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Thursday, April 3, 2025

Les Monstres Amis. Emilio Scanavino e la X Triennale

 FONDAZIONE EMILIO SCANAVINO

 

Les Monstres Amis. Emilio Scanavino e la X Triennale

a cura di Michel Gauthier e Marco Scotini

 

4 aprile – 22 giugno 2025

 

Prima mostra organizzata dalla nuova Fondazione, racconta la Triennale del 1954,

momento fondamentale della storia dell’arte e del design

che vide la partecipazione dell’artista e di altri rappresentanti di rilievo delle arti visive

 

Dal 4 aprile al 22 giugno 2025, la Fondazione Emilio Scanavino presenta la sua prima iniziativa: la mostra Les Monstres Amis. Emilio Scanavino e la X Triennalea cura di Michel Gauthier e Marco Scotini, che rivisita un momento fondamentale della storia dell’arte e del design. L’esposizione si concentra sulla partecipazione di Scanavino e di altri artisti di rilievo dell’epoca alla X Triennale di Milano del 1954, dedicando particolare attenzione alla sezione della ceramica, importante occasione di dialogo tra arte e design industriale.

 

Les Monstres Amis ricrea l’ambiente della sala delle ceramiche della Triennale, che nel 1954 ospitava opere realizzate ad Albisola nell'estate precedente da artisti come Enrico Baj, Sergio Dangelo, Corneille, Asger Jorn, Roberto Matta, Lucio Fontana e lo stesso Emilio Scanavino, all’interno di una scenografia curata da Joe Colombo.

La sezione, inserita in un contesto dedicato a design industriale e funzionalismo, si proponeva di sfidare il predominio di quest’ultimo con un progetto che anticipava il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, un’idea che sarebbe poi evoluta nell'Internazionale Situazionista.









Wednesday, January 29, 2025

PATRIZIO DI MASSIMO Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus)

 Per Patrizio di Massimo la pittura – urgenza e ossessione - costituisce lo strumento analitico per eccellenza grazie al quale analizzare ed esplorare tutti gli stati emotivi e psicologici dell’esistenza umana. Pittore autodidatta e profondo conoscitore dei grandi maestri del passato, di Massimo fonde nella sua pratica iconografia classica e cultura visuale contemporanea, riesaminando passato e presente attraverso la propria sensibilità e il proprio sistema affettivo. La sua pittura si concentra su soggetti dalle sembianze di persone a lui care e spesso provenienti dal mondo dell’arte – come artisti, collezionisti o curatori -; questi gli permettono di identificarsi di volta in volta in ruoli e personaggi diversi, indagando la storia dell'arte e i temi contemporanei relativi all'identità, all’auto-determinazione, alla mascolinità.

 La mostra Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus), prima personale negli spazi della galleria Gió Marconi, avviene in un momento specifico del percorso dell’artista ed è il risultato di un processo di lavoro durato un anno. Durante tale gestazione dilatata, di Massimo ha lavorato a più riprese ai lavori nel suo studio londinese, uno spazio capace di influenzare la pratica stessa e in cui praticare l’ascolto dei propri pensieri attraverso una compatta solitudine costellata da intuizioni introspettive.

Nel suo evolversi e trasformarsi, la sua pratica pittorica - metaforica, simbolista e apertamente lirica - ha mantenuto negli anni una coerenza di fondo che si esplicita qui ancora una volta attraverso una profonda consapevolezza emotiva, espressiva e concettuale che emerge dagli spazi esplorativi del ritratto e dell’autoritratto. L’urgenza dell’artista appare guidata dalle medesime istanze che ne hanno caratterizzato il percorso sin dagli esordi all’Accademia di Brera di Milano: l’ineluttabile necessità di interrogare se stesso e la propria identità, il mondo circostante e le relazioni che intessiamo. Costruendo una ricerca tanto artistica quanto spirituale, di Massimo ci offre un accesso alla propria vita mediata da un’essenza visionaria. In un processo che lo rende sempre più (ri)conoscibile all’osservatore e gli consente di sviluppare una messa a fuoco progressiva della propria immagine, l’artista si spoglia – per poi indossarle nuovamente a suo piacimento - delle convenzioni che guidano la vita di un corpo maschile all’interno della cornice del quadro. 

