Thursday, November 29, 2018

VS.CARAVAN- TRA ARTE E BOXE

Milano- Oggi ore 18.00, alla Palestra Visconti dell’ARCI Bellezza di Milano, si terrà l’inaugurazione del progetto VS. CRAVAN, a cura di Elisabetta Longari – con il patrocinio del Comune di Milano – dedicato al rapporto tra pugilato e arte. VS. CRAVAN viene presentato in occasione dei cent’anni dalla scomparsa dell’artista-pugile Arthur Cravan e in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della sede della palestra di boxe che fu La Lombarda, dove Luchino Visconti girò Rocco e i suoi fratelli, ora Palestra Visconti, al Circolo ARCI Bellezza, storico luogo di ritrovo popolare milanese. La serata vedrà l’opening della mostra VS. CRAVAN, a cura di Elisabetta Longari, con opere di Ivo Bonacorsi, Petr Bystrov, Mimmo Capurso, Luigi Castiglioni, Gianluigi Colin, Andrea Contin, Nino Crociani, Franko B, Cesare Fullone, Andrea Galvani, Omar Hassan, Elena Kovylina, Mimmo Lombezzi, Antonio Marras, Paul Pfeiffer, Camilla Rocchi, Michael Rotondi, Riiko Sakkinen, Arianna Summo, Giovanni Testori e Maria Cristina Vimercati, che resterà aperta fino al 6 dicembre. Sulle orme della leggenda di Arthur Cravan – poeta e boxeur venerato dai Dadaisti e dai Surrealisti di cui cade quest’anno il centenario della misteriosa scomparsa – VS. CRAVAN ruota attorno a una serie di eventi di diversa natura, tra cui performance, dibattito, musica, cinema e opere d’arte di artisti contemporanei e del passato, che troveranno la loro collocazione ideale negli spazi della palestra dell'ex Pugilistica Lombarda, ora Palestra Visconti, al Circolo ARCI Bellezza di Milano, dove Luchino Visconti girò nel 1960 le scene di boxe del film Rocco e i suoi fratelli ispirandosi alla raccolta Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, scrittore e artista presente anche in mostra con uno dei suoi dipinti dedicati al pugilato.
Riiko Sakkinen

Nino Crociani

Omar Hassan

Mimmo Lombezzi

Antonio Marras

Camilla Rocchi

Michael Rotondi

Giovanni Testori


Wednesday, November 28, 2018

COLLAGE VINTAGE

Bologna-ONO arte contemporanea  presenta “Collage Vintage: serigrafie di Maria Grazia Preda”, la prima mostra italiana di serigrafie tratte dai collage di Maria Grazia Preda. Le opere di Maria Grazia Preda utilizzano il collage, l’arte del recupero creativo di riviste e manifesti, e ci restituiscono l’immaginario di un decennio rimasto nelle nostre menti come un periodo di rinascita economica e sociale, rileggendolo però in chiave contemporanea attraverso una sottile e pungente ironia. Gli anni Cinquanta, sotto forma di riviste originali d’epoca pubblicate in Italia, sono infatti il bacino da cui l’autrice attinge: immagini, loghi, parole stampate diventano così gli elementi minimi che, ricombinati, danno vita a nuove storie che solo all’apparenza possono sembrare frivole. L’elemento testuale infatti, anche esso recuperato dalle stesse riviste da cui provengono le immagini, fa da contraltare introducendo un elemento visivamente assonante ma concettualmente dissonante in grado di trasformare stereotipati modelli di femminilità borghese in donne tridimensionali e contemporanee, sagaci, volitive e sicure di ciò che vogliono. Il lavoro di Preda, nato appunto come singoli collage in pezzi unici, per la prima volta viene riprodotto con la tecnica della serigrafia e presentato in esclusiva per la prima volta da ONO arte.
ONO arte contemporanea
via santa margherita 10. I-40123 bologna



