le incongruenze del presente, mentre Chiara Fumai Italo Zuffi con le loro opere smascherano le regole non scritte del sistema dell’arte. E poi ancora il duo artistico Eva e Franco Mattes che, attingendo al linguaggio dei meme diffusi in modo massivo sul web, rivelano una forma umoristica che caratterizza oggi la rete.


Dal 6 febbraio al 7 settembre 2025, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta la grande mostra collettiva Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, con la curatela di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni. L’esposizione è sostenuta dal main sponsor Gruppo Hera e rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 realizzato in occasione di Arte Fiera.

Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, con più di 100 opere e documenti d'archivio di oltre 70 artisti, l’esposizione attraversa un arco di tempo di circa settant’anni - dagli anni Cinquanta a oggi - proponendosi di ripercorrere la storia dell’arte italiana tramite il tema dell’ironia.

Già nel mondo antico, grazie a figure come Socrate e Platone, l’ironia è “l’arte di fare domande”: uno strumento del tutto unico, che permette all’essere umano di avere uno sguardo più lucido e disincantato sulla realtà, poiché in grado di svelarne anomalie e contraddizioni. Tramite giochi umoristiciparodie e battute di spirito l’ironia diventa anche antidoto, alternativa divertente e arguta per proteggere l’uomo da ciò che lo affligge.

Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama infatti l'apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda.

Si può ritenere che l’ironia sia una caratteristica distintiva del modo di fare e concepire l’arte e il gesto artistico in Italia? In che misura questa caratteristica è più o meno evidente negli artisti italiani rispetto ad altri contesti artistici?

Artiste e artisti italiani di più generazioni hanno condiviso una strategia estetica ed esistenziale anti-tragica che abbraccia lo “scherzo cosmico” della realtà.
Questo contesto critico e immaginativo è raccontato in mostra dallo sviluppo di macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni dell’ironia e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, la sua relazione con la mobilitazione politica, l’ironia come forma di critica istituzionale, come pratica di nonsense e infine come dark humor.

L'exhibition design della mostra è a cura di Filippo Bisagni che si è ispirato al progetto di ristrutturazione dell’ex Forno del Pane, luogo designato per ospitare il MAMbo, dell'architetto milanese Aldo Rossi, il quale venne poi modificato dopo la sua morte essendo ritenuto dall’allora direzione non funzionale nella sua suddivisione tra spazi espositivi, aree di servizio e uffici. L’idea di base per l’allestimento della mostra Facile ironia si struttura quindi a partire dall’evocazione di un elemento architettonico andato perduto e al conseguente effetto di spaesamento che susciterà nel pubblico.

La mostra è aperta martedì e mercoledì dalle ore 14.00 alle 19.00, giovedì dalle ore 14.00 alle 20.00, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10.00 alle 19.00.
Dal 6 al 9 febbraio 2025, durante ART CITY Bologna, sono previste aperture speciali con orari estesi.

Piero Golia - On the edge (Sulla cresta dell’onda), 2000
 Foto con cornice / Framed Photo 37 x 52 x 1,5 cm Courtesy l’artist

Aldo Mondino - Varazze, 1964
 Tecnica mista su masonite / Tecnique on masonite 180 x 140 cm
 Courtesy Archivio Aldo Mondino SIAE 2025 

Lucia Marcucci - Come ama - come lavora, 1972
 Collage su cartoncino / Collage on cardboard 70 x 50 cm
 Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenze SIAE 2025

Giuseppe Chiari - L’arte è finita smettiamo tutti insieme, 1974
manifesto a stampa / printed poster 100 x 70 cm
Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenz

Piero Gilardi -  Animazione “Renzi che salta”, 2015
Pupazzo, telone, cinque cappelli, poliuretano espanso, PVC / Puppet, cloth, five hats,
 polyurethane foam, PVC 70 x 90 x 140 cm
 Courtesy Fondazione Centro Studi Piero Gilardi Photo credit Leo Gilard

