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Tuesday, January 21, 2025

BEFORE di Silvia Bächli

 Bologna-Dal 22 gennaio al 30 marzo 2025 il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna, in collaborazione con Galleria Raffaella Cortese (Milano  - Albisola), ospita il progetto espositivo before di Silvia Bächli (Baden, 1956), artista svizzera di fama internazionale nota per il suo lavoro con il disegno e le sue esplorazioni della linea. La mostra rientra in ART CITY Bologna 2025il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

L’esposizione si configura come un’interessante convergenza tra il linguaggio astratto e poetico di Bächli e le opere di Giorgio Morandi. Per l’occasione l’artista ha selezionato un nucleo di lavori dalla collezione permanente del museo che dialogano con una serie di sue opere inedite, create appositamente per l’esposizione. Questo approccio, che intreccia passato e presente, pone in risalto i punti di contatto tra i due artisti, soprattutto nella comune ricerca dell’essenziale e nella capacità di evocare profondità emotive attraverso la semplicità delle forme e dei gesti.

Il lavoro di Bächli, caratterizzato dall’uso di atmosfere minimaliste e dall’attenzione per il vuoto e il pieno, trova un’affinità naturale con la pratica di Morandi, noto per le sue nature morte sospese e meditative. La mostra promette di creare un confronto silenzioso ma intenso tra due poetiche artistiche distanti nel tempo, ma vicine nell’intento di indagare la realtà.

Il titolo before rimanda a una dimensione temporale e processuale condivisa da entrambi gli artisti. Morandi, con i suoi pigmenti grezzi e le tracce a matita sul tavolo, preparava meticolosamente i suoi "attori" - bottiglie e oggetti quotidiani - prima di fissare una composizione definitiva. Allo stesso modo, Bächli dedica un lungo periodo al "prima" del suo lavoro: sposta, osserva e ricompone i suoi elementi nello spazio, cercando il giusto equilibrio prima di finalizzare un’opera. Questa fase preliminare, apparentemente invisibile, è fondamentale per il processo creativo di entrambi.

Durante una visita a Casa Morandi Silvia Bächli ebbe l’impressione che il mondo di pigmenti sgargianti e colorati nello studio di Morandi fosse molto lontano da quanto aveva visto e ammirato nelle opere del pittore sui libri e nei musei di tutto il mondo. Tuttavia, uno sguardo più attento ai suoi dipinti le ha rivelato una tavolozza sorprendentemente ricca. Tra i toni pallidi vicini al bianco e al grigio, emergono dettagli vividi: un verde su un bordo, un ocra luminoso, persino un blu nascosto in un’ombra marrone. Questa scoperta ha influenzato la selezione dei campi di colore per la sua mostra e per le opere prodotte per questa occasione, in cui queste ultime riflettono il sottile equilibrio tra tonalità vibranti e neutre, evocando la stessa delicatezza cromatica che caratterizza le nature morte di Morandi.

Un ulteriore punto di connessione personale tra Bächli e Morandi è il confronto con l’età: quest’anno, nel 2025, Bächli avrà la stessa età che Morandi aveva nel 1959 quando dipinse molte delle sue nature morte, un parallelo che sottolinea l’intensità temporale e umana del loro incontro artistico.

22 gennaio - 30 marzo 2025
Museo Morandi
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna 








Thursday, September 12, 2024

FURLA SERIES - KELLY AKASHI

Per la sesta edizione del programma Furla Series, Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano annunciano una mostra personale di Kelly Akashi, a cura di Bruna Roccasalva.

 

Prima mostra dedicata all’artista da un’istituzione italiana, il progetto presenta una serie di nuove produzioni pensate appositamente per dialogare con gli spazi e la collezione del museo.

 

Kelly Akashi è un’artista americana di origini giapponesi, nata e cresciuta a Los Angeles, la cui pratica si distingue per la capacità di conciliare un approccio concettuale con un’attenzione alla forma e al processo. Sempre eseguite con sapiente abilità manuale e profonda conoscenza dei materiali, i lavori di Akashi esplorano concetti universali come il tempo e lo spazio, l'impermanenza del mondo naturale, la transitorietà del corpo umano e l’entropia.

