Showing posts with label Benedikt Hipp. Show all posts
Showing posts with label Benedikt Hipp. Show all posts

Monday, May 2, 2022

SONGS FROM THE CAVE - BENEDIKT HIPP

Milano - Occhi, mani, braccia, piedi, forme organiche in continuo mutamento, isolati oppure sovrapposti uno sull’altro e in grado di plasmarsi con lo spazio circostante. La Galleria Poggiali, nella sua sede di Milano, dal 5 maggio al 4 giugno 2022, presenta la mostra Songs from the Cave che segna la sua prima collaborazione con l’artista tedesco Benedikt Hipp (1977, Monaco di Baviera). Nato e cresciuto in un piccolo paese del sud della Baviera da una famiglia di antichi artigiani locali, produttori di ex voto(immagini di parti del corpo umano, animali o case, dati in dono a una divinità come pratica volta a ricevere la grazia). Fin da bambino Hipp è stato circondato di questi oggetti, e li ha utilizzati come fossero giocattoli e proprio dalla sua infanzia nasce la sua ricerca artistica da sempre guidata dalle domande: Dov’è il confine tra un essere e l’altro? Dove finisce l’individuo e dove inizia la società? Il corpo umano diviene nel lavoro di Hipp materiale flessibile in grado di formarsi e deformarsi, di cambiare e adattarsi di volta in volta. Riflettendo in questo modo un pensiero contemporaneo su cosa sia davvero un corpo e quale sia la differenza, se c’è, fra quello umano e quello di altri esseri, organici o inorganici Hipp crea figure combinate di elementi appartenenti a esseri più disparati, corpi post-umani in grado di trascendere la natura antropica limitante. L’artista indaga i concetti di individualità e identità, così come il cambiamento e il significato del corpo quale luogo di azione architettonica, sociale e di culto. 
Creare modelli di corpi nuovi significa creare anche nuovi modelli di mondo, diversi da quello in cui siamo convinti di vivere, in cui la natura, il tempo e il sistema ecologico diventano gli alleati dell’artista. Con l’utilizzo di media differenti come pittura e scultura, nella sua ultima produzione di lavori per Songs from the Cavel’artista esplora le credenze i rituali e il potere dell'iconografia arcaica di uno spazio sacro per eccellenza, la grotta (cave). Nel 2017 visitando le rovine della prima cultura neolitica che ha abitato l'isola di Maiorca è rimasto impressionato dagli enormi blocchi di pietra che componevano il sito, tanto da decidere di fondere la materia ed entrare in contatto con le forze vulcaniche del nostro pianeta. Da qui nascono le sculture in argilla plasmate attraverso tecniche di cottura ad alta temperatura di ispirazione giapponese. Il fascino di questa antica tecnica risiede nel fatto che è possibile influenzare e regolare il fuoco ma il risultato che appare su ogni oggetto è impossibile da prevedere rendendolo un processo anacronistico rispetto all'idea di tecnologia odierna in cui è possibile prevedere e controllare ogni risultato.
Benedikt Hipp, Daylight,
176 x 135, 2021, Oil on MDF. Courtesy the artist