 

Le articolate composizioni dell’artista non sono mai il frutto di una pittura dal vero. Di Massimo infatti organizza degli shooting fotografici nei quali coordina nel dettaglio gli amici coinvolti al fine di realizzare l’immagine desiderata. Spesso sono necessarie numerose prove prima che l’artista ottenga il risultato voluto, in un momento profondamente performativo che può durare ore. La pratica di Patrizio di Massimo possiede dunque a pieno titolo una capacità profondamente performativa, implicita sia nella metodologia di realizzazione delle opere attraverso gli articolati passaggi che le caratterizzano, sia a priori, nei sentimenti e nelle urgenze che definiscono e guidano il suo lavoro alla scoperta di possibili vite, situazioni e incarnazioni. Prima di dipingere, l’artista modifica la foto digitalmente cambiando elementi, mescolando talvolta più foto diverse e alterando spesso le dimensioni dei volti, escamotage usato anche nella ritrattistica dell’antichità. Negli anni di Massimo ha messo a punto una tecnica a olio sempre più solida, preparando le tele attraverso un procedimento sviluppato con gesso non assorbente e utilizzando colori diversi, più caldi o più freddi in base all’overpainting applicato.

 

Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beauscondensa tutti i temi più urgenti della pratica di Patrizio di Massimo – l’identità, la domesticità quotidiana, la mascolinità, l’introspezione umana in generale – e si sviluppa secondo cinque capitoli articolati attraverso stanze diverse, un’impostazione espositiva sperimentata in precedenza in occasione della mostra “Antologia”, presso la Pinacoteca di Jesi nel 2023 e applicata anche all’ambito editoriale nel suo ultimo libro “Patrizio di Massimo. Antologia / Anthology (2013–2023)” pubblicato da Quodlibet.

 

Amici, Nemici, Letti e Mariti (Friends, Foes, Beds and Beaus) racconta un percorso di maturazione e sperimentazione artistico e personale, restituendo il processo analitico e quotidiano compiuto dall’artista nel guardare se stesso e il mondo attraverso la propria pratica pittorica. Per Patrizio di Massimo l’arte dunque è strumento di accettazione, di comprensione, non medicina ma pratica medicativa per rimanere presenti a se stessi nello scorrere della vita. Ogni quadro offre sistemi di letture per indagare le emozioni, insiemi.


31 gennaio – 8 marzo 2025

GióMARCONI
Via Tadino, 15 - Milano












Tuesday, December 10, 2024

Cadogan Gallery | Terrell James. Myth

 Per la sua prima personale negli spazi milanesi della galleria,l’artista americanaTerrell James presenta una nuova serie di operec he segnano un’evoluzion e della sua pratica artistica oggi concentrata su forme mitiche descrizione di paesaggi urbani

Si intitolMyth la personale dell’artistaTerrell James,per la prima volta negli spazi milanesi di Cadogan Gallerydall’11 dicembre 2024 al 15 febbraio2025.
Dopo lo stand personale presentato all’edizione 2023 dmiartJames rinnova la collaborazione con Cadogan presentando una nuova serie di lavori che segnano un’evoluzione nella sua pratica pittorica.
Compaiono sulle sue tele tracce, impronte ed evocazioni figlie di un processo creativo che trasforma l’opera in un esercizio istintivo dell’atto del dipingere. Caratterizzata da una ricerca sul colore, la produzione di James mette in risalto i soggetti grazie allo studio sulle cromie, come in How a Poem Beginsin cui emergono frammenti di un paesaggio costruito da pennellate di blu, turchese e verde acqua. La sua è una pittura fortemente introspettiva e propone un’impressione astratta della realtà, presentando una stratificazione di forme e linee che  allude a città e ad architetture inedite.
James ha sempre utilizzato un linguaggio astratto, manei15 dipinti che compongono il percorso di Myth Ã¨ visibile il passaggio dell’artista verso una nuova ricerca su forma, linee e spazioIl mito, concepito dall’artista come fondamentale chiave di lettura della natura umana, è un riferimento onnipresente nella sua ultima serie, che vede forme più nitide, paesaggi riconoscibili e colori più aderenti alla realtà, come nelle opere SovereignThis Place, This TimeL’artista stessa descrive i lavori esposti da Cadogan Gallery come astrazioni tese a un approccio più strutturato alla forma, che non tralascia rimandi mitici intrecciati a nuovi paesaggi urbani.
Terrell James vive e lavora a Houston. Le sue opere sono conservate in prestigiose collezioni, come quella del Boston Museum of Art, del Dallas Museum of Art e del Whitney Museum of American Art .È rappresentata da Cadogan dal 2015