 

Attratta da materiali come vetro, cera e bronzo, Akashi li plasma creando forme che riproducono elementi naturali come piante, fiori, conchiglie o parti del suo corpo, registrandone i cambiamenti fisiologici e il passare del tempo. Accostate in composizioni poetiche dall’aspetto spesso fragile e prezioso, queste forme familiari e stranianti al tempo stesso esplorano questioni esistenziali, incoraggiandoci a guardare le cose da una prospettiva diversa, più ampia e meno antropocentrica.

 

Il progetto che Akashi ha immaginato per Furla Series ruota attorno al concetto e al fenomeno della “riflessione”, esplorato attraverso un percorso visionario che si snoda all’interno della collezione permanente, creando un dialogo e una sinergia con l’architettura e i capolavori del museo.

 

La mostra di Kelly Akashi è la sesta edizione del progetto Furla Series, ed è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e GAM, una partnership iniziata nel 2021 per promuovere progetti espositivi a cadenza annuale che offrono un’occasione unica di incontro tra i maestri del passato e i protagonisti del contemporaneo.

 

Furla Series Ã¨ il progetto che a partire dal 2017 vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre in collaborazione con importanti istituzioni d’arte italiane, con un programma tutto al femminile pensato per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea.


13 settembre - 8 dicembre 2024



Activity Table, 2016 

cherry wood, wax, glass, wick 

72 x 40 x 63 in (182,9 x101,6 x 160 cm)

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Marten Elder



Carbon Copy, 2017. Detail.

SculptureCenter, New York, 2017

Bronze, wax, cotton wick, bronze wire

Dimensions variable 

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Kyle Knodell

                                                            Inheritance, 2021

Poston stone, cast lead crystal, heirloom (grandmother's ring)

6 x 8 x 6 in (15,2 x 20,3 x 5,2 cm)

Courtesy of the artist and Lisson Gallery

Photo: Paul Salveson


Kelly Akashi
Photo courtesy of the artist and Lisson Gallery. Photo credit Brad Torchia.



Sunday, May 7, 2023

Aptitudeforthearts | MATILDE CASSANI. Quasi Nessuno

L’associazione Aptitudeforthearts presenta il nuovo progetto Quasi Nessuno di Matilde Cassani, designer e artista la cui ricerca da anni opera al confine tra architettura, installazioni e performance. 

 Nata come iniziativa di arte sul territorio dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale del Vercellese, Aptitudeforthearts conferma con questo secondo episodio la volontà di sostenere la ricerca artistica femminile invitando artiste di diversa generazione e provenienza a riflettere sul paesaggio della risaia e a immaginare un intervento liberamente ispirato alle sue storie. Per la stagione 2023 l’invito è stato esplicitamente pensato in relazione alla possibilità di agire nel contesto naturale, entro un circondario ampio e generoso che abbracciasse la vastità della risaia, oltre il confine di uno specifico manufatto architettonico. 

Quasi Nessuno è la risposta di Matilde Cassani il cui sguardo indaga la risaia come fenomeno socio-antropologico prima che estetico. L’artista e designer, nel corso delle ricerche svolte in situ, si è soffermata infatti sulla progressiva rarefazione della figura umana nel paesaggio agricolo, sempre meno abitato da corpi e sempre più attraversato da racconti, storie di comunità scomparse, voci di fantasmi che echeggiano dietro le colline, il comparire e lo scomparire dell’acqua sempre meno abbondante, il nidificare degli aironi che segnano il passaggio delle stagioni. Chi oltre a questa fauna abita questi luoghi? Quasi Nessuno. Il tema del progetto si snoda allora attorno a questa semplice domanda che porta Matilde Cassani a discutere su quello che lei stessa definisce “il miraggio di un uomo”, la sua presenza isolata tra gli animali, il suo essere un animale tra i tanti, fragile come gli altri che subiscono gli effetti del cambiamento climatico dove sovrana regna la signora Siccità. Cassani trasforma la risaia in un universo fiabesco, popolato di figure visibili, echi di chi non c’è più, comparse sfuggenti che si intravedono all’imbrunire. Qui ha infatti sognato di veder comparire qua e là una compagnia di spaventapasseri. 

 Personaggio magico, favolistico non privo di una dimensione legata al fantasmagorico, lo spaventapasseri è una immagine che unisce l’antico con il contemporaneo, figura sacra e insieme fantoccio del presente, metafora concreta della idea di efficienza della natura, figura diversa, vestita di stracci e stranezza che accampa la sua bizzarria entro una ricchissima letteratura legata soprattutto alle innumerevoli traduzioni e infiniti adattamenti del celebre romanzo di L. Frank Baum, Il meraviglioso mago di Oz, pubblicato per la prima volta a Chicago nel 1900. Quasi uomo (o quasi donna?), pupazzo (o bambola?) al confine tra realismo e immaginazione, politicamente interpretato come il simbolo della classe agricola, lo spaventapasseri è un dispositivo visivo, un oggetto pauroso, detto anche spauracchio, tradizionalmente un manichino da vestire in modo “strano”, “diverso” e comunque capace di indurre alla fuga il volatile attraverso indumenti bizzarri. Anche solo da questi brevi accenni sembra chiaro quanto lo spaventapasseri incarni la dimensione della paura, della diversità, della problematica relazione che si instaura tra essere umano e essere animale all’interno di un paesaggio naturale dove il primo coltiva la terra e il secondo se ne ciba e viceversa. Lo spaventapasseri in questo senso interpreta in chiave post umana il tema della cura del territorio, abbracciandone ogni possibile traduzione nel campo del vivente. Isolato e spesso in silenzio questo “vivente”, non più solo donna né solo uomo ma diventato comunità, si tiene compagnia nel paesaggio lunare della risaia che, secolo dopo secolo, ha assistito stagionalmente alla trasformazione del sistema agricolo.



Thursday, November 3, 2022

NAMIBIA. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth

Ogni primo venerdì del mese la mostra NAMIBIA. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth, aperta al pubblico dal 24 ottobre 2022 al 14 ottobre 2023 all’Art Forum Würth Capena rimarrà aperta fino alle alle 20.00. L’accesso è gratuito previa prenotazione all’indirizzo art.forum@wuerth.it o telefonando al numero 06 90103800. 
 La mostra Namibia. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth è un'indagine sull'arte della Namibia contemporanea, a cavallo del 1990, anno dell'indipendenza e spartiacque tangibile negli 80 lavori (tutti appartenenti alla collezione Würth) dei 33 artisti coinvolti. A metà strada tra la tradizione e l’esplorazione contemporanea, in mostra dialogano modalità espressive di artisti di età diverse che si confrontano su grandi temi come il paesaggio namibiano, la spiritualità, la vita rurale e le questioni di attualità politica e sociale, ma anche le tematiche che riguardano il passato, l'identità minacciata, le nuove problematiche post indipendenza, come il consumo eccessivo e la comunicazione.

  1. Lukas Amakali (Windhoek, 1976)
    Colto in azione / Caught in action, 2015 Fotografia / photography, 60,5 x 40 cm Coll. Würth 


  1. Barbara Böhlke (Swakopmund, 1958)
    Riserva d'acqua di Windoek / Windoek water reservoi, 2015 Olio su tela / oil on canvas, 67 x 78 cm
    Coll. Würth 


  1. Margaret Courtney-Clarke (Namibia, 1949) # 5850, 2014

    Fotografia / photography, 28,5 x 42 cm Coll. Würth 


  1. Linda Esbach (Sudafrica)
    25 anni dopo... e il sole splende sulle arti! / 25 years later... and the sun is shining upon the arts!, 2015
    Stoffa / fabric, 190 x 126 cm
    Coll. Würth 


  1. Urte R. Remmert (Reinbek, Germania, 1952)
    Parla con me per trovare una nuova lingua namibiana / Talk to me finding a new Namibian Language, 2015
    Collage su carta / collage on paper, 68,5 x 78,5 cm
    Coll. Würth 



Fillipus Sheehama (Omuthitugonyama, 1974) 

Tessuto della morale / Fabric of moral, 2015 Plastica e rivetti / plastic and rivets, 200 x 160 cm Coll. Würth 


Ismael Shivute (Ombome, 1988)
Alla prossima generazione / Till next generation, 2015
Tecnica mista su legno / mixed media on wood, 47,5 x 83,5 cm Coll. Würth 




Art Forum Würth Capena         
Viale della Buona Fortuna, 2 – Capena (RM)













Friday, October 7, 2022

Giochi di verita'. Opere della Collezione Donata Pizzi

Vero e falso si contaminano, in una riflessione che disancora l'idea di realtà da quella di verità e spinge verso l'idea di libertà. S'intitola Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento la grande mostra promossa dal Comune di Soliera e dalla Fondazione Campori con oltre 80 fotografie provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, nata per sostenere e valorizzare le più significative interpreti nel panorama fotografico italiano dalla metà degli anni Sessanta ad oggi. 
 La mostra ripercorre la storia della fotografia italiana, mettendo in luce le evoluzioni concettuali, estetiche e tecnologiche che si sono sviluppate negli ultimi decenni. La centralità del corpo, il rapporto tra memoria privata e collettiva, le dinamiche e i riti della vita familiare, sono elementi costitutivi e identitari che si leggono oltre le singole voci delle artiste e i momenti storici in cui sono vissute o vivono e operano. Giocando, appunto, con paradigmi che pertengono all'ambito della ricerca teorica sul mezzo fotografico e sui criteri e le presunzioni di verità che il contesto contemporaneo della comunicazione, non solo visiva, ci obbliga ad affrontare. La rappresentazione del corpo è sempre stata usata come strumento per affermazioni identitarie e di genere, il reportage ha conquistato e avuto il ruolo di azione politica e di cittadinanza attiva, la documentazione privata o pubblica di usi, costumi, riti, ha perseguito con determinazione la possibilità di entrare e affrontare, con lo scudo dell'ironia, questioni sociali tra stereotipo di ruoli e emancipazione. La storia degli usi della fotografia in Italia che si deduce dai lavori delle artiste è un efficace e immediato strumento per mettere alla prova l'attualità di istanze e, allo stesso tempo, affrontare il non visto, il nascosto e celato». 
 Opere di: Paola Agosti, Meris Angioletti, Martina Bacigalupo, Isabella Balena, Liliana Barchiesi, Betty Bee, Mariella Bettineschi, Silvia Bigi, Tomaso Binga, Marcella Campagnano, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi, Monica Carocci, Elisabetta Catalano, Francesca Catastini, Daniela Comani, Agnese De Donato, Erminia De Luca, Martina Della Valle, Paola Di Bello, Ra di Martino, Eva Frapiccini, Simona Ghizzoni, Bruna Ginammi, Nicole Gravier, Gruppo del Mercoledì, Adelita Husni-Bey, Giulia Iacolutti, Luisa Lambri, Elisa Magri, Lucia Marcucci, Allegra Martin, Paola Mattioli, Malena Mazza, Libera Mazzoleni, Gabriella Mercadini, Ottonella Mocellin, Verita Monselles, Brigitte Niedermair, Lina Pallotta, Giulia Parlato, Beatrice Pediconi, Francesca Rivetti, Silvia Rosi, Marialba Russo, Marinella Senatore, Shobha, Alessandra Spranzi, Sofia Uslenghi, Francesca Volpi, Alba Zari.