Chiara Fumai Annie Jones, Harry Houdini, Dope Head, Eusapia Palladino, Zalumma Agra, Dogaressa Querini Read Valerie Solanas, 2013

C-print 6 elementi / elements, 80 x 120 cm ciascuno (con cornice) / each (with frame) Veduta dell’allestimento di / Installation view of Poems I Will Never Release (2007–2017) Centre d’Art Contemporain Genève (28 novembre 2020 ‒ 28 febbraio 2021)
Courtesy Archivio Chiara Fumai Photo credit Mathilda Olmi 

Paola Pivi Have you seen me before?, 2008
Schiuma poliuretanica, piume, plastica, legno, acciaio / Polyurethane foam, feathers, plastic, wood, steel 108 x 200 x 100 cm
Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo


Friday, January 24, 2025

CAROL RAMA. Unique Multiples

 Dal 25 gennaio al 30 marzo 2025 il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta nella sede di Villa delle Rose la mostra CAROL RAMA. Unique Multiples, a cura di Elena Re, un progetto espositivo realizzato in collaborazione con Jacobacci & Partners nell’ambito del progetto Fuorisede, che rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 realizzato in occasione di Arte Fiera.

 

Appositamente ideata e realizzata per gli spazi espositivi di Villa delle Rose, CAROL RAMA. Unique Multiples intende mettere in luce l’importante corpus di multipli prodotto da Carol Rama tra il 1993 e il 2005 con Franco Masoero Edizioni d’Arte - Torino e proveniente dalla Collezione Franco Masoero e Alexandra Wetzel. In questa esperienza intensissima, durata molti anni, esplorando il multiplo l’artista ha ripercorso tutti i grandi temi che compongono il suo mondo, e la mostra intende attraversare questi stessi territori. La vita e le passioni di Carol Rama entrano dunque in scena. Da una sala all’altra, personaggi, seduzioni, feticci, idilli, si alternano e ricostruiscono una storia. Al tempo stesso, queste figure sono frutto di una potente alchimia nata dall’incontro tra sapienza tecnica e dimensione poetica. Da questa opera incisa emerge infatti la grande complicità con l’editore-stampatore, che ha lasciato all’artista tutto lo spazio per un’espressività scatenata, priva di regole. E dunque, Unique Multiples - multipli unici. Multipli pensati dall’artista con la stessa intensità dei pezzi unici. Per questo motivo, un medesimo soggetto talvolta viene proposto in mostra anche con un intervento pittorico realizzato a mano sul foglio stampato, oppure viene accostato a un esemplare di prova, per essere colto nella singolarità di ogni sua declinazione. L’arte moltiplicata esce così da ogni schema e diventa testimonianza della infinita libertà di Carol Rama.

 

CAROL RAMA. Unique Multiples a Villa delle Rose è prodotta con il contributo di Jacobacci & Partners nell’ambito di Fuorisede, incubatore di progetti che l’azienda sostiene attraverso operazioni di mecenatismo culturale ispirate dalla sua corporate collection, creando un dialogo con istituzioni pubbliche e private.







Friday, December 20, 2024

Christian Fogarolli. Corpo eterico

  I Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna  accolgono nelle sale del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini Corpo eterico, mostra personale di Christian Fogarolli (Trento, 1983), realizzata in collaborazione con Galerie Mazzoli (Modena/Berlino) | Galerie Alberta Pane (Parigi/Venezia) | Casati (Bologna) e con il supporto di Giovanni Pasqualini.


Visibile dal 21 dicembre 2024 al 16 febbraio 2025, il progetto espositivo rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera

Christian Fogarolli ha concepito un progetto espositivo che riflette sulle caratteristiche intellettuali ed emotive dell’individuo in relazione al proprio contesto sociale e culturale; nel caso specifico, la vita quotidiana di cui la cosiddetta “arte industriale” e le altre testimonianze custodite presso il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini sono la più viva espressione.

A cura di Pier Paolo Pancotto, il progetto si compone di un nucleo di opere per lo più inedite o create per l’occasione che, sotto forma di un’unica, grande installazione multisensoriale, in un gioco di assonanze visive e semantiche, si distribuiscono nelle sale espositive 3, 4, 5, 6 e 7, dialogando con i dipinti, le sculture e la varia tipologia di manufatti che costituiscono il ricco patrimonio del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini. Si tratta di nove prove plastiche (in vetro, marmo, cera, metallo…), grafiche, fotografiche, luminose, sonore ed olfattive diverse per tecnica e tipologia ma unite tra loro da una comune fonte di ispirazione: l’istituzione museale e la sua raccolta.

Il loro allestimento si integra a quello esistente compiendone un’originale rilettura, capace di mettere in evidenza aspetti particolari, talvolta, inediti o del tutto inattesi, dei materiali che lo compongono. Così, ad esempio, le sculture in vetro Evidence US7 (2021), Tribute to Théodore Géricault (2024) e Thermal Shock (2020) trasformano, con la loro presenza, alcune sale in una sorta di gabinetti scientifici, incentrati sull’analisi visiva e semantica del concetto di identità e della sua raffigurazione. Come pure un’installazione luminosa, una olfattiva ed una sonora mutano del tutto la percezione di altri ambienti pur mantenendone l’assetto originario. In tal modo Fogarolli procede nella sua personale ricerca sul tema dell’individuo, traendo spunto, ancora una volta (forse anche ispirato dai suoi studi in campo archeologico e del restauro), da un contesto fortemente caratterizzato sotto il profilo storico e documentario.

Le opere, poste in dialogo con quelle del museo, danno luogo a delle micro-narrazioni visive ed intellettuali ove le analogie iconografiche e iconologiche si alternano ai contrasti, la fantasia alla realtà, la poesia all’ironia.


Tribute to Theodore Gericault

Blue Monday

Corpo eterico

In Blooom

Thermal Shock


Tuesday, October 10, 2023

SERGIA AVVEDUTI -“Svolgere, Riavvolgere”

Bologna- Maison laviniaturra​, la mostra "Svolgere, Riavvolgere" dell'artista Sergia Avveduti,che inaugurerà giovedì 12 ottobre 2023 alle ore 18 e proseguirà fino al 20 novembre 2023. La mostra "Svolgere, Riavvolgere" di Sergia Avveduti esplora la sostanza dell'infrasottile, una qualità intrinseca del mondo che spesso sfugge alla razionalità, ma che può essere immaginata grazie alla capacità umana di concepire l'indefinibile. Questa mostra, concepita dall'artista per lo spazio della Maison laviniaturra, crea un dialogo tra immaginari attigui dell'arte, della scienza e della tecnica attraverso un'installazione di dipinti inediti, sculture e fotografie. 
 Come scrive la curatrice Marinella Paderni: “L’infrasottile è una qualità intrinseca del mondo a tratti incerta, inafferabile, più intuita che razionalizzata grazie alla capacità umana di immaginare l’indefinibile, come la scienza stessa ci ha dimostrato nell’ultimo secolo. Un infrasottile di eco duchampiana, riattualizzato da Sergia Avveduti nell’esplorazione di possibili intrecci tra l’immaginario artistico e quello scientifico, che sonda insieme i territori dell’organico e dell’utopico.” 
 Il titolo stesso, con il suo invito a "Svolgere” e “Riavvolgere", suggerisce un procedere che anima la tendenza umana a ricercare l'impossibile, a immaginarlo prima ancora di dimostrarlo. Come un filo che crea una trama sempre diversa, aggiungendo una nuova sfumatura ad ogni passo compiuto. 
 La natura di questo procedere è ben riassunta nelle parole dell’artista: “È un modo di operare che mi appartiene, ritornare sui propri passi. Si parte da un raggiungimento già ottenuto per poi aprire verso territori inesplorati. Un lavoro su sé stessi, su idee e ossessioni che ritornano per presentarsi in modi sempre differenti. La chiusura di un'opera non è mai definitiva, conduce a un'altra che è costituita su uno slittamento e un'apertura sulla precedente. Non si tratta di un miglioramento dell'opera di partenza, ma della scelta di un punto iniziale noto per volgere verso un traguardo da raggiungere che sia ancora da definire, inedito.” 
 Con la mostra "Svolgere, Riavvolgere" Sergia Avveduti presenta un corpus articolato di lavori che esplorano il tema del tempo, il rapporto tra natura e architettura umana, il suono come espressione invisibile della materia nello spazio e l'unione tra logica e utopia nell'immaginazione del nuovo. Dai dipinti dalle forme velate che evocano il mistero alle geometrie plastiche delle sculture realizzate con minerali fossili, questa esposizione offre un'esperienza artistica straordinaria. In mostra inoltre anche il nuovo video intitolato "In Lingua Matematica" che incarna il senso di una pratica artistica originale che abbraccia disegno, collage e suono.