11 dicembre 202415 febbraio 2025
Cadogan GalleryVia Bramante 5, Milano



Friday, November 29, 2024

CENACOLO D’ ARTISTA

 La Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei, con sede nella settecentesca Villa Clerici Milano, presenta, dal 1° dicembre 2024 al 2 marzo 2025, la mostra dossier Villa Clerici: un cenacolo di artisti a Milano, a cura di Luigi Codemo.


Con questo progetto, il percorso museale della GASC si arricchisce di una nuova sezione tematica, tesa a documentare, attraverso piccoli cammei - opere d'arte tratte dai depositi, brani di lettere inedite e fotografie storiche - le intense relazioni con gli artisti portate avanti dagli anni '50 agli anni '70. La collezione della Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei viene, infatti, fondata nel 1955, con l'obiettivo di favorire il confronto tra i linguaggi artistici del '900 e i temi dell'arte sacra.

In mostra, opere mai o raramente esposte prime: disegni preparatori per quadri, sculture e mosaici, così come bozzetti per portali e vetrate di cattedrali. Vengono inoltre esposte alcune grafiche con dedica, segno del clima di amicizia e collaborazione instaurato a Villa Clerici.

In particolare, le opere e i documenti si riferiscono ad artisti come Gino Severini, Giacomo Manzù, Primo Conti, Dina Bellotti, Franco Gentilini, Felice Casorati, Pericle Fazzini, Gianfilippo Usellini, Lello Scorzelli, Luigi Filocamo, Silvio Consadori, Aligi Sassu, Giorgio de Chirico.

Il promotore delle relazioni con gli artisti è stato il primo direttore della GASC, Dandolo Bellini, che a Villa Clerici ha costituito un cenacolo di artisti, un luogo dove avveniva un continuativo scambio di idee e progetti, al fine di trovare committenti, attivare collaborazioni, portare a compimento nuove opere d'arte.

«Villa Clerici costituisce la testimonianza di un laboratorio e della ricerca di nuove soluzioni artistiche. L'arte sacra, infatti, non nasce dalla reiterazione di modelli e stilemi del passato ma dall'incontro, anzi da uno scontro fecondo tra i vincoli di un credo religioso e la libertà creativa dell'artista», dichiara Luigi Codemo, curatore della mostra e direttore della GASC.

Milano- Ad oggi la raccolta museale conserva oltre 3mila opere, con dipinti, sculture, disegni, ceramiche, vetrate, gessi e mosaici di artisti come Libero Andreotti, Agostino Arrivabene, Kengiro Azuma, Angelo Biancini, Mosè Bianchi, Floriano Bodini, Corrado Cagli, Felice Carena, Felice Casorati, Aldo Carpi, Giancarlo e Giovanni Cerri, Davide Coltro, Silvio Consadori, Gerardo Dottori, Pericle Fazzini, Luigi Filocamo, Guido Lodigiani, Trento Longaretti, Max Mandel, Giacomo Manzù, Enrico Manfrini, Francesco Messina, Arrigo Minerbi, Vanni Rossi, Mario Rudelli, Ettore Scorzelli, Elvis Spadoni, Alberto Sughi, Gianfilippo Usellini, Valentino Vago, William Xerra, Giuseppe Zigaina e molti altri.

