Friday, April 26, 2024

EFFETTO NOTTE: NUOVO REALISMO AMERICANO


Dal 14 aprile al 14 luglio 2024 le Gallerie Nazionali di Arte Antica, in collaborazione con Aïshti Foundation Foundation di Beirut, presentano la mostra Effetto notte: Nuovo realismo americano, a cura di Massimiliano Gioni e Flaminia Gennari Santori.

Più di 150 le opere esposte, tutte provenienti dalla collezione di Aïshti Foundation, una delle più importanti istituzioni di arte contemporanea sulla scena internazionale, fondata 25 anni fa dall’imprenditore italo-libanese Tony Salamé e dalla moglie Elham.

La mostra prende il titolo da un’opera dell’artista newyorkese Lorna Simpson. Day For Night – in italiano, “Effetto notte” – è un trucco cinematografico che consente di filmare scene notturne durante il giorno.

Il titolo è stato reso celebre da un film di Francois Truffaut del 1973: in francese l’effetto notte si chiama “Nuit Américaine”, la notte americana – un’immagine che ben si addice alle visioni chiaroscurate di questi artisti che negli ultimi decenni hanno catturato la realtà dell’America in tutta la sua complessità.

Palazzo Barberini ospiterà una selezione di opere di artisti attivi negli Stati Uniti – tra cui Cecily Brown, George Condo, Nicole Eisenman, Urs Fischer, Wade Guyton, Julie Mehretu, Richard Prince, Charles Ray, David Salle, Dana Schutz, Cindy Sherman, Lorna Simpson, Henry Taylor, Christopher Wool e molti altri – il cui lavoro si confronta con la questione cruciale del realismo e della rappresentazione della verità.

La progressiva erosione del concetto di verità che ha contraddistinto la cultura americana negli ultimi anni paradossalmente è coincisa con un ritorno alla figurazione da parte di numerosi artisti contemporanei. Mentre concetti quali alternative facts e post-truths si sono fatti largo nell’opinione pubblica americana, molti artisti hanno intrapreso una riflessione complessa sul concetto di realismo, in particolare nel campo della pittura contemporanea.

La mostra espone opere di artisti emergenti accanto al lavoro di importanti predecessori che hanno anticipato le recenti riflessioni sul concetto di verismo e rappresentazione.

Questa riflessione sul realismo trova un’originale e straordinaria collocazione nelle Gallerie Nazionali di Arte Antica che raccolgono la più ampia collezione al mondo di pittura caravaggesca, ovvero di opere di artisti che, per la prima volta e su scala europea, ambiscono a una rappresentazione naturalistica della realtà.

Il percorso inizia nella dodici sale dello Spazio Mostre al piano terra e prosegue negli spazi più emblematici del museo, come alcune sale monumentali del piano nobile – Atrio Bernini, Sala Ovale, Sala Marmi e Atrio Borromini – per concludersi infine nel cosiddetto Appartamento del Settecento, un interno rococò unico a Roma, al secondo piano di Palazzo Barberini, che in occasione della mostra verrà aperto per la prima volta al pubblico in maniera continuativa.

Tra interni barocchi e spazi monumentali, la mostra rappresenta un’occasione unica per conoscere ed esplorare gli sviluppi più recenti dell’arte negli Stati Uniti – visti attraverso una delle collezioni più importanti degli ultimi decenni – in dialogo con l’arte e l’architettura di Palazzo Barberini, in una ricca esplorazione delle relazioni che dal Seicento a oggi ancora si intersecano tra rappresentazione della realtà, potere e spettacolo.








Cindy Sherman

Jacqueline Humphries

Klara Liden

Jack Whitten


Dana Schütz


Selman Toor

Nicole Eisenman

Nicole Eisenman
Karen Kilimnik

Nicolas Party

Jill Mulleady

Joan Semmel

Nate Lowman

Tschabalala Self




Laura Owens

Christopher Wool


Saturday, April 20, 2024

LA BIENNALE DI VENEZIA: PADIGLIONE ITALIA - DUE QUI / TO HEAR

Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (20 aprile – 24 novembre 2024), promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. A cura di Luca Cerizza(con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna alla Biennale dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013. In un’attenta relazione con il contesto espositivo, Due qui / To Hearpropone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conduce a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa.

 

Partendo dalla traduzione apparentemente sbagliata, “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire), il titolo del progetto suggerisce già come l’ascoltare, il “tendere l’orecchio”, sia una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono, d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. In Due qui / To Hear il paradigma acustico va letto, quindi, sia come esperienza fisica che come metafora e invito all’attenzione, all’apertura verso l’altro.

 

Il progetto per il Padiglione Italia dialoga in questo senso con il tema della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, proponendo un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. “Ascoltare se stessi” è dunque cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.

 

Questa attitudine all’ascolto di se stessi e dell’altro è evidente anche nel dialogo che il progetto instaura tra forme e stilemi della tradizione culturale italiana (il giardino e la musica barocca), se non veneziana (la musica antifonale e la tradizione organistica), con quelli di altre culture e latitudini (l’arte e la spiritualità buddhista), tra una rappresentanza nazionale e la partecipazione al progetto di Massimo Bartolini di musicisti e scrittori stranieri.

Due qui / To Hear Ã¨, infatti, il risultato più complesso e ambizioso di una pratica collaborativa usata con frequenza attraverso gli anni dall’artista. In un lungo processo di dialogo e scambio, curatore e artista hanno definito una rete di relazioni, che danno vita a un lavoro collettivo in cui vengono coinvolti artisti di diverse discipline e provenienze geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars (insieme al figlio Yuri Bryars), hanno contribuito alle opere sonore di Bartolini, mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa sono stati invitati a concepire nuovi testi per l’occasione, per diventare parte del Public Program.

 

Componendosi di opere scultoree, installative, sonore e performative, Due qui / To Hear propone un itinerario molteplice e multisensoriale. L’intervento, nato da un rispettoso dialogo con gli spazi del Padiglione – ai quali non è stata apportata nessuna aggiunta strutturale né alcuna forma di “display” – si presenta come un itinerario tripartito che si sviluppa in due direzioni equivalenti e invita lo spettatore a muoversi liberamente all’interno degli ambienti. Nella Tesa 2, per esempio, si viene accolti dalla statua in bronzo di un Pensive Bodhisattva, figura iconografica dell’arte buddhista che rappresenta un uomo che, raggiunta l’illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri uomini, abbracciando l’inazione. Questa statua è posta emblematicamente all’inizio di una lunga colonna poggiata a terra, linea di demarcazione che, dietro la fattezza architettonica, mostra la sua vera natura di canna d’organo producendo un suono prolungato. Il tempo sospeso introdotto dal Bodhisattva è quindi rafforzato da questa bassa vibrazione che suggerisce un tempo circolare.

 

Il percorso si sviluppa anche per tutta la Tesa 1, attraverso una complessa struttura di natura labirinticacostruita con materiali per ponteggi, il risultato di un sofisticato lavoro ingegneristico e musicale che rimanda alle macchine sonore barocche. La pianta di questo spazio attraversabile rievoca il disegno di un immaginario giardino barocco all’italiana. Un po’ come la fontana di questo giardino stilizzato, il centro dello spazio è occupato da una scultura circolare dal rigore minimalista (Conveyance, 2024). Quella che si presenta come una seduta intorno alla quale è possibile sostare e incontrarsi, è anche il punto dove poter contemplare i moti di un’onda conica. È questa oasi silente – cuore pulsante dell’intero progetto – che garantisce il miglior punto per ascoltare la composizione scritta per l’occasione da due musiciste tra le più riconosciute in ambito elettronico e sperimentale: Caterina Barbieri (1990, Italia) e Kali Malone (1994, Stati Uniti).

 

Un’ulteriore suggestione acustica è custodita dal Giardino delle Vergini incluso nel progetto del Padiglione: un coro per tre voci, campane e vibrafono composto da uno dei maestri della musica di ricerca e minimalista Gavin Bryars (1943, Gran Bretagna), insieme a suo figlio Yuri Bryars (1999, Canada). La composizione si ispira al testo del poeta argentino Roberto Juarroz (1925-95, Argentina) A veces ya no puedo moverme (Certe volte non riesco più a muovermi), che allude ad un essere umano che si percepisce come un albero ed è connesso al mondo attraverso radici, in un rapporto osmotico tra sé e l’altro “come se tutte le cose nascessero da me / o come se io nascessi da tutte le cose”. Un altro modo di suggerire possibili relazioni tra uomo e ambiente, dell’uomo come ambiente, che ritroviamo anche in Audience for a Tree (2024): uno spazio temporaneo creato da un cerchio di persone “piantate” intorno a un albero del giardino, in bilico tra atti di protezione e contemplazione. Nelle prossimità di questo teatro temporaneo, in alcuni momenti dedicati verranno performati due testi che rimandano al contesto del giardino e alla presenza di un albero, commissionati appositamente per il progetto alla scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa (1953, Italia) e al romanziere e poeta Tiziano Scarpa (1963, Italia) e che si svolgeranno all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del Public Program.