Castello Campori, Soliera (Mo)
8 ottobre 2022 - 15 gennaio 2023


Sofia Uslenghi, Homesick, 2018

Francesca Catastini, Medusa,2014

Daniela Comani, Soggetti assenti,1996

Shobha, La contessa Anna Pellegrini

Nicole Gravier, Buongiorno amore

Meris Angioletti, A slight ache,2017

Lisetta Carmi, dalla serie I Travestiti

Saturday, October 1, 2022

Ai-gerridi-d'acqua DAIGA GRANTINA

Immersa nelle campagne del novarese, dall’1 ottobre a dicembre 2022, CASCINA I.D.E.A. – il complesso rurale trasformato da Nicoletta Rusconi Art Projects in luogo dedicato all’arte e alla sperimentazione – presenta Ai-gerridi-d’acqua, mostra personale di Daiga Grantina (1985). 
 Nel corso della residenza Daiga Grantina ha creato un nuovo corpus di opere, dislocate su entrambi i piani espositivi, lasciandosi ispirare dal vicino Lago d’Orta. Al piano terra cinque sculture si stagliano lungo la parete centrale, misurandosi con la definizione di collage e superandola in funzione dell’idea di un corpo unico ove legno, silicone e colore si pongono in prospettiva di un’intensa coralità. Al piano superiore due sculture si mantengono reciprocamente. Esse rivelano, facendo eco a quelle del piano sottostante, tutta la loro potenzialità: la vibrazione costante. Tale vibrazione non è dissimile da quella che nel lago creano i gerridi d’acqua (una famiglia di Rincoti Eterotteri appartenenti alla superfamiglia Gerroidea) poggiando sui tarsi delle zampe medie e posteriori per muoversi e galleggiare, provocando piccole onde. La capacità di questi insetti di misurare l’esatta forza della pelle dell’acqua appare metaforicamente significativa per comprendere come il colore - centro focale della pratica di Daiga Grantina - possa espandersi nel circostante, minando l’uniformità cui la nostra mente tende a rispondere per riconoscere una forma o un colore, riorganizzando la gerarchia della percezione e liberando il nostro punto di osservazione. Nel passaggio di mezzo, intuitivo, tra visione e cristallizzazione della forma, si inscrive la mostra così come la pratica artistica di Daiga Grantina, che si spinge nel terreno della forma che nasce dal colore. Traspare così l’unità di “Ai-gerridi-d’acqua”: non in termini di significato bensì nella potenzialità della direzione, intendendo per direzione l’unità dell’opera al di fuori di un’immaginaria cornice.
Ottobre - Dicembre 2022

CASCINA I.D.E.A.

Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)







Sunday, September 18, 2022

PIETRO CONSAGRA. SCULTURA IN RELAZIONE Opere 1947-2004

Domani, lunedì 19 settembre si terrà alle ore 18.00 alla Galleria Mucciaccia a Roma la presentazione del catalogo della mostra personale di Pietro Consagra Scultura in Relazione. Opere 1947-2004, a cura di Francesca Pola, realizzata in collaborazione con Archivio Pietro Consagra, in corso negli spazi di largo della Fontanella Borghese fino al 20 settembre 2022. A parlarne interverranno Gabriella Di Milia, direttrice dell’Archivio Pietro Consagra e Francesca Pola, curatrice della mostra. Il volume analizza le sessanta opere esposte per l’occasione in galleria che ripercorrono la ricchezza inventiva di Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005), una delle figure più significative del panorama artistico internazionale del XX secolo, grazie a un testo della curatrice, Francesca Pola, e alle schede di approfondimento a cura dell’Archivio Pietro Consagra. La selezione di opere, dalle sue prime sculture astratte del 1947 alle ultime opere degli anni 2000, costituisce la prima significativa retrospettiva dell’artista a Roma dopo l’importante antologica dedicatagli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1989, restituendo una chiave di lettura che evidenzia l’importanza dei rapporti tra scultura, spazio, osservatore: un’attenzione specifica alla “ubicazione” della presenza plastica in relazione all’osservante, fulcro della caratteristica “scultura frontale” codificata da Consagra a partire dai suoi celebri Colloqui dei primi anni Cinquanta e contestualmente teorizzata già dal suo libro Necessità della scultura (1952).




Pietro Consagra, Colloquio con la moglie, 1960

Città Frontale, Tris trasparente n. 3. Edificio n. 7, Edificio n. 8, Edificio n. 9, 196

Piana n. 1 (Minneapolis), 1966

Bifrontale n.°10, 1975/88

Rosso di Verona, 1977

Ferro Rosso, 2004


Friday, September 16, 2022

Massimo Bartolini. Hagoromo

Con Hagoromo il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica un'importante mostra a Massimo Bartolini (Cecina, 1962) dal 16 settembre 2022 all'8 gennaio 2023. La mostra è un nuovo capitolo del ciclo di monografie che il Centro organizza annualmente per presentare al pubblico l'opera di artisti e artiste italiane. La mostra, a cura di Luca Cerizza con Elena Magini, presenta una nuova installazione – la più grande mai realizzata dall’artista – appositamente concepita per gli spazi del museo, una sorta di nuova spina dorsale che guida lo spettatore alla scoperta di opere appartenenti a momenti diversi della sua carriera. Eludendo il carattere retrospettivo, l’organizzazione cronologica e tematica, la mostra funziona come un itinerario fatto di incontri sorprendenti e rivelatori. 
 Hagoromo è il titolo di una nota pièce del teatro Noh giapponese, che racconta la storia di un pescatore che un giorno trova l’hagoromo, il manto di piume della tennin, spirito celeste femminile di sovrannaturale bellezza parte della mitologia giapponese. Alla richiesta dello spirito di riavere indietro il manto senza il quale non avrebbe potuto tornare in cielo, il pescatore risponde che glielo avrebbe consegnato solo dopo averla vista danzare. 
 Hagoromo (1989) è anche il titolo di quella che Bartolini considera la sua prima opera matura: all’interno del suo vecchio studio, su un palco illuminato, un musicista improvvisa una musica per sassofono. Una danzatrice reagisce alla musica, muovendosi dentro un parallelepipedo su ruote, che ha le sembianze di una minuscola unità abitativa. In questa performance sono già anticipati alcuni dei temi e dei caratteri che accompagnano ancora oggi la sua ricerca: la dimensione narrativa, che si sviluppa a partire da omaggi, riferimenti, prelievi di altre storie, opere e biografie; il rapporto con l'architettura e lo spazio; la relazione con il contesto teatrale e performativo, anche attraverso l’uso del suono e della musica; la delineazione all’interno dell’opera di rapporti tra opposti apparentemente inconciliabili.

Massimo Bartolini. Hagoromo, Installation view


Ph. Ela Bialkowska OKNO Studio


Massimo Bartolini, 25 aprile 1936, 2008
courtesy the artist and MAXXI Rome. Ph R. Galasso

Massimo Bartolini, Conveyance, 2003
Photo courtesy Tuscia Electa, Firenze. Ph S. Dominge

Massimo Bartolini, Caudu e Fridu, 2018
courtesy the artist and Fondazione Volume!, Ph. OKNO Studio



Massimo Bartolini, Untitled (Onda), 2012
Installation view dOCUMENTA (13), Kassel

Massimo Bartolini, In A Landscape, 2017
Courtesy the artist and Frith Street Gallery, Ph. Steve White

Massimo Bartolini, Studio Matters +1, 2013
Installation view, The Fruitmarket Gallery, Edinburgh
Courtesy the artist and Massimo de Carlo Gallery, Milan, London

Massimo Bartolini, Rugiada (Dew), 2018
Courtesy the artist and Massimo de Carlo Gallery, Milan, London

Massimo Bartolini, Hagoromo, 2005
Performance foto:Attilio Maranz

 

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