Le opere presenti in collezione presentano una grande varietà di tecniche e di stili, ma anche una diversa sensibilità verso i temi religiosi. Il percorso museale, infatti, evidenzia come nei 70 anni di vita dell'istituzione sia avvenuto un cambiamento nella percezione del termine "sacro".

«Se negli anni '50 per "arte sacra" si intendeva l'arte specificatamente cristiana - spiega il direttore Luigi Codemo - oggi le opere e il dialogo con gli artisti contemporanei fanno emergere in modo preponderante un'idea del sacro più soggettiva, che esprime il senso di un mistero, di una soglia che si affaccia su di una ulteriorità, su una trascendenza definibile in termini spirituali e antropologici più che confessionali».

Primo Conti -Il tucano con dedica a Dandolo Bellini,1970
serigrafia courtesy GASC
Kenjiro Azuma - Studio per scultura, 1978
matita su carta - courtesy GASC
Lello Scorzelli - Studio per vetrata
tecnica mista su_carta - courtesy GASC.
Dina Bellotti - Studio per la pesca miracolosa, 1971
pastello su carta - courtesy GASC
Giacomo Manzu - Crocifisso con donna, bambino e prelato
china su carta - courtesy GASC
Gianfilippo Usellini - Preti in fuga, 1960
china su carta - courtesy GASC
Gino Severini -La consegna delle chiavi a San Pietro bozzetto per la chiesa di St Pierre a Friburgo Svizzera, 1950 
tecnica mista su carta - courtesy GASC

Wednesday, July 17, 2024

JIGGER CRUZ To the Walls from the Wound of Oddities

Primo Marella Gallery inaugura la mostra personale di Jigger Cruz: To The Walls from the Wound of Oddities. L'evento di apertura si terrà giovedì 18 luglio a partire dalle ore 18:30 presso la sede milanese della galleria, in Via Valtellina 31, con la presenza dell’artista.

 

L'arte di Jigger Cruz si distingue per la sua tecnica unica che trasforma l'olio in una sorta di moderno bassorilievo. Le opere dell'artista rappresentano una rinascita dell'arte filippina, superando i canoni europei per creare un linguaggio visivo nuovo e autentico.

 

Le prime opere di Cruz erano caratterizzate da rappresentazioni ispirate alla pittura figurativa e paesaggistica, spesso ricoperte e trasformate in composizioni astratte attraverso l'aggiunta di elementi in olio. Le cornici barocche, specificamente ricercate dall'artista, venivano lavorate per apparire distrutte, riflettendo un processo di decostruzione e rinascita dell'arte filippina.

Nelle opere attuali, tuttavia, il richiamo alla pittura figurativa non è più presente. Queste rappresentazioni sono state sostituite da una presenza totalizzante di elementi astratti, e le cornici barocche sono state momentaneamente tolte. Questa evoluzione ha permesso a Cruz di focalizzarsi esclusivamente sulla creazione di composizioni astratte che esprimono appieno la sua visione artistica.

 

Cruz ha sviluppato una tecnica che aggiunge spessore e volume alle sue composizioni, creando un effetto tridimensionale che richiama la tecnica del bassorilievo. Questa trasformazione permette agli elementi astratti di emergere dalla tela, formando ombre e profondità che arricchiscono l'opera di una dimensione aggiuntiva. La sua arte non è solo forma, ma anche sostanza concreta che evolve continuamente, affermando la sua identità artistica unica. La sovrapposizione di figure ed elementi rigorosamente formati dalla pittura ad olio richiede una procedura elaborata, con tempi di asciugatura lunghi che stabilizzano il colore e donano alle opere una texture unica.


Jigger Cruz, nato nel 1984 a Manila, nelle Filippine, ha studiato Belle Arti alla Far Eastern University e Design al De La Salle-College of St. Benilde nelle Filippine.

L'artista è stato quotato in case d'asta internazionali in tutto il mondo e ha esposto in mostre personali e collettive a livello locale e internazionale, dalle Filippine alla Thailandia, Indonesia, Singapore, Giappone, Germania, Svizzera, Francia, Italia, Austria e Stati Uniti. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche, tra cui la Dikeou Collection, Denver, CO, USA; il Guggenheim Museum, NY, USA; la Saatchi Collection, Londra, Regno Unito; la Zabludowicz Collection, Londra, Regno Unito.