 

La mostra Due qui / To Hear Ã¨ accompagnata da un Public Program promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e curato da Luca Cerizza. Il programma si sviluppa in vari appuntamenti dentro e fuori gli spazi del Padiglione Italia ed è diviso in tre sezioni. La prima consiste negli eventi performativi che hanno luogo nei giorni di pre-apertura della Biennale Arte 2024 (16-17-18 aprile) e nel primo giorno di apertura pubblica (20 aprile); la seconda si caratterizza per eventi e incontri legati strettamente ai contenuti del Padiglione Italia e che si svolgono nei mesi di maggio, giugno, luglio e settembre (in collaborazione con Gaia Martino); mentre la terza comprende due progetti speciali di natura performativa e musicale che si terranno al di fuori del contesto veneziano: un evento che avrà luogo nel Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis a Mestre (VE) e una nuova performance sonora itinerante in Italia, appositamente concepita da Massimo Bartolini.









Friday, April 19, 2024

EDDIE MARTINEZ - Nomader

La Repubblica di San Marino partecipa alla 60. Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia con il progetto Nomader di Eddie Martinez, a cura di Alison M. Gingeras.  In esposizione, un nuovo corpus di opere dell'artista americano.

La biografia e i fondamenti concettuali dell'opera di Eddie Martinez presentano una stretta affinità con Stranieri Ovunque, il tema proposto da Adriano Pedrosa, curatore della Biennale Arte 2024. Martinez, infatti, è stato segnato da un'infanzia itinerante, priva di una convenzionale stabilità. Durante il periodo della sua maturazione, Martinez si è spostato con la famiglia da una regione all'altra degli Stati Uniti, da costa a costa, spesso più di una volta all'anno. L'inclinazione ad appropriarsi di frammenti di immagini e temi deriva quindi dal suo background nomade. Tracce dei diversi paesaggi attraversati durante la giovinezza compaiono occasionalmente nella sua iconografia, che accoglie porzioni di immagini provenienti da una vita itinerante, riviste e trasformate di opera in opera. Martinez si è sentito perennemente straniero, indipendentemente dal luogo di permanenza, fino a quando, da adulto, ha messo radici a Brooklyn.

Il disegno è stato l'elemento che ha dato continuità a Martinez nel corso della sua vita, avendo iniziato a praticarlo in giovane età. Anche quando era costantemente in viaggio, i materiali portatili gli hanno permesso di investire nel disegno come pratica di base, che da allora costituisce la spina dorsale del suo lavoro. Il disegno ha fornito a Martinez un senso di casa, dandogli conforto e permettendogli di esplorare la sua immaginazione; a sua volta, il disegno è diventato il motore generativo delle sue pratiche pittoriche e scultoree.

Il titolo Nomader sintetizza il rapporto di Martinez con le forme e le idee, passando dal disegno alla scultura e alla pittura, dalla figurazione all'astrazione e viceversa. Questo neologismo suggerisce sia il tema del nomadismo, fisico e culturale, sia un gioco fonetico sulla pronuncia americana che suona come "no matter" (non importa). Entrambi i significati risuonano con l'opera dell'artista e con il suo immaginario.














Thursday, April 18, 2024

GLASSTRESS 8½

Venezia - La Fondazione Berengo e Berengo Studio presentano GLASSTRESS 8½, a cura di Umberto Croppi alla Tesa 99 dell’Arsenale Nord di Venezia e alla Fondazione Berengo Art Space di Murano. 

“Quando abbiamo aperto la prima edizione di GLASSTRESS nel 2009, l’abbiamo fatto con il desiderio di creare una piattaforma in cui il pubblico potesse testimoniare l'enorme varietà di artisti contemporanei che lavorano con il vetro e il potenziale illimitato che questo mezzo racchiude” afferma Adriano Berengo, Presidente di Berengo Studio e di Fondazione Berengo, che prosegue: “Così come siamo cresciuti negli anni, anche GLASSTRESS Ã¨ cresciuta e sono felice che quest’anno la mostra ritorni a Murano con quest’edizione speciale per celebrare i 35 anni da quando ho fondato Berengo Studio nel 1989”.

In concomitanza con la 60. Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, GLASSTRESS ritorna nella sua sede originale, la vecchia fornace sull’isola di Murano trasformata in spazio espositivo dal 2009, con un’incursione alla Tesa 99 dell’Arsenale Nord.

Il titolo della mostra, in un omaggio a Fellini e al suo capolavoro che si impernia intorno al tema della creazione artistica, intende richiamare l’ottava edizione di GLASSTRESS alla Fondazione Berengo Art Space di Murano a cui si aggiunge un’edizione “espansa” dove il 1/2 indica le due grandi istallazioni inedite che sono allestite nello spazio della Tesa 99 all’Arsenale Nord.