Monday, November 19, 2018

AMELIE VON WULFFEN- GALLERIA GIO' MARCONI

Milano-Dal 15 novembre fino al 19 gennaio la galleria Gió Marconi presenta Ragazze dietro le sbarre (Mädchen hinter Gittern) una mostra di nuovi lavori dell'artista tedesca Amelie von Wulffen, sua seconda personale con la galleria. Le opere più recenti di Amelie von Wulffen raccontano la sua lunga analisi della pittura come un medium che l’artista spesso sembra sperimentare senza consapevolezza di sé. Von Wulffen venera la pittura, più di qualsiasi altro approccio alla creazione artistica, per la sua storia e attinge a questo medium dall'interno, prendendone in prestito i capitoli meno eccellenti. Le opere in mostra sono permeate dal gusto della pittura di genere, come quando von Wulffen accosta le bucce di limone ricurve, tipiche delle nature morte olandesi, alle pennellate filamentose dell'Espressionismo. Von Wulffen utilizza la schiettezza della tonalità marrone, peculiare della tavolozza tedesca - dalla pittura di genere del XVIII secolo fino ad Anselm Kiefer - come se fosse un genere tutto suo. Von Wulffen non tralascia nemmeno i gradi più bassi della pittura - nelle sue opere si leggono brani chiaramente ispirati ai prodotti di massa, come i quadri-suovenir, che si trovano nelle località di villeggiatura. In Der Nackte im Park (Il nudo nel parco), le immagini sono dipinte una sull'altra senza sosta, come in una sorta di tic compulsivo. Un angolo di strada e un paesaggio autunnale sono i soggetti principali della tela. Al centro un nudo sta raccogliendo un'arancia. Queste sono le tipiche cose che i bambini pensano che gli artisti dipingano, ma non è quello che fanno davvero. Nel dipingere questi soggetti, von Wulffen si concede una breve pausa dalla realtà e illustra il divario tra le diverse possibilità di comprensione del medium. La pittura ha spesso un dominio più ampio e variegato rispetto a quello che solitamente le riconosciamo ed è chiamata ad agire in una miriade di contesti, molti dei quali sono stati effettivamente ostracizzati, ma non nell’opera di Amelie von Wulffen. Una natura morta - Kinder, Hunde, Silber (Bambini, cani, argento) – presenta gli elementi caratteristici del genere: la brocca d’argento, i bicchieri e la bottiglia di vetro, il limone sbucciato a metà; ma sono due fotografie incorniciate a svelare l’ambientazione contemporanea. Sono di quelle che si trovano nelle case di periferia: teneri bambini in posa, cani dipinti. La sensazione è la stessa di un fratello o una sorella che chiamano per parlare di una questione familiare senza senso quando qualcuno cerca di masturbarsi. Im Todestrakt (Nel braccio della morte) mostra la scena di una sobria cena attorno ad un tavolo. Appollaiata in un angolo, una donna sta mangiando un gelato e guardando una serie che parla di detenuti nel braccio della morte. La realtà sembra interrompere la fantasia, o vice versa. Forse ignorare la realtà è una nuova forma di condivisione. In un'altra opera un volto isterico chiede se abbiamo visto il nuovo House of Cards. Questo dualismo corre attaraverso la pittura di Amelie von Wullfen come un treno di pensieri conflittuali, oscillanti tra impulso e razionalità, repressione e apparenza, individuale e universale. Le decisioni difficili sono messe da parte per lasciare spazio alla scelta del gusto di Magnum o dello show su Netflix. Ragazze dietro le sbarre (Mädchen hinter Gittern) dipinge un ritratto non solo della lunga e ampia storia della pittura, ma dell’interiorità individuale, dove ciascuno di noi trascorre la maggior parte del suo tempo.



Tuesday, November 13, 2018

LA CULTURA VA DI MODA - SPAZIO NONOSTANTEMARRAS

Milano-Dall' 8 novembre, lo spazio NonostanteMarras presenta la mostra La cultura va di moda, nata nell’ambito del progetto della Casa Editrice Zanichelli rivolto alla sensibilizzazione sulla lingua, italiana e straniera. Il progetto “La cultura va di moda” è iniziato a ottobre 2018 direttamente sui marciapiedi di varie città italiane, promuovendo in forma di graffiti urbani con l'hashtag #laculturasifastrada, occasioni di riflessione sulle capacità di espressione, confermando l’editore nel proprio ruolo di educatore e divulgatore. Ma la cultura è anche moda e arte: dalla strada alla passerella e Zanichelli ha chiesto ad Antonio Marras di plasmare il vocabolario di italiano per eccellenza: lo Zingarelli. Un connubio inedito accomunato dalla volontà di diffondere la cultura e dalla convinzione che, come dichiara lo stesso Marras: “La cultura non è mai andata fuori moda. È qualcosa di così connesso con la nostra esistenza che non se ne può fare a meno. È come l'aria. Credo che il mio lavoro implichi un'aderenza alla realtà e quindi alla cultura che ci circonda. Quel che ho provato a fare nel tempo è far dialogare questa disciplina che è la moda con altre discipline: arte, danza, poesia, cinema, teatro, letteratura.” Il risultato sono 16 opere d'arte originali nelle quali la materia del vocabolario è stata trattata e fusa con altri elementi. Antonio Marras, motiva con entusiasmo questo progetto e aggiunge: “L'urgenza di tradurre in segno quel che c'è intorno e dentro di me, nel tempo, si è fatta sempre più pressante… Un foglio bianco, piccoli spazi di pagine già scritte, quaderni usati, vecchie copertine di libri, carta o cartone, cartoline, brandelli di stoffa, tutto chiede di essere riempito. Da incosciente quale sono un vocabolario diventa l’oggetto ideale per raccontare, fuori dalle righe, fuori dai margini. Linee, disegni, pasticci, garze, fil di ferro, cemento, occhi di bambola, soldatini, bruciature, spine, suture, bulloni, trasferibili, sono le mie parole inespresse, il codice attraverso cui si materializza il mio mondo. Accumuli, stratificazioni, assemblaggi si oppongono a levare, sottrarre, ridurre. Lottano contro la platitude, la piattezza, la banalità, il luogo comune. Vince l’eccesso, l’eccentricità.” Per l'occasione negli spazi di Nonostante Marras sarà allestito un vero e proprio percorso museale in cui le 16 opere, protette da teche, saranno visibili fino al 21 novembre.
Virginia Woolf - Antonio Marras ©daniela zedda

Adele Hugo - Antonio Marras ©daniela zedda 

Annemarie Schwarzenbach -Antonio Marras ©daniela zedda

Antonia Pozzi - Antonio Marras ©daniela zedda

Camille Claudel - Antonio Marras ©daniela zedda

Diane Arbus - Antonio Marras ©daniela zedda

Emily Dickinson - Antonio Marras ©daniela zedda

Eva Calvino Mameli - Antonio Marras ©daniela zedda 

Francesca Woodman -Antonio Marras ©daniela zedda

Frida Kahlo - Antonio Marras ©daniela zedda 

Isadora Duncan - Antonio Marras ©daniela zedda 

Lilya Brik - Antonio Marras ©daniela zedda

Paska Devaddis -Antonio Marras ©daniela zedda

Pina Bausch - Antonio Marras ©daniela zedda

Monday, November 12, 2018

THE WESTERN BOOTS

The western boots originated in the American Southwest during the mid-1800s, and since have remained extremely popular. Today, these boots are worn by both men and women, and not just in the United States. There are two basic styles of cowboy boots, western (or classic), and roper.Classic cowboy boots are the most common and iconic of all western boots. These boots have an angled heel of intermediate height. The shaft of most cowboy boots usually reaches to about mid-calf. Cowboy boots are normally made from cowhide leather but are also sometimes made from "exotic" skins such as alligator, snake, buffalo..The toe of western boots was originally rounded or squared in shape. The narrow pointed toe design appeared in the early 1940s. A newer design, the "roper" style, has a short boot shaft that stops above the ankle but before the middle of the calf, with a very low and squared-off "roper" heel, shaped to the sole of the boot, usually less than one inch high. Roper boots are usually made with rounded toes, but, correlating with style changes in streetwear, styles with a squared toe are seen.
 The shoes designers took inspiration from these boots..take a look here below at my selection:
TOP: Alexa Chung €480 - AllSaints -  €285 - Asos Design €130 - Country Outfitters $420 - Dolce&Gabbana €895
DOWN: Fendi €990 - Ganni €519 - Givenchy  €995 - Isabel Marant €920 - Joseph €595

TOP: MCQ Alexander McQueen €525 - Miu Miu €780 - MM6 Maison Margiela €590 - Prada €980 - Saint Laurent €895
DOWN: Top Shop €130 - The Texan Boots Company $750 - Zara €149 - Zimmerman €950 - Asos Design €54

