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Wednesday, June 4, 2025

MARION BARUCH UN PASSO AVANTI TANTI DIETRO

 Il Museo Novecento di Firenze annuncia la proroga della mostra Marion Baruch. Un passo avanti tanti dietro che rimarrà visitabile negli spazi del museo fiorentino e di Manifattura Tabacchi fino all'8 ottobre 2025.

 

La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la più ampia retrospettiva di Marion Baruch (Timisoara, 1929) in un’istituzione italiana e rende omaggio a un’artista instancabile e cosmopolita, nata in Romania ma vissuta tra Israele, Francia e Italia.

 

“Un’artista che indaga il tempo presente, in tutte le sue contraddizioni” ha detto l’assessore alla cultura Giovanni Bettarini. “La società dei consumi, il patriarcato, il tema del lavoro e quello del femminismo. Anche le discipline e le tecniche utilizzate sono varie e molto diverse tra loro. Siamo felici di ospitare un’artista che si muove tra discipline e temi diversi, tenendo sempre focalizzata la sua attenzione sulle trasformazioni della società che viviamo, accompagnandoci nella sua complessità”


Fino allì 8 ottobre 2025






Friday, May 2, 2025

Street Levels Gallery presenta la prima mostra personale di Guerrilla Spam

 “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo, del cosmo amazzonico e del serpente arcobaleno, di segni rupestri ma anche delle mani di Gargas, di arcaici simboli europei o africani e aborigeni, di spirali, croci e filetti, di omini a U, di sirene, cariatidi e canopi, del tuffatore e certamente del giovane che pesca sul kylix di Ambrosios”

in breve “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo e altro ancora”

mostra personale di Guerrilla Spam

a cura di Street Levels Gallery

Street Levels Gallery presenta

la prima mostra personale di Guerrilla Spam

 

Un viaggio immersivo nella loro ricerca artistica a quindici anni dall’esordio a Firenze.

Il progetto espositivo ha inizio con le perdute pitture di Pontormo nella Basilica di San Lorenzo per indagare e rappresentare culture e mondi lontanissimi.

In mostra trenta opere inedite, bozzetti e una installazione

dal 3 maggio all’8 giugno a Firenze. 

Negli spazi espositivi della galleria, in via Melegnano 4r a Firenze. La mostra, dal titolo enciclopedico tutto da esplorare, “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo, del cosmo amazzonico e del serpente arcobaleno, di segni rupestri ma anche delle mani di Gargas, di arcaici simboli europei, africani o aborigeni, di spirali, croci e filetti, di omini a U, di sirene, cariatidi e canopi, del tuffatore e certamente del giovane che pesca sul kylix di Ambrosios”, propone oltre trenta opere inedite, tra cui tavole dipinte, bozzetti, installazioni, disegni e incisioni.

 

L’esposizione è un’occasione unica per ripercorrere le ricerche e gli studi che il collettivo, nato a Firenze nel 2010 e oggi parte integrante della scena artistica torinese e internazionale, ha proposto al pubblico in questi quindici anni di intensa e variegata attività. Il progetto nasce nel 2015 con lo studio del perduto ciclo di affreschi realizzato dal pittore Jacopo Carrucci, detto il Pontormo, nel coro nella Basilica fiorentina di San Lorenzo intorno al 1530. Un’opera di cui oggi non abbiamo tracce visibili, ma che sappiamo essere stata piuttosto controversa, come dimostrano le parole del pittore e storico Giorgio Vasari: “cose così strane e difficili” e “fuori di ogni regola”.

 

Anni di ricerca, studi, stimoli e riflessioni si concretizzano oggi in un’esposizione poliedrica che, partendo dalla maniera del pittore cinquecentesco, si apre verso “mondi lontanissimi”, per raccontare simboli e iconografie di epoche e culture diverse, lontane per tempo e spazio. Il pittore è l’intro di una ricerca, il punto di partenza per un viaggio immaginario tra Oriente e Occidente.

 

Il progetto espositivo “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo e altro ancora” si sviluppa seguendo tre aree tematiche: ombra, luce e colore, corrispondenti a uno stato iniziale, un cambiamento e una fase finale. Questa suddivisione prende forma nel percorso espositivo attraverso tre cicli: il ciclo di opere nere (fase dell’ombra-stato iniziale), il ciclo di opere bianche (transizione della luce-cambiamento), e il ciclo di opere a colori (fase finale).

 

Sottilissimo e raffinato il passaggio tra una fase e l’altra che avviene grazie a una reiterata interazione, così le opere nere contengono una parte bianca e quelle bianche una parte di colore, a sottolineare il procedere continuativo e consequenziale. Lo stile pittorico è quello tipico della produzione artistica di Guerrilla Spam, con uno spiccato simbolismo, molteplici figure stilizzate e segni incisivi che si stagliano su ampie campiture.

 

Visitando la mostra lo spettatore intraprende un percorso fisico, nelle sale, e conoscitivo fatto di riferimenti e citazioni di vario genere: letterarie, filosofiche e musicali, in cui alla parola è riconosciuto uno spazio e una valenza imprescindibile. Le opere appaiono come un connubio di immagini e testo, in cui il titolo è parte stessa dell’opera perché la completa e la introduce allo spettatore contestualizzandola e svelandone ragionamenti e riflessioni nascoste.

 

La mostra si apre con “Il marinaio Sinbad ascolta la storia”, l’incipit di un racconto, e si conclude con l’opera più piccola, appena 10x20 cm, di “In Oriente il Gran Khan gli dirà che la freccia è diversa dall'arco, e che il bersaglio si muove continuamente”, tratto dalla canzone Marco Polo del cantautore Flavio Giurato. Un finale aperto che, come nelle parole che chiudono la canzone, ci pone davanti alla vastità del mare, orizzonte di mondi lontanissimi.

 

“La mostra personale di Guerrilla Spam- sottolinea Sofia Bonacchi, CEO Street Levels Gallery- inaugura un nuovo ciclo espositivo nel nuovo spazio di Street Levels Gallery e sancisce la capacità di questa realtà espositiva nel restituire al pubblico le molteplici, spesso contraddittorie, sfaccettature dell’arte urbana. Un’adesione autentica a un movimento che, nel panorama culturale italiano, continua troppo spesso a essere frainteso, strumentalizzato o relegato ai margini. Con questa mostra Street Levels Gallery ribadisce una sua precisa postura culturale: non assecondare l’arte che consola, ma sostenere quella che interroga, che disarma, che apre varchi. Un’arte che non si accontenta di essere superficie, ma che si fa atto, resistenza, trasformazione”.


Street Levels Gallery, via Melegnano 4-4R, Firenze

 3 maggio – 8 giugno 2025






Friday, June 21, 2024

Louise Bourgeois - Do Not Abandon me

Firenze - Aprirà al pubblico dal 22 giugno al 20 ottobre 2024. Due eccezionali mostre – Do Not Abandon me e Cell XVIII (Portrait) – che impegneranno il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti, consolidando la collaborazione avviata negli ultimi anni tra le due istituzioni. Un progetto che porta per la prima volta le opere di Louise Bourgeois (Parigi, 1911 - New York, 2010) a Firenze costruendo un significativo rapporto di osmosi tra le sue creazioni e il contesto espositivo. Cifra sempre ricorrente nelle mostre del Museo Novecento che dal 2018 ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione dei linguaggi artistici moderni e contemporanei in città, in stretta collaborazione con le maggiori istituzioni museali fiorentine.

 

In concomitanza con il decimo anniversario dalla sua apertura, il Museo Novecento celebra dunque Louise Bourgeois, una delle protagoniste assolute dell'arte del XX e XXI secolo, con la mostra Do Not Abandon Me curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation. Pensata in stretto dialogo con l'architettura delle Ex Leopoldine - complesso dalla forte vocazione sociale gestito per secoli da comunità interamente femminili - l'esposizione darà modo di apprezzare dal vivo  quasi cento opere dell'artista, tra cui molte su carta, tra gouache e disegni, realizzate negli anni duemila oltre a sculture di varie dimensioni, in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali. Grande attesa, inoltre, per SpiderCouple (2003), una delle creazioni più celebri ed emblematiche della Bourgeois, che verrà installato nel cortile del museo.


La mostra Do Not Abandon Me  occuperà quasi per intero l'edificio delle Ex Leopoldine, tra le sale al piano terra e al primo piano. Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino. Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell'abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future. La maternità e le inquietudini ad essa correlate erano al centro della concezione che Bourgeois aveva di sé stessa. Allo stesso tempo, man mano che la vecchiaia la rendeva più fragile e più dipendente dagli altri, uno spostamento inconscio verso la madre ha caratterizzato nuovamente il suo lavoro. Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un'iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori. Per realizzarle Bourgeois lavorava "bagnato su bagnato", il che significava rinunciare a un certo controllo sul risultato finale per accogliere il gioco del caso e del destino. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all'interno delle gouache i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico. Particolarmente interessante è la collaborazione di Louise Bourgeois con l'artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963).  In mostra verrà presentata una serie di sedici stampe digitali su tessuto intitolata Do Not Abandon Me (2009-10), nata dall'incontro tra le due artiste.   Il chiostro del Museo ospiterà Spider Couple (2003), uno dei celebri grandi ragni dell'artista, realizzato in bronzo. La mostra sarà inoltre completata dall'esposizione di due importanti installazioni: Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006), una delle Celle dell'artista, verrà presentata in una sala al piano terra del museo. L'opera Cross (2002) sarà presentata altresì nella ex chiesa dell'edificio rinascimentale, dove a suo tempo era proibito l'ingresso alle donne durante le celebrazioni dei riti religiosi.


Attraverso la sua arte, Louise Bourgeois ha indagato le complesse dinamiche della psiche umana e ha spesso affermato che il processo creativo era una forma di esorcismo: un modo per ricostruire ricordi ed emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa. Sebbene si sia dedicata ampiamente alla pittura e al disegno, nel corso degli anni sarà soprattutto la scultura a costituire una parte fondamentale del suo lavoro, tutto incentrato su elementi autobiografici, tensioni e traumi familiari, spesso rielaborati in chiave metaforica. Si ammanta di carattere fondativo soprattutto il complesso rapporto con i genitori: legami interrotti o mai recisi, trasposti da Louise Bourgeois in numerose opere che narrano l'esperienza sconvolgente dell'abbandono e il desiderio di connettersi. Il suo mondo, fatto di intensità emotiva e ossessioni, trae ispirazione dall'inconscio, cercando di esprimere l'indicibile. Bourgeois si apre così a una poetica del perturbante, in grado di esorcizzare traumi e inibizioni. Straordinaria è la varietà dei mezzi e delle tecniche impiegate, una fertilità e curiosità nello sperimentare che pone Louise Bourgeois a fianco dei grandissimi artisti del secolo scorso. Fino agli ultimi giorni della sua lunghissima carriera, non è mai stata inattiva, né ha esaurito la sua curiosità intellettuale e la sua energia creativa in percorsi e obiettivi continui e ben definiti.    




Friday, April 12, 2024

KRAITA 317 - “The Journey is Everything”

Firenze - “The Journey is Everything” è il titolo della prima mostra personale di Kraita317, uno degli street artist più talentuosi e prolifici della scena fiorentina e italiana: oltre 50 opere inedite e 3 produzioni stampa artigianali per raccontare un percorso artistico e individuale. 

 Kraita317 si racconta al pubblico attraverso un viaggio metaforico, a bordo di un treno alta velocità, che guida lo spettatore in un percorso immersivo, stazione dopo stazione, nell’evoluzione personale e artistica dello street artist: punto di partenza la città di Firenze, dove approda definitivamente nel 2018 arrivando dalla nativa Romania. In questa città l’artista inizia a esplorare le strade e ne riceve stimoli e input, che vanno a comporre un giornaliero viaggio fisico e una costante ricerca interiore. Ne nascono quesiti, dai quali emerge unimpellente esigenza di comunicazione che si manifesta attraverso una prolifica e costante semina nelle strade che lartista percorre.

 

Fermata dopo fermata Kraita317 racconta attraverso le sue opere unesplorazione intima, di sempre nuove destinazioni espressive: le creazioni si fanno testimoni e portavoce di un dialogo silenzioso ma eloquente, dove a raccontarsi sono i sentimenti e le emozioni. Nei dipinti si concretizzano i diversi stati danimo e si manifestano i pattern che popolano il suo quotidiano, modelli che talvolta riemergono sotto nuove vesti a distanza di anni.

 

Proseguendo, da una narrazione che impiega luso del figurativo e dove inizia a definirsi il principio delle scelte cromatiche, si approda a un periodo incentrato sullo studio della prospettiva e della geometria: uno stile optical che coniuga il colore a elementi geometrici e illusioni prospettiche. I corpi divengono forme dalle campiture piatte dominate dal nero, rosso e blu, talvolta legate a frasi trascritte allinterno delle opere stesse.

 

L’approdo odiernogià visibile in Different Might be Everything”, Ã¨ un’espressione artistica che richiama l’astrattismo e abbatte i limiti della narrazione convenzionale. Kraita317 ha rimosso dalla sua produzione elementi figurativi evidenti, per arrivare a soluzioni estetiche che sintetizzano forme fluide e geometriche, segni di grafite e colori primari.

The Journey is Everything” è più di una raccolta di opere, è un viaggio nel quale Kraita317 ci mostra il suo intimo dialogo tra mondo visibile e invisibile: le opere pongono domande, alle quali il pubblico è chiamato a rispondere tramite un individuale e intimo processo demiurgico. Lo spettatore diventa il creatore dei significaticolui che definisce ciò che può essere considerato sfondo, dettaglio oppure soggetto.

 

Attraverso lo scorrere, di stazione in stazione in questo metaforico andare, ciò che emerge è un invito a prendere coscienza che il primo viaggio che compiamo è listanteunico momento reale dove risiede il potere della scelta. Il viaggio è tutto perché è quell'attimo in cui ci ascoltiamo nel contatto con il mondo: siamo noi, secondo dopo secondo della nostra vita, a decidere dove andare e cosa portare in valigia.


 Kraita317 (Brasov, 1996) cresce e si forma da autodidatta con la propria crew di writers, traducendo il linguaggio del proprio mondo interiore in chiave visiva. Il disegno astratto rappresenta lunica sintesi comunicativa che è in grado di esemplificare la sua profonda introspezione. Kraita317 ha scelto con decisione il proprio nome darte, identico a quello anagrafico perché la sua pratica artistica e la sua vita, asciugata fino allessenziale, sono allo stesso modo identiche e inscindibili. Per questo, le domande che si pone nel quotidiano trovano ragione immediata nei presupposti della realtà che lo circonda e del suo bagaglio culturale.

 

Dipingere significa indagare, fare ricerca, scavare più a fondo; per lartista, la conclusione di unopera corrisponde spesso allindividuazione della risposta. Tuttavia, a prescindere dal proprio ordine razionale, Kraita317 sceglie sempre la strada e, dunque, le altre persone per condividere con i fruitori un pezzo della sua umanità. Passanti disattenti, frequentatori seriali delle aree periferiche, visitatori occasionali e cacciatori di Street Art sono i destinatari degli interrogativi e degli input riflessivi intrinsechi al suo lavoro.


The Journey is Everything

di Kraita317

a cura di Street Levels Gallery 

12 aprile-4 maggio 2024

Street Levels Gallery

Via Palazzuolo 74AR

Firenze











Friday, March 22, 2024

Ritorni. Da Modigliani a Morandi

Dal 23 marzo sarà possibile ammirare l'unico Autoritratto dipinto da Amedeo Modigliani, una tra le opere più valutate al mondo, giunta a Firenze in occasione della mostra Ritorni. Da Modigliani a Morandi, che vede riunite per la prima volta diciannove opere di grandi maestri del Novecento italiano appartenute ad Alberto Della Ragione. Assieme al mitico Autoritratto di Modì, saranno esposte la Natura morta metafisica di Morandi, La Camera Incantata di Carrà e la grande Crocifissione di Guttuso, tutti prestiti di inestimabile valore storico artistico giunti dai grandi musei italiani e stranieri. La mostra, che si articolerà negli ambienti attigui a quelli che abitualmente ospitano le opere della Collezione Permanente, consentirà di gettare nuova luce sulle ricercate scelte di Alberto Della Ragione (Piano di Sorrento, 1892 – Santa Margherita Ligure, 1973) e di ricostruire le complesse vicende che hanno condotto alla formazione di una delle più importanti collezioni private del Novecento, presentando, tra gli altri, capolavori non visibili sul territorio italiano dal secolo scorso.

 

Grazie ad un progetto dalla lunga e delicata gestazione, il Museo Novecento si propone infatti di riunire, accanto alle opere generosamente donate da Alberto Della Ragione alla Città di Firenze, alcuni dei capolavori transitati dalla sua collezione prima dell'importante atto di donazione del 1970, pochi anni dopo l'alluvione di Firenze nel 1966.

 

La mostra prevede l'arrivo di opere firmate da alcuni tra i più grandi maestri italiani del Novecento, attualmente conservate in prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane e estere. Assieme a importanti composizioni metafisiche di Giorgio Morandi e Carlo Carrà e a celebri opere di artisti umanamente e economicamente sostenuti da Della Ragione, come Renato Guttuso e Renato Birolli. Grande protagonista della mostra sarà indubbiamente il celebre Autoritratto di Amedeo Modigliani, l'unico esistente al mondo, vera e propria icona dietro la quale si nasconde una delle figure più importanti e amate del Novecento.


Amedeo Modigliani, Autoritratto, 1919, olio su tela, courtesy MAC USP Museu de Arte Contemporânea da USP Credito foto: Romulo Fialdini

Ardengo Soffici, Natura morta con ventaglio, 1915 tempera su carta ritagliata su cartone courtesy MAC USP Museu de Arte Contemporânea da USP Credito foto: Romulo Fialdini

Pietro Marrussig, Donna con garofano, 1925 olio su tela, Collezione Privata

Achille Funi, Rebecca al pozzo, 1932, olio su tela, Collezione Privata

Scipione (Gino Bonichi), Studio per il Cardinal Decano, 1929, olio su tavola, Deposito a lungo termine presso Ca’ PesaroGalleria Internazionale d’Arte Moderna- Fondazione Musei Civici di Venezia



Thursday, January 18, 2024

Different Might be Everything

Firenze - Da venerdì 19 gennaio fino a domenica 18 febbraio il loggiato al piano terra del Museo Novecento ospita per la prima volta un intervento di Street Art.  Different Might be Everything Ã¨ il nome dell'opera realizzata dallo street artist Kraita317, nata in collaborazione con la Street Levels Gallery di via Palazzuolo a Firenze.

 

L'intervento pensato per il Museo Novecento Ã¨ un lavoro unico e site-specific, che nasce dalle considerazioni sull'opera del 1988 di Maurizio Nannucci, Everything Might Be Different, esposta nel chiostro del Museo Novecento. L'idea di invertire l'ordine semantico delle parole scelte da Nannucci supporta l'artista nella legittimazione del suo operato, così come della corrente di cui fa parte. Il nuovo motto, "Diverso potrebbe essere tutto", indica appunto la volontà di riconoscimento di un movimento artistico ancora sottovalutato, spesso controverso, ma vivo e prorompente, come quello della Street Art. Kraita317 Ã¨, infatti, un rappresentante intraprendente di quella cerchia di artisti che hanno iniziato il proprio cammino con pochi mezzi, spinti unicamente dalla propria determinazione, perennemente scortati dalla disapprovazione familiare e dalle comunità di appartenenza che avrebbero preferito vederli operai in fabbrica o dipendenti dietro una scrivania. Artisti cresciuti sacrificando il senso di sicurezza per inseguire una felicità autentica, da raggiungersi attraverso percorsi intricati e spesso amari.


Kraita317 Ã¨ uno dei principali protagonisti del movimento artistico urbano fiorentino degli ultimi anni e tra gli artisti che lo scorso anno hanno partecipato alla grande esposizione internazionale di urban art del Museo Fluctuart di Parigi. Membro attivo della crew romena ANS sin dalla fine degli anni Duemila, Kraita317 nel 2018 lascia la sua città natale, BraÈ™ov, per trasferirsi a Firenze. Questo cambiamento di contesto è altamente significativo e innesca un'evoluzione rapida e costante nel suo stile, sia nel tratto sia nella selezione cromatica, transitando dal figurativo all'astratto senza mai abbandonare una cifra stilistica altamente espressiva. Le opere astratte e sintetiche di Kraita317 rimandano a dialoghi introspettivi e personali che escludono l'uso della parola, facendo leva sulla capacità di forme essenziali e colori primari di evocare sensazioni complesse e sentimenti profondi. Quel che l'artista restituisce, prima in studio e poi in strada, è il risultato finale di un lungo percorso nato dall'urgenza di rispondere agli stimoli raccolti e poi assimilati nell'ambiente urbano. Kraita317deposita il proprio credo direttamente sulla strada, affidando le sue opere all'usura del tempo e all'interazione con la città e suoi abitanti, quelle mani che spesso strappano o alterano i tratti distintivi originali dei lavori.









Saturday, September 30, 2023

CECILY BROWN TEMPTATIONS, TORMENTS, TRIALS AND TRIBULATIONS

Nell’ambito della terza edizione della Florence Art Week, le sale al piano terra del Museo Novecento tornano ad ospitare, dal 30 settembre prossimo e fino al 4 febbraio 2024, un focus sulla pittura contemporanea presentando le opere di una delle sue più talentuose esponenti, la pittrice inglese Cecily Brown che più di ogni altra ha saputo reinventare il rapporto tra l’arte contemporanea e la grande arte figurativa dei secoli scorsi. Protagonista in questo periodo di una mostra personale al Metropolitan Museum di New York, l’artista espone i suoi lavori per la prima volta a Firenze al Museo Novecento e in Palazzo Vecchio, in quella che si preannuncia come la mostra più sofistica ed emozionante dell’anno.

 

La mostra personale dell’artista, nata a Londra nel 1969 e residente a New York dal 1994, raccoglie oltre trenta lavori, tra cui dipinti e opere su carta, per lo più inediti, nati da una riflessione attorno alle Tentazioni di sant’Antonio soggetto ampiamente indagato dagli artisti nei secoli, come il giovanissimo Michelangelo Buonarroti, che, secondo Giorgio Vasari, si misurò con la riproduzione a colori di un'incisione di Martin Schongauer. Nei suoi dipinti la Bronw cerca un dialogo con la storia dell’arte, ma la tradizione figurativa viene messa a servizio del linguaggio moderno, tanto astratto quanto espressivo, con una pittura sempre sontuosa, vibrante eppure controllatissima.

 

Il titolo scelto da Cecily Brown per questa mostra fiorentina, “Temptations, Torments, Trials and Tribulations”, evoca la vita di ascesi, battaglie spirituali e privazioni del santo. In via del tutto eccezionale verrà esposta, nella cappella al piano terra del Museo Novecento, una versione su tavola di epoca rinascimentale delle Tentazioni di Sant’Antonio, di collezione privata, che, come quella attribuita al giovane Michelangelo - oggi conservata al Kimbell Art Museum di Fort Worth in Texas e databile tra il 1487 e il 1489 -, deriva dalla medesima incisione di Martin Schongauer. Un’occasione assai rara per poter osservare l’immagine che ha ispirato Cecily Browninsieme ai risultati del suo dialogo con la composizione.

 

Alimentata da una profonda conoscenza della storia dell’arte e dei suoi maestri, Cecily Brown si cimenta con un soggetto della tradizione senza indugiare nel fascino della citazione, ma rendendo Antonio Abate in perturbanti e originali composizioni, innervate di forza e colore. Impastati di energia fisica, i dipinti sono dominati da un turbinio di invenzioni formali, astratte e figurative allo stesso tempo, in cui pennellate vorticose generano un caos ordinato, che dissolve i confini temporali e spaziali e trasmette a poco a poco un inaspettato senso di armonia, equilibrio e sottile sensualità. Da quello che a prima vista appare un ammasso confuso e magmatico di pennellate, emergono improvvise lacerazioni cromatiche. Dal profluvio di colori affiorano corpi, animali, dettagli anatomici, oggetti ed elementi di vegetazione. La perturbante emozione suscitata da questa orgia di colori e forme è come una cascata di suoni di diverso carattere e intensità, una danza meravigliosa in cui le figure nascono e si disfano in fluide correnti di impasto pittorico. Mentre gli occhi non trovano pace nel groviglio di colori, nelle orecchie si mescolano note di diversa durata, timbro e umore, e la pittura diviene un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Ora lenta e grave, la pennellata si fa larga e vivace, frenetica, ebbra, scatta via rapida o scivola adagio. L’immagine si crea attraverso stratificazioni e un reticolo di linee, tra grovigli e sgocciolature, un repertorio di gesti che non perde mai l’orientamento, la freschezza, l’immediatezza, una 'prestezza naturale' che nel rinascimento era sinonimo di “sprezzatura”.

 

Per Brown la tela bianca non è un campo di battaglia, un’arena in cui combattere contro la Storia e la Realtà, - come era considerata dai padri dell’Espressionismo astratto. Ogni suo dipinto nasce abbandonandosi al gioco dialettico di analisi e rapimento, provandosi in una reinterpretazione delle immagini precedenti, sia storico-artistiche che di cultura popolare, e coinvolgendo in un processo pittorico vicino alla performance, corpo e anima, cuore e mente, sensi e immaginazione. Le sue Abstract narratives (narrazioni astratte), come le ha definite, non abbandonano mai del tutto la figurazione e mettono in discussione e ironizzano sulla mascolinità storicamente legata all' Espressionismo astratto e alle sue mitiche figure esplorando le infinte potenzialità della forma e del colore, vitalità, carnalità e sensualità. Una freschezza di pulsante ispirazione e trascendenza gestuale che la Brown mantiene sempre viva, ritornando più volte sul dipinto, in modo da ritrovare sempre quell’intensità e connessione del gesto ideale tra corpo e anima, tra sensi e mente, tra istinto e ragione. Così riesce a mantenere spontaneità e freschezza di ispirazione, lavorando su più tele contemporaneamente in modo da poter sperimentare diverse possibilità compositive.









