Monday, February 25, 2013

NEW SOUND: INTERVIEW WITH RHÒ


di
Matteo Antonaci

Foto: Marta Tagliavia 

Acquario.Classe 1982. Barba folta ed occhi chiari da cantautore nordico, un gusto personalissimo nel vestire, una serie di tour e di collaborazioni importanti alle spalle e un disco dal titolo impegnativo quanto evocativo: Kyrie Eleison. Rocco Centrella, in arte Rhò, compone nella sua cameretta, orchestra autonomamente melodie acustiche orientate al folk a sonorità elettroniche, accompagnandole a testi intimi e lirici, come piccole preghiere in un tempio personale e mai religioso, composto da fiati, sospiri e casse dritte. Lo incontriamo a Monti, quartiere romano, in un pomeriggio invernale e dal sapore natalizio dopo aver ascoltato ripetutamente il suo disco ed assistito ai suoi live. Pensiamo a pochissime foto. Lui porta golfini e accessori disegnati e realizzati da mamma e zia, e, prestandosi ai nostri obiettivi ci racconta il suo progetto.
Come è nato Kyrie Eleison? 
Kyrie Eleison nasce dall’esigenza di raccogliere il lavoro che ho sviluppato in questi anni. Ho capito di essere pronto a questo passo dopo la mia partecipazione a Pitti Uomo nel 2012. Mi sono ritrovato a suonare per sei ore di fila in uno spazio museale pieno di dipinti del Quattrocento. Dalla sonorizzazione di un ambiente così evocativo sono nate quelle sonorità oggi presenti nei miei live. Le voci che si incrociano e sovrappongono come strumenti, il crescendo liturgico che caratterizza i miei brani, nasce da quella precisa esperienza. Per Kyrie Eleison ho ricercato questo mood. Così ho scritto nuovi pezzi e arrangiato nuovamente i brani scritti prima di questo momento.
Perché hai scelto questo titolo? 
Kyrie Leison è una formula liturgica che è stata adottata dalla tradizione cattolica. Il significato che do a questa parola non è religioso ma spirituale. E’ un ammissione di colpevolezza ma allo stesso tempo una promessa nei confronti di qualcuno o di qualcosa: non sbaglierò più. Io mi rivolgo a qualcosa di molto sovrannaturale, la mia vocazione a fare musica.
Il tuo album è stato scritto interamente all’interno della tua cameretta. Perché questo spazio? 
Lavorare all’interno di una cameretta è stato per me un percorso quasi fisiologico. Durante l’esperienza con i Metem nutrivo il desiderio di raccontare qualcosa di distante da me. Il sound e ciò che scrivevo con la band erano ispirati a paesaggi distanti, al Nord Europa, una dimensione in cui avrei voluto vivere e verso cui tendevo. Rhò ha bisogno di qualcosa di più piccolo e concreto; di stabilizzarsi in un posto. La mia stanza è il posto in cui posso sperimentare liberamente ma anche il luogo che maggiormente parla di me.
Come si declina nelle tracce dell’album questa idea di cameretta? 
La canzone che probabilmente si lega maggiormente a questa idea di spazio domestico è 3000 Birds. La musica del pezzo nasce da una collaborazione per una sfilata di moda. Ma non volevo morisse in quell’occasione. In quel periodo stavo traslocando da un appartamento in Via Tiburtina ad uno a S.Giovanni. Il testo del pezzo parla proprio del separarsi da uno spazio in cui sono nati dei pensieri e delle esperienze per andare da un’altra parte. Nella mia stanza avevo degli stencil che rappresentavano uno stormo di uccelli. Gli ho staccati tutti per portarli con me nella nuova casa. Il testo di 3000 Birds nasce da questa semplicissima azione.  
Quali sono in ambito artistico i punti di riferimento di Rhò?
Un musicista che apprezzo molto al di là di motivi prettamente musicali è Sufjian Steven. Lui ha concepito un sistema di produzione musicale totalmente distaccato dalle major. Produce musica come se fosse la cosa più facile del mondo. Produce cose talvolta semplicissime ma riuscendo sempre a renderle personalissime in maniera naturale

Come percepisci la situazione della musica indipendente romana?
Da un anno e mezzo a questa parte pur non avendo dei mezzi e un supporto manageriale sto suonando spesso a Roma. Credo sia un momento di forte fermento. Iniziano a nascere dei luoghi in cui gli artisti si possono esibire e far conoscere al giusto pubblico progetti come il mio. Si instaurano numerose collaborazioni e questo prima era molto difficile. Incrocio storie dentro Roma e tra Roma e Milano. Questa facilità di scambio mi fa pensare che a Roma finalmente la situazione si sta sbloccando. Il pubblico entra in sintonia con il mio lavoro anche se è in inglese. Partirò tra non molto per un piccolo tour europeo e cercherò di capire come verrà accolto il mio disco.
Il prossimo live set di  Rhò sarà  martedì 27 febbraio al Forte Fanfulla di Roma, nell'ambito di Surrounding, l'appuntamento mensile dell'etichetta romana Disasters By Choice. Noi ovviamente saremo in prima fila.

1 comment:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...