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Tuesday, December 7, 2021

L'ARTE CONTEMPORANEA CHE CAMBIA: ALL' ASTA ANCHE UN DINOSAURO

Milano- C’è grande attesa per l’appuntamento programmato per il 14 dicembre presso la sede milanese di Cambi in via San Marco 22: un catalogo “speciale” che raccoglie – oltre ai grandi nomi dell’arte contemporanea – anche i Maestri del Fumetto, della Fotografia e… un dinosauro. 
 La prima tornata inizierà alle 10.00 e vedrà all’incanto alcuni giganti come Mario Sironi, Renato Guttuso, Jeff Koons, Mario Schifano, Robert Indiana. Dalle 15.00 verranno battuti i restanti lotti, alcuni dei quali sono i top lot della giornata. 
 Si parte dall’olio su tela astratto firmato Piero Dorazio, Alzabandiera per Federico, stimato 75.000 - 95.000 euro. Il pezzo, datato 1954, è un ottimo esemplare dell’artista che, dal 2013, sta facendo registrare aggiudicazioni sempre più alte: il mercato di Dorazio è ancora in ascesa, e lo rende un artista adatto anche all’investimento. 
 Un altro lotto particolare è il manifesto di Alighiero Boetti, Faccine colorate (stima: 40.000 - 50.000 euro): un divertente pezzo da collezione e da amatori. Dall’Italia alla Germania, il lotto 208 è un olio su tela del 1973 di Hans Hartung, T1973-E23. Nel dopoguerra, l’artista passò dalla pittura non-figurativa astratta a una ricerca basata sul valore del “segno”, e l’opera in asta ne è un chiaro esempio. La stima è di 50.000 - 70.000 euro. 
 Di straordinario impatto è la fotografia di Shirin Neshat, Seeking Martyrdom, uno fra i primi cicli fotografici realizzati dall’artista dopo il suo viaggio in Iran nel 1990 (stima: 25.000 - 30.000 euro). Il lavoro della fotografa iraniana è teso all’esplorazione della complessa relazione fra genere, posizione femminile, situazione politica e tradizione religiosa, terrorismo e rappresentazione mediatica del mondo islamico, specie iraniano. La donna ritratta – che è la stessa Neshat – indossa lo hijab e stringe fra le mani la canna di un fucile e un tulipano: immagine di una donna musulmana orgogliosa e fiera, distante dal preconcetto che la vede passiva e sottomessa. 
 In ultimo, una menzione per la Copertina per Sgt. Kirk di Hugo Pratt, originale del numero 24 della rivista edita da Ivaldi Editore nel giugno 1969 (stima: 18.000 - 30.000 euro). È ancora visibile il segno di matita dello schizzo preparatorio di Pratt. 
 Un capitolo a parte è dedicato a Henry, il secondo dinosauro messo all’asta da Cambi: un esemplare di Hypacrosaurus, un ornitopode appartenente alla famiglia degli adrosauridi. Il suo nome significa “vicino alla lucertola più alta” (dal greco υπο-, hypo, meno + ακρος, akros, alto), per la misura più moderata del suo scheletro rispetto al Tyrannosaurus. L’Hypacrosaurus si distingue facilmente per le alte spine neurali e la caratteristica forma della cresta, alta e arrotondata. Il materiale osseo di questo esemplare è stato raccolto dai nativi della Blackfeet Indian Reservation, in un unico strato, in una cava ben definita e relativamente piccola appartenente ad un affioramento della Two Medicine Formation, nella contea di Glacier, Montana. La stima per questa meraviglia della scienza naturale è di 250.000 – 280.000 €. 

L’esposizione al pubblico dei lotti è prevista da giovedì 9 a domenica 12 dicembre 2021, dalle 10.00 alle 19.00.

Alighiero Boetti
Faccine colorate (manifesto)
firmato Alighiero e Boetti in basso a sinistra
Stima: 40.000 - 50.000 euro 


Shirin Neshat
Seeking Martyrdom
Opera della serie Women of Allah 1993-1997
Stima: 25.000 - 30.000 euro 


Hypacrosaurus sp.
Cretaceo superiore, Campaniano
Riserva Indiana Blackfeet, Contea di Glacier, Montana, Stati Uniti Formazione Due Medicine
Stima: 250.000 - 280.000 euro 


Piero Dorazio
Alzabandiera per Federico
firmato e datato in basso a sinistra
titolato, firmato e datato al retro
Etichetta al retro della VII Mostra nazionale di pittura Premio Golfo della Spezia
Stima: 75.000 - 95.000 euro 


Hugo Pratt
Copertina per Sgt. Kirk
Originale di copertina per il n. 24 della rivista “Sgt. Kirk” edita da Ivaldi Editore nel giugno 1969. Ancora visibile il segno di matita dello schizzo preparatorio di Pratt. Piccoli strappetti marginali e lievissime abrasioni marginali, ma opera in eccellente stato.
Stima: 18.000 - 30.000 euro 


Hans Hartung
T1973-E23
Timbro al retro della Galleria Rotta, Genova
Stima: 50.000 - 70.000 euro 



Thursday, October 14, 2021

MILANO DESIGN FILM FESTIVAL

MILANO DESIGN FILM FESTIVAL 9ª edizione | RESET a cura di Silvia Robertazzi e Porzia Bergamasco
 Il Festival che dal 2013 ha portato a Milano più di 800 film dedicati al design e l’architettura contemporanei torna in città con un’edizione phygital, oltre 50 titoli tra documentari, inchieste, biopic, fiction e film d’animazione, guest curator – