Alle sfilate parigine della Primavera/Estate 2026, il corpo diventa linguaggio e superficie narrativa in due creazioni che, pur dialogando tra loro, esprimono poetiche molto diverse. A sinistra, Valentino propone una visione eterea e sensuale; a destra, Jean Paul Gaultier spinge sull’artificio e sulla provocazione.
L’abito di Valentino è una seconda pelle in tulle nude, attraversata da un sinuoso motivo serpentino ricamato di cristalli e micro-paillettes. La trasparenza è trattata con leggerezza couture: il serpente, simbolo di metamorfosi e seduzione, scivola sul corpo senza mai risultare aggressivo, mentre il lungo strascico in tulle nero aggiunge una dimensione drammatica e quasi rituale. È un esercizio di equilibrio tra fragilità e potere, cifra distintiva della maison.
Di tutt’altra energia l’abito di Gaultier, che trasforma il serpente in una struttura grafica e quasi tatuata. Il motivo avvolge il corpo in percorsi continui, enfatizzando curve e movimento, con inserti decorativi che ricordano body painting e illusioni ottiche. Qui la nudità è dichiarata, ironica, provocatoria: un omaggio allo spirito storico della maison, dove moda, corpo e performance si fondono.
Due serpenti, due visioni: Valentino sussurra una sensualità raffinata e poetica, Gaultier la urla con orgoglio e teatralità . Parigi, ancora una volta, è il palcoscenico perfetto per questo dialogo tra eleganza e trasgressione.
| Jean Paul Gaultier |
| Valentino |