18 luglio - 17 settembre 2024









Wednesday, April 10, 2024

Magali Reus - Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura.

Dal 10 aprile 2024, Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta negli spazi del Museo del Novecento di Milano Off Script, la mostra personale dell’artista olandese Magali Reus (L'Aia, 1981) vincitrice della VII edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura.

 Realizzata in collaborazione con il Museo del Novecento, la mostra, a cura di Federico Giani, espone una selezione delle più recenti sculture dell’artista, le Clementine, una serie che prende il suo spunto visivo dai barattoli di marmellata e di conserve della tradizione familiare. In questi lavori un sentimento nostalgico per la produzione alimentare casalinga si intreccia alla realtà della produzione e della distribuzione di massa delle multinazionali, così come alla successiva riappropriazione e rifunzionalizzazione di questi prodotti nel contesto domestico, capace di trasformarli in oggetti contraddittori, contenitori di memorie intime e personali. La serie delle Clementine, sovradimensionate rispetto agli oggetti cui si ispirano, e realizzate con resine e metalli, sono oggetti scultorei intenzionalmente artificiali e destabilizzanti. Rappresentano, secondo la poetica di Reus, una riconfigurazione di oggetti familiari e abituali che costituiscono il nostro mondo.

Già vincitrice del Prix de Rome (2015), nonché inclusa nella short list dell’Hepworth Prize for Sculpture (2018), Magali Reus ha saputo costruire negli ultimi anni un solido curriculum lavorativo ed espositivo. Il Comitato di Selezione del Premio – composto da Julia DraganovićBassam El BaroniKrist GruijthuijsenGianfranco MaranielloLorenzo RespiAndrea Viliani e presieduto da Arnaldo Pomodoro – le ha assegnato il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura in riconoscimento e a sostegno della sua pratica, che “nasce dall’accumulo di oggetti e immagini che costellano la nostra vita quotidiana, fisica e digitale, rielaborati anzitutto attraverso scarti dimensionali e decostruzioni. Abbracciando – in un certo senso – lo sguardo della Pop Art su oggetti e prodotti banali di tutti i giorni, Reus apre nuove prospettive di approccio al mondo che ci circonda, creando una distanza rispetto a realtà che a prima vista sembrano familiari e riconoscibili. Sebbene sia un’acuta osservatrice del mondo fisico, Reus non utilizza la soluzione del ready made: le sue opere sono puzzle scultorei meticolosamente fabbricati a mano, attraverso una miscela di pratiche sia artigianali che tecnologiche, capaci di testimoniare la sua raffinata sensibilità per la materialità, la composizione e il colore della scultura. Magali Reus è una scultrice nel senso più alto del termine, con un approccio originale alla forma e allo spazio, nonché alla nozione e alla pratica della scultura, interessata a spingere il potenziale dell’oggetto scultoreo verso nuove direzioni”.

10 April – 30 June 2024

Museo del Novecento

Piazza Duomo 8, Milan









Tuesday, April 9, 2024

ALEX DA CORTE. World Leader Pretend

World Leader Pretend Ã¨ una mostra di dipinti, sculture e installazioni inedite dell'artista venezuelano-americano Alex Da Corte. È la prima mostra di Da Corte a Milano dopo Devil Town da Gió Marconi nel 2015, e la sua prima mostra in Italia dopo la Biennale di Venezia del 2019. L'artista è stato protagonista di recenti mostre antologiche presso il Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk, Danimarca, e il 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa Giappone. Da Corte è stato Philip Guston Rome Prize Fellow 2023all'American Academy di Roma.

10 aprile – luglio 2024
                                                           GióMARCONI  

                                                      Via Tadino, 15 - Milano








Tuesday, March 19, 2024

Dominika Kowynia All These Waves

La Galleria  Renata Fabbri presenta All These Waves, la prima personale in Italia di Dominika Kowynia (1978, Sosnowiec, Polonia). La mostra raccoglie una produzione di dipinti recenti che l’artista ha concepito traendo ispirazione da tematiche a lei sensibili, come il femminismo, l’emancipazione corporea ed emotiva, ma anche la storia, l’identità e i confini personali.

Intrecciando eventi di attualità e letteratura con frammenti legati al suo trascorso individuale, il lavoro di Kowynia restituisce una visione critica del tempo presente. La sua ricerca pittorica trova spinta, nello specifico, a partire da questioni legate al contesto polacco contemporaneo: le lotte femministe, le problematiche migratorie, le ingiustizie sociali, la crisi climatica e ambientale. Passando da una sfera intima ad una prospettiva globale, l’artista sovrappone accadimenti autobiografici e preoccupazioni di natura collettiva, mettendo in scena non solo la sua storia e quella del contesto natale, ma anche quella di un mondo nel quale sono le realtà dei singoli a costituire l’esperienza universale.

In occasione della mostra in galleria, Kowynia presenta una selezione di opere inedite che esplorano il concetto di femminilità, a partire dalla condizione delle donne in Polonia, e alla luce delle politiche restrittive adottate dai recenti governi conservatori riguardo alle questioni riproduttive e ai diritti civili.

Attingendo all’esperienza personale e al sentimento di rabbia provato sin dai tempi dell’adolescenza, in risposta alle disparità di genere e alla mancanza di figure di riferimento che sfidassero gli stereotipi tradizionalmente associati alle donne, l’artista mette in luce i retaggi di una cultura patriarcale tutt'oggi radicata nella società. Lo fa attraverso lavori pittorici densi e riflessivi, in cui le donne sono ritratte in compagnia o mutuo scambio. Non si tratta della rappresentazione di un idillio, piuttosto di una sospensione da ciò che accade nel mondo reale. L'atmosfera è silente e, al tempo stesso, carica di ambiguità e tensione emotiva. Questa intensità traspare nel titolo della mostra All These Waves: espressione scelta per indicare la propagazione di un sentimento collettivo racchiuso sia nelle opere in mostra che nell’esperienza femminile stessa. Evocativo di un moto plurale e perpetuo, il titolo riporta alla mente la forza delle lotte femministenella storia e delle odierne battaglie per il riconoscimento dei propri diritti. Attraverso un processo pittorico inconscio ed intuitivo, Dominika Kowynia restituisce una pluralità di voci che si confondono in un’unica, potente onda che racconta l’esistenza di ciascuno di noi. L’onda del mare, del tempo, delle lotte, della libertà, delle parole.











Dominika Kowynia (1978, Sosnowiec, Polonia) è una pittrice specializzata in dipinti a olio figurativi. Si è laureata all'Accademia di Belle Arti di Katowice nel 2003 e da allora lavora presso lo stesso istituto come docente. Ha conseguito il dottorato nel 2010. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive. Tra le mostre personali e bipersonali più recenti si ricordano: Panoramas, New Theater, Varsavia, Polonia (2023); Animals she houses, Polana Institute Gallery, Varsavia, Polonia, e Nada Fair a New York (2023); Inner Edge, Import Export Gallery, Varsavia, Polonia (2022); Attempt at Reversing, BWA Bielsko Biala, Polonia (2020). Tra le mostre collettive recenti si ricordano: Building a garden around a burning house, Duza Scena Gallery, Poznan, Polonia (2023); Who will write the history of tears. Artists on Women's Rights, Museo di Arti Moderne, Varsavia, Polonia (2022); After Desire, Galleria Monti8, Italia (2022); Women at the Academies of Fine Arts, Aula Gallery, Danzica, Polonia (2022); Something in common/Warsaw Under Construction, Museo di Arte Moderna, Polonia (2020). I suoi dipinti fanno parte di collezioni private e pubbliche come la Collezione della ING Polish Art Foundation, la Collezione d'Arte della Galleria Bielska BWA, la Collezione della Fondazione Bęc Zmiana.
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