Benedikt Hipp
Courtesy the artist


05.05.2022 – 04.06.2022 
Galleria Poggiali | Milano Foro Bonaparte 52, Milano

Monday, February 8, 2021

CONVERSATION PIECE / PART VII- VERSO NARRAGONIA

La Fondazione Memmo presenta dall’8 febbraio 2021 Conversation Piece | Part VII, il nuovo appuntamento del ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma, o che intrattengono un rapporto speciale con la città. 
 La mostra vede protagonisti Jos de Gruyter & Harald Thys (duo di artisti belga), Benedikt Hipp (attuale vincitore del Premio Roma presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo) e Apolonia Sokol (attualmente borsista presso Villa Medici - Accademia di Francia a Roma). 
Il progetto Conversation Piece nasce dalla volontà della Fondazione Memmo di monitorare costantemente la scena artistica contemporanea della città e, in particolare, l’attività delle accademie e degli istituti di cultura stranieri, dove tradizionalmente completano la loro formazione nuove generazioni di artisti provenienti da tutto il mondo. l titolo del ciclo si ispira a uno dei film più famosi di Luchino Visconti, Gruppo di Famiglia in un interno (Conversation Piece, 1974), una chiara metafora del confronto tra generazioni e dei rapporti di odio e amore tra antico e moderno; ma Conversation Piece era anche un genere pittorico diffuso tra XVII e XVIII sec., caratterizzato da gruppi di persone in conversazione tra loro o colti in atteggiamenti di vita familiare. 
Verso Narragonia, il sottotitolo che caratterizza ad ogni edizione le scelte e il percorso espositivo, per questo settimo capitolo fa riferimento alla località fittizia raccontata nel poema La nave dei folli, del poeta alsaziano Sebastian Brant, pubblicata per la prima volta nel 1494, illustrata da Albrecht Dürer. Nel testo si narra del viaggio fantastico di una nave stipata di folli, attraverso diverse mete: Narragonia – il “paradiso dei folli” –, il Paese di Cuccagna – terra di abbondanza e piacere –, fino al tragico epilogo del naufragio dell’imbarcazione. Con una forte attitudine allegorica, La nave dei folli è una favola moraleggiante, una critica ai vizi e alle debolezze umane dell’epoca. Nei secoli successivi, il poema ha suggerito ulteriori chiavi di lettura: celebre quella del filosofo francese Michel Foucault, che nella sua Storia della follia nell’età classica (1961) parte proprio dall’immagine della Stultifera navis per affrontare il tema della pazzia. Attraverso i lavori dei tre artisti invitati, Verso Narragonia, intende evidenziare il tema della follia come fonte d’ispirazione della creatività artistica, sottolineando l’attrazione suscitata sugli artisti da tutto ciò che è diverso, strano e perturbante. Se è vero che l’arte è artificio che scardina le consuetudini del pensiero corrente, un’esperienza che spiazza l’individuo facendolo riflettere sulla sua condizione, possiamo affermare che il tempo inedito e straniante che stiamo vivendo, possa essere considerato un tempo “artistico”. 
 La mostra si apre con l’installazione del duo formato da Jos de Gruyter (Geel, Belgio, 1965) e Harald Thys (Wilrijk, Belgio, 1966). Si tratta di un gruppo di 23 piccoli busti realizzati in gesso, capelli finti e vernice: una raccolta bizzarra di politici di fama internazionale, dittatori, attori di film di serie B, assassini e le loro vittime, personaggi pubblici noti e figure storiche, vive o morte. I busti sono presentati senza alcuna gerarchia o giudizio morale. Si somigliano tutti, risultando insieme spaventosi e innocui, piatti, inermi e stereotipati. 
 Per Conversation Piece, Apolonia Sokol (Parigi, Francia, 1988) ha realizzato un dipinto di oltre cinque metri di larghezza, direttamente collegato al tema iconografico della mostra. La pittrice ha infatti realizzato una tela che raffigura un’imbarcazione popolata di figure, che attinge alle incisioni di Dürer della prima edizione de La nave dei folli. I soggetti ritratti da Sokol, pur rifacendosi nella loro disposizione a modelli tratti dalla storia dell’arte, sono in realtà persone della contemporaneità; una popolazione di amiche, conoscenti e persone amate dall'artista che mette in discussione orientamenti e generi sessuali, attualizzando alcuni riferimenti della tradizione artistica e accostandoli a temi urgenti e d’attualità. Il dipinto è presentato su un particolare telaio estroflesso: una caratteristica formale che porta con sé anche degli aspetti più concettuali, legati alla storia della pittura e alla possibilità di offrire una visione “distorta” dell’opera. 
Benedikt Hipp (Monaco di Baviera, Germania, 1977) ha realizzato un ambiente composto da dipinti e sculture inedite, presentate nello spazio espositivo come parti dissezionate di un corpo. Le sculture, prodotte grazie a una fornace che l’artista ha installato nel proprio giardino di casa, sono il risultato di una “deformazione” dell’argilla attraverso un processo antico, quasi primordiale, che genera l’effetto di una pelle avvolta sulla superficie dei manufatti, le cui fattezze ricordano dettagli anatomici, organici ed elementi residuali, quasi reperti di un’antica civiltà scomparsa. Anche i dipinti sono contraddistinti dalla stessa carica espressiva, contribuendo a rafforzare l’atmosfera da laboratorio alchemico, uno spazio perturbante e magico che trascende i limiti della razionalità.

Conversation Piece | Part VII – Verso Narragonia 
 Curatore: Marcello Smarrelli 
Fondazione Memmo, via Fontanella Borghese 56/b, 00186 Roma 
 Apertura al pubblico: 8 febbraio – 1°luglio 2021 
 Orario: dal lunedì al venerdì, dalle ore 11.00 alle ore 18.00 (chiuso il sabato e la domenica) 
 Ingresso libero
Jos de Gruyter & Harald Thys 

Jos de Gruyter & Harald Thys 


Apolonia Sokol 

Apolonia Sokol 

Apolonia Sokol 

Benedikt Hipp 

Benedikt Hipp 

Benedikt Hipp 


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...