Friday, October 6, 2023

SABOTATE con grazia: un’infestazione di CHEAP al MAMbo

Bologna,- Negli ultimi dieci anni, CHEAP ha abituato il pubblico ad un'idea di arte pubblica effimera, instabile come la carta dei poster che affigge in strada, partigiana come i contenuti politici e transfemministi che ha disseminato sul paesaggio urbano della città: oggi, il progetto di arte pubblica su poster con base a Bologna, arriva al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna per celebrare un decennale all'insegna del sabotaggio come pratica artistica trasformativa. 

Il Museo d'Arte Moderna di Bologna ospiterà installazioni di lavori già realizzati da CHEAP, parte dell'archivio fotografico che documenta i progetti in strada, alcune traduzioni di poster in formati atipici, riedizioni ripensate in prospettiva site specific: il tutto sarà disseminato tra spazi espositivi e non espositivi, dai bagni per il pubblico alla collezione del museo. 

Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana, dichiara: “I poster di CHEAP hanno abitato e infestato il nostro paesaggio urbano per dieci anni esprimendo, con forme originali e creative di arte pubblica, una tenace volontà di sorprendere i e le passanti con messaggi diretti e efficaci su temi spesso controversi, e proprio per questo necessari. I poster si sono sedimentati nella coscienza e nella memoria di chi li ha visti, anche se sono necessariamente sfumati con il passare degli anni e la sovrapposizione delle varie campagne. Importante è quindi questa iniziativa di abitare e infestare tutti gli spazi di MAMbo, che dimostra ancora una volta la propria giusta scelta culturale di aprirsi all'esterno, come è stato fatto in precedenza con gli spazi cittadini. Grazie all’incontro tra MAMbo e CHEAP è offerta la possibilità a chi varcherà la soglia di MAMbo di riportare a memoria i poster già incontrati e riflettere non solo sui temi proposti ma anche sul senso dell'arte pubblica e sulla possibilità di superare la soglia dei musei". 

6 ottobre - 17 dicembre 2023








Tuesday, December 6, 2022

Patrick Procktor. A View From a Window

A distanza di cinquant'anni da una piccola personale dell'artista inglese organizzata a Bologna dallo Studio La Città di Hélène de Franchis, Palazzo Bentivoglio apre i suoi spazi dedicati alle mostre a un percorso monografico su Patrick Procktor (1936-2003), protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta. 
 La mostra, che si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio, presenta al pubblico una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, alcuni dei quali già esposti a Bologna nel 1972. Il titolo, che viene da un'opera di Palazzo Bentivoglio, vuole sottolineare il carattere del tutto peculiare e soggettivo di una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella – appunto – visibile ad apertura di finestra.
Palazzo Bentivoglio
Dal 3 dicembre al 5 febbraio