Qui hanno trovato posto un’opera monumentale di Koen Vanmechelen un’installazione di Sabine Wiedenhofer. Completa il lavoro di Vanmechelen un suo intervento di fronte al Padiglione Venezia, all'interno dei Giardini della Biennale. 

A Murano sono in mostra circa 30 opere di artisti che hanno collaborato con lo Studio Berengo, la fornace creativa per il vetro che dal 1989 si caratterizza come uno spazio in cui gli artisti possono collaborare liberamente avvalendosi della competenza tecnica dei maestri vetrai dell’isola.

Sono tutte opere inedite, fra cui quelle di Monica Bonvicini (Venezia, Italia, 1965. Vive e lavora a Berlino, Germania), Tony Cragg (Liverpool, Gran Bretagna, 1949. Vive e lavora a Wuppertal, Germania), Nathalie Djurberg & Hans Berg (Lysekil, Svezia, 1978 e Rättvik, Svezia, 1978. Vivono e lavorano in Svezia e nel Regno Unito), Fariba Ferdosi (Teheran, Iran, 1976. Vive e lavora a Firenze, Italia), Ryan Gander (Chester, Gran Bretagna, 1976. Vive e lavora tra Suffolk e Londra), Marya Kazoun (Beirut, Libano, 1976. Vive e lavora a Venezia, Italia), Majida Khattari (Erfoud, Marocco, 1988. Vive e lavora a Parigi), Chila Kumari Burman(Bootle, Gran Bretagna, 1957. Vive e lavora a Londra), Alfredo Pirri (Cosenza, Italia, 1957. Vive e lavora a Roma), Laure Prouvost (Croix, Francia, 1978. Vive e lavora a Sint-Jans-Molenbeek, Belgio), Arne Quinze (Belgio, 1971. Vive e lavora a Sint-Marens-Latem, Belgio), Ayako Rokkaku (Chiba, Giappone, 1982. Vive e lavora tra Berlino, Porto, e Amsterdam), Thomas Schütte (Oldenburg, Germania, 1954. Vive e lavora a Düsseldorf, Germania).

GLASSTRESS Ã¨ un progetto di Adriano Berengo dedicato a promuovere le connessioni tra l’arte contemporanea e il vetro. A partire dal debutto nel 2009 come evento collaterale della Biennale di Venezia, negli anni GLASSTRESS ha fatto appassionare al mestiere tradizionale della soffiatura del vetro di Murano decine di artisti e designer di fama internazionale, che si sono cimentati nel creare suggestive e innovative opere in vetro con il supporto dei maestri di Berengo Studio. 

Le mostre GLASSTRESS sono state presentate in importanti musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, il Boca Raton Museum of Art, Florida, il London College of Fashion e The Wallace Collection a Londra, il Museo d'Arte Riga Bourse a Riga, il MillesgÃ¥rden Museum di Stoccolma, il Museum of Arts and Design (MAD) di New York, il Beirut Exhibition Center (BEC) a Beirut.









Wednesday, April 17, 2024

CELEBRATING UNIQLO ROMA - FROM TOKYO TO ROME

Apre finalmente a Roma nella Galleria Alberto Sordi di via del Corso, lo store di UNIQLO, brand giapponese famoso per i suoi piumini, per il suo cachemire accessibile, per i suoi capi casual e senza tempo e da qualche anno anche per i suoi marsupi colorati. Tre piani, circa 1300 metri quadri che oggi hanno ospitato un pre-openng party magistralmente  organizzato da Monica Re dell’omonimo studio di Pubbliche Relazioni di Milano con folla di invitati chiamati all’appello dalle pr romane Benedetta Lignani Marchesani e Caterina Mancinelli Scotti coinvolte per l’occasione, dove tra un sorso di sake e il dj set al piano superiore potevi guardare e acquistare i tantissimi capi esposti. Al piano inferiore Re Uniqlo è l'angolo che consente con un attitude sostenibile, di dar nuova vita ai capi da riparare.
 Tadashi Yanai, presidente e fondatore di Uniqlo, che in soli 40 anni è riuscito a trasformare la piccola sartoria del padre nel terzo retailer globale, nel 2019, dopo l'apertura del primo store in Italia a Milano in piazza Cordusio aveva espresso il desiderio di poter aprire altri negozi nel nostro paese. Ebbene quest'anno ne inaugura ben due, perché dopo Roma aprirà un secondo store a Milano in Piazza Gae Aulenti. Intanto domani 18 aprile nella capitale il brand giapponese aprirà al pubblico e i primi 500 consumatori con un acquisto minimo di 50€ avranno una shopper in edizione limitata disegnata in collaborazione con il brand Tokidoki e verrà offerta loro una colazione ideata dal pasticcere romano Fabrizio Fiorani.














 



















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