Wednesday, September 27, 2023

DEPERO. CAVALCATA FANTASTICA

Firenze - Un progetto espositivo inedito intende gettare nuova luce sull’opera di Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960), mettendo in evidenza alcuni temi fondamentali della sua ricerca e della sua produzione artistica. Nasce così “Depero. Cavalcata fantastica”, in programma a Palazzo Medici Riccardi dal 28 settembre 2023 al 28 gennaio 2024, promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, su progetto del Museo Novecento, curata da Sergio Risaliti e Eva Francioli, e organizzata da MUS.E.

 

Un’attenta selezione di opere consentirà di presentare per la prima volta in un’istituzione museale fiorentina il lavoro di questo indiscusso maestro dell’arte del Novecento, che ha saputo coniugare l’elemento popolare a una fervida immaginazione figurativa, la grafica da fumetto a quella dei cartoni animati, temi della contemporaneità a motivi tradizionali come quello del cavallo, che attraversa la storia dell’arte fin dall’antichità. La ricerca di nuove forme espressive si accompagna ad una grande curiosità nella sperimentazione di nuove tecniche, molte delle quali visibili in mostra, che l’artista padroneggia magistralmente: dai disegni ai collage, dai dipinti alle tarsie in panno, le opere di Depero anticipano molte delle innovazioni novecentesche.

Fortunato Depero – ricorda Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecentoè uno dei massimi rappresentanti del Futurismo, tra le più importanti avanguardie del ventesimo secolo che, partendo dall’Italia, ha influenzato largamente il mondo dell’arte occidentale. Tra i protagonisti di quella rivoluzionaria avventura, assieme ad artisti e letterati del calibro di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini, nonché del fondatore Filippo Tommaso Marinetti, Depero esplorò le nuove possibilità del linguaggio plastico e visivo, finalmente liberato dai vincoli dell’Accademia e della tradizione figurativa, per indagare i nuovi orizzonti dell’arte in un’epoca di mutamenti scientifici, tecnologici e sociali tanto profondi quanto irreversibili. Depero non fu solo pittore di grande fantasia e immaginazione, ma grande genio creativo, poliedrico e a tutto tondo, in grado di spaziare tra scenografia, tessitura, design industriale e pubblicità. Possiamo quindi dire che abbia anticipato ricerche che si radicano financo nei nostri tempi, mostrando una vocazione, mai paga, alla riunificazione di arte e vita. In mostra vedremo opere straordinarie come I miei Balli Plastici che furono anche opera per il teatro; arazzi come Cavalcata Fantastica; testimonianze delle sue collaborazioni con Clavel e Casella e del suo interesse per il mito della velocità; la sua fascinazione, infine, per la grande metropoli di New York, in cui approdò intorno alla fine degli anni Venti.

La prima parte della mostra sarà dedicata agli studi per scenografie, bozzetti e figurini, che nell’opera di Depero sono abitati da modernissimi pupazzi, burattini e marionette come quelli della Commedia dell’arte e del teatro di piazza. Le opere esposte consentiranno di interrogarsi su come le arti visive e le arti sceniche si siano reciprocamente influenzate negli anni delle avanguardie storiche e su come questo dialogo abbia rappresentato un fondamentale spunto anche per esperienze successive. Fondamentale in tal senso, per una città come Firenze, è ovviamente il rimando al Maggio Musicale Fiorentino e all’intenso dialogo da esso istituito con gli artisti visivi a partire dagli anni Trenta. Le collaborazioni teatrali di Depero furono intense e importanti, come quelle con i Ballets Russes dell’impresario Sergej Djaghilev, per il quale immaginò scene e costumi per Le chant du rossignol, tratto da una fiaba di Hans Christian Andersen, su musiche di Igor Stravinskij: progetto accantonato dall’impresario russo, forse anche per il carattere troppo rigido e complesso dei costumi che rischiava di intralciare i movimenti dei ballerini. Celebre è inoltre la sua produzione di teatro d’avanguardia I miei Balli Plastici che, nel 1918, andò in scena a Roma con automi in legno in sostituzione degli attori.