Friday, December 2, 2022

RE-COLLECTING - Giorgio Morandi

Bologna - Concluso il percorso di RE-COLLECTING, ciclo espositivo che ha approfondito particolari temi della collezione Morandi, valorizzandone opere solitamente non visibili o non più esposte da tempo, il Museo Morandi  rende fruibile al pubblico un importante nucleo di lavori di Giorgio Morandi provenienti dalla collezione privata di Antonio e Matilde Catanese. 
La mostra Giorgio Morandi. Opere dalla collezione Antonio e Matilde Catanese presenta 27 opere appartenenti a una raccolta nata dalla passione dei coniugi Catanese, che iniziano ad acquistare fin dagli anni Sessanta i primi Morandi, dando prova del loro gusto raffinato e lungimirante in una città come Milano, che nel Novecento ebbe un ruolo fondamentale nel mondo dell’arte e del collezionismo in particolare. 
L’esposizione - curata da Mariella Gnani e aperta al pubblico dal 3 dicembre 2022 al 26 febbraio 2023, prende avvio dal desiderio della famiglia Catanese di rendere disponibile alla pubblica fruizione parte della propria collezione e dalla volontà dei figli di esprimere gratitudine verso i genitori per aver avuto la possibilità di crescere e affinare la propria sensibilità a contatto con capolavori. 
 Il percorso espositivo al Museo Morandi si apre con un raro Autoritratto giovanile del 1914,la presenza di ben dieci lavori, tra oli, acquerelli e incisioni, aventi per soggetto il tema dei fiori tanto caro a Morandi, permette di ripercorrerne le varie tipologie a partire dall’acquerello del 1918. Il tema della natura morta, interpretato attraverso il linguaggio pittorico e incisorio, con l’unica eccezione di un disegno, si sviluppa parallelamente a quello dei paesaggi tra cui compare il dipinto La strada bianca.È parte integrante della mostra una selezione di acqueforti (la collezione Catanese possiede quasi l’intera produzione), tecnica che Morandi praticò da autodidatta e che considerò sempre come un linguaggio parallelo alla pittura.









Tuesday, June 21, 2022

Sean Scully - A Wound in a Dance with Love

MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna presents A Wound in a Dance with Love, a large retrospective of Sean Scully (Dublin, 1945), an artist among the leading exponents of contemporary abstract painting, which will be visible in the Sala delle Ciminiere from June 22nd to October 9th, 2022. The exhibition, curated by Lorenzo Balbi with Dublin's Kerlin Gallery as the main partner, is based on the show Sean Scully: Passenger - A Retrospective, curated by Dávid Fehér and organized by the Museum of Fine Arts - Hungarian National Gallery, Budapest (October 14th - May 30th, 2021), later hosted by the Benaki Museum in Athens. It arrives in Bologna in a renewed version, specifically designed for the MAMbo. 26 years later, the artist is again the protagonist of a solo exhibition in Bologna: in 1996, it was the Galleria d'Arte Moderna, from whom the MAMbo is derived, which dedicated an exhibition to him in its premises of Villa delle Rose. The exhibition in Bologna, with 68 exhibited works (oil paintings, acrylics, watercolors, drawings and a monumental sculpture), aims at highlighting the continuous dialogue between these two essential components of the artist’s work, by retracing over 50 years of creative experience. From the first figurative experiments in the '60s and the minimalist works in the '70s, to the current work, A Wound in a Dance with Love documents the most important developments of a practice which is always consistent with its assumptions but is also capable of changing significantly over time, in relation with emotional experiences and existential evolutions, affections and sorrows. 
 In the opening room two monumental paintings on aluminium face each other: What Makes Us Too (2017) and Uninsideout (2018 - 2020), works which bring together, in a well-studied contrast, several recurring elements of Scully’s works: the tripartite division, the use of stripes as opposed to orthogonal schemes and monochromatic elements, the use of "insets" and the alternation between colored areas and others in black and white. In the central aisle of the Sala delle Ciminiere, the exhibition path starts with Fort # 1 (1978), a rigorous synthesis of landscape suggestions and the former Backcloth, painted in 1970, a year in which Scully is already determined enough to embrace abstractionism. With Backcloth the artist explores to its extreme limits the possibility to use the grid as the only composition module, with a dense set of overlaps, and trying to approach Jackson Pollock’s dripping through a fierce use of the typical schemes by Piet Mondrian. In Crossover Painting # 1 (1974), visible in the same room, the compositional texture becomes more relaxed, while the chromatic texture appears more refined, in a precise counterpoint between bold colors and delicate shades. 
 The Sala delle Ciminiere, thanks to its massive volumes, provides the ideal location for the sculpture Opulent Ascension (2019), previously shown in the Church of San Giorgio Maggiore in Venice on the occasion of the 58° Venice Art Biennale, a monumental example of the most recent transposition on a three-dimensional scale of the artist’s intuitions. It's the artist himself who said: "I made Opulent Ascension out of Felt. Felt being a material that is PRESSED into existence, and not woven out of a line. MERET Oppenheim, took a cup and saucer, and covered them with animal fur, which meant they became useless. So then were they Art? A fur covered cup and saucer has to be an Art work, because it’s strange, and because I have been thinking about it, for decades. Is the skin of something, any creature, any thing, so overwhelming, that it defines what it is? So that everything inside, becomes subservient to what is on the outside. I love this question. Because I can never answer it" (Sean Scully, New York, March 9th, 2020). On the sides of Opulent Ascension, we find several works with a clear landscape inspiration from the series Landline, among which are those, lively and cheerful, dedicated to Scully’s second son Oisín: Oisín Green (2016) and Oisín Sea Green (2016), in addition to the tryptic Arles Nacht Vincent (2015), an homage to Vincent van Gogh and, on the background, Black Square (2020), inspired by Kazimir Malevič. 
 The Bather (1983), which refers to a painting by Henry Matisse, evoked intuitively with a joyous palette and a vibrant light is visible in the side wing of the central space. With this painting, Scully starts the reconciliation between the research by Matisse himself, Piet Mondrian and Mark Rothko, who are regarded as some of the sources of inspiration for his painting. Mariana (1991) presents the typical "insets" made up of canvases painted with contrasting motives, and physically recessed into the body of the painting, whereas Long Light (1998), already belonging to the MAMbo's Permanent Collection, is a proof of the reflections on light which introduce the next works of the cycle Wall of Light, inspired by the careful observation of the bright mutations on the walls, seen and photographed in Mexico first and then in several parts of the world: represented here by two particularly intense works, Wall of Light White Tundra (2009), a loan from the Galleria d’Arte Moderna di Torino, and Wall Light Zacatecas (2010). This section of the exhibition includes other more recent works, each of them characterized by a particular distinctive mark. Here we can see also another work which draws explicit inspiration from Vincent van Gogh - Vincent (2002), whereas Empty Heart (1987) recalls one of the most dramatic periods in the life of the artist, hit by the death of his nineteen-year-old first-born son Paul. 
 Finally, a last space is reserved to the most recent and significant turning point in Scully's work, the return to figurative painting, on which the artist had briefly worked in his early days. The paintings of the series Madonna, made between 2018 and 2019, depict the artist’s wife and son as they play with sand and bring to light a topic which has always been dear to Scully, that is the mother with her child. Actually, this topic still underlies the same “insets” which are so recurring in his work and that appear again, by aligning with a permanent self-reflective practice, in the painting which closes the exhibition itinerary: Figure Abstract and Vice Versa (2019), a diptych where the figure of Oisín playing on the right is counterweighted by a panel divided in horizontal stripes on the left, whereas a harmonious interplay of joints, where a piece of each canvas fits with the other one, offers the key to interpretation of a painting which keeps to facts by focusing on the exploration of its own essential means. 
 June 22nd - October 9th, 2022












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