Tuesday, November 6, 2018

EVITA ANDUJAR E DALILA BELATO -RvB ARTS

Roma-Giovedì 8 e venerdì 9 novembre, RvB Arts presenta STOLEN SELFIES, la mostra personale dell'artista spagnola EVITA ANDÚJAR, e BUTTERFLY, la mostra personale della scultrice siciliana DALILA BELATO, in un ipotetico arco che unisce due sponde del Mediterraneo, ricche di suggestioni e modalità espressive volte al recupero del genere figurativo. Stolen Selfies è dedicata agli ultimi quadri di Evita Andújar che intende continuare a riflettere su come la rete pervade la nostra vita personale e su come la comunicazione sovrasta l'identità, con il suo flusso continuo e incessante di dati e la sua dinamica anarchica. Andújar ora si appropria di alcune immagini - postate su Instagram - vuote di contenuto, le porta alla sua dimensione 'liquida' e le carica con il proprio vissuto personale. Il suo intento è quello di mettere in discussione l'importanza dell'apparire e non dell'essere. L'immediatezza della tecnica e la ruvidità della tela di juta le permettono di creare opere in cui le figure si formano attraverso audaci passaggi di colore. In tal modo l'artista porta in superficie una realtà all'apparenza sfavillante e multicolore, dove tutto è giocato sul piano dell'instabilità. L'immagine che ne risulta appare doppia e traslata, come in continua ridefinizione. La ritualità ed intimità dei momenti rappresentati vengono registrati con una gestualità decisa e frenetica, lucida e tagliente. Butterfly presenta le nuove sculture di Dalila Belato. La scultrice siciliana si dedica allo studio dell'anatomia umana, realizzando opere raffiguranti parti del corpo – come visi, piedi e mani – reinventando un linguaggio universale in modo personale, innovativo e ironico. Per certi aspetti, le sue opere si assestano nel filone del realismo, nel senso che, pur nella brillantezza e candore del materiale, si spingono a riprodurre anche le più minute particolarità della pelle, arrivando nei volti a catturare, come un'istantanea, espressioni di grande vitalità. Allo stesso tempo, sovrappone all’umano il mondo degli insetti, in particolare le farfalle…Ocra, terra bruciata, turchesi, a dozzine ricoprono il capo di una donna, colta in un sorriso appena abbozzato; la loro presenza soave e delicata allude tanto al processo stesso di trasformazione, sia fisica che, per traslato, spirituale, quanto ad un mondo altro. Le sue opere coniugano e avvicinano questi due universi, sottolineando in particolare la complessità e perfezione formale di quello animale, caratterizzato da colori brillanti e accesi.
Fino al  4 dicembre

RvB Arts - Via delle Zoccolette 28, 00186 Roma






Friday, November 2, 2018

WEED PARTY III

Torino- Sabato 3 Novembre 2018, al PAV Parco Arte Vivente, nella cornice di Artissima, verrà inaugurata la prima personale italiana dell’artista cinese Zheng Bo (Pechino 1974). La mostra, a cura di Marco Scotini, aprirà la nuova stagione espositiva dedicata, in particolare, al rapporto tra ecologia e arte nel continente asiatico. Intitolata Weed Party III, la mostra è pensata appositamente per il PAV e si confronta con specie vegetali del territorio piemontese. Attento indagatore del rapporto tra piante, società e politica, Zheng Bo, è tra i più interessanti artisti cinesi dell’ultima generazione. Presente a Manifesta 12 a Palermo, è reduce della seconda Yinchuan Biennale e coinvolto nella prossima Taipei Biennale, che aprirà in novembre. Nella sua serie di opere Propaganda botanica, Zheng Bo fa ricorso a slogan storici marxisti che ricrea con l’uso di elementi vegetali in modo da espandere nozioni come “uguaglianza”, “lavoratore” o “socialismo” oltre la sfera dell’umano. Il suo ultimo slogan “Earth Workers Unite”, concepito per Yinchuan Biennale e costituito di 370 piante di pioppo, lasciava aperta la possibilità di una doppia interpretazione: non tanto che fossero i lavoratori del pianeta Terra ad unirsi tra loro (secondo la versione ortodossa), quanto che diventasse possibile l’associazione tra Terra e lavoratori contro lo sfruttamento comune. Il Weed Party concepito per il PAV si pone come il terzo appuntamento dopo il giardino d’erbacce e terra realizzato per l’interno del Leo Xu Projects di Shanghai nel 2015 e il lavoro sulle felci per TheCube Project Space di Taipei nel 2016. In questa serie di episodi espositivi, Zheng Bo indaga il rapporto (ben oltre la metafora) tra il carattere incontrollabile dei movimenti politici spontanei e il potere infestante e inestirpabile delle piante cosiddette parassitarie. La possibilità di disseminarsi e di riprodursi continuamente, la capacità di resistere a lungo e in condizioni sfavorevoli, il fatto di rappresentare una minaccia per il campo coltivato, sono tutti attributi che connotano le forme di vita tanto delle insorgenze attiviste che delle specie vegetali rispetto all’ecosistema in cui viviamo.







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