 

Una seconda parte della mostra sarà idealmente incentrata sulla lavorazione degli arazzi, attività che trova proprio a Firenze uno dei principali centri di diffusione. In mostra sarà possibile ammirare numerose “tarsie in panno”, tra cui spicca la maestosa Cavalcata Fantastica, espressione della grande varietà di tecniche esplorate dall’artista nel corso della sua vita.

 

Un’ultima sezione presenterà infine un approfondimento sui temi della meccanizzazione del movimento e sul mito del progresso, all’origine di molte opere di Depero, che nel 1915 dichiarò insieme a Balla, nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo: “Un’analogia profonda esiste fra le linee-forze essenziali della velocità e le linee-forze essenziali d’un paesaggio. Siamo scesi nell’essenza profonda dell’universo, e padroneggiamo gli elementi. Giungeremo così, a costruire l’animale metallico”. Il mito della velocità e della civiltà meccanica porta quindi l’arte e l’umanità a riconoscersi in una nuova era, fatta di potenza e vitalità meccanica.











Monday, September 25, 2023

EFFETTO NOVECENTO

Dal 29 settembre all'8 ottobre 2023 Firenze torna a essere capitale del contemporaneo grazie alla Florence Art Week, la settimana dell'arte giunta quest'anno alla sua terza edizione. In occasione di questo importante appuntamento, il Museo Novecento organizza Effetto Novecento, un ricco calendario di eventi con mostre di altissimo livello scientifico e di carattere innovativo, ponendosi ancora una volta al centro della programmazione culturale fiorentina e del panorama museale nazionale e internazionale.
MUSEO NOVECENTO 
MUSEO STEFANO BARDINI 
MUSEO DI PALAZZO VECCHIO 
PALAZZO MEDICI RICCARDI 

Si parte il 22 settembre con il ritorno prestigioso e quanto meno perturbante della pura bellezza espressa nelle opere fotografiche di Robert Mapplethorpe a quarant'anni di distanza dalla mostra che lo fece conoscere per la prima volta ai fiorentini, in un confronto mai sviluppato a questo livello con le immagini fotografiche di von Gloeden, le cui messe in scena all'antica hanno anticipato il post-moderno.

Ma questo è solo l'inizio, perché seguirà una serie di progetti espositivi a dir poco esaltante e di impatto internazionale, come quello dedicato alla grandissima Cecily Brown tra le maggiori artiste del nostro tempo.

L'Effetto Novecento si estenderà anche fuori delle mura delle ex Leopoldine. Il Museo Novecento sarà infatti protagonista a Palazzo Medici Riccardi con un'esposizione dedicata a Fortunato Depero, tra i grandi esponenti del futurismo italiano. Potrebbe bastare, invece il 3 ottobre saremo travolti nella performance di Nico Vascellari in Palazzo Vecchio e poi, dopo aver inaugurato il "cortile delle sculture" con Namsal Siedlecki, apriremo al Museo Bardini la prima mostra personale in Italia di Nathaniel Mary Quinn, le cui opere entreranno con dirompente energia all'interno delle sale della collezione Bardini.

Si conclude questa splendida settimana il 6 ottobre con la quarta edizione del premio Rinascimento +. La cerimonia si svolgerà quest'anno a Palazzo Medici Riccardi a suggellare la consolidata tradizione del mecenatismo e del collezionismo in quel palazzo dove tutto questo è cominciato con Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico.
Nico Vascellari
Alessio
Alinari, Torno di Fuano Danzante 1880
Cecily Brown Run Away Child Running Wild 2022 23
Cecily Brown The Aspiring Subordinate 2023

Derrick Cross, 1983 copyright © Robert Mapplethorpe
F. Depero, Cavalcata fantastica-collezione privata
F. Depero, Marionette per i balli plastici-collezione privata
F. Depero, Nitrito in velocità-Museo Novecento di Firenze
Nathaniel Mary Quinn Mama, Joe and James Brown

Nathaniel Mary Quinn Mr Shaw 2023
Nico Vascellari_ph. Mattia Zoppelarojpg
Patti Smith 1986 copyright © Robert Mapplethorpe Foundation

Self Portrait 1985 copyright © Robert Mapplethorpe Foundation

Wilhem von Gloeden Presunto Autoritratto come Nazarenoj
Wilhen von Gloeden Ritratto di ragazzo nelle vesti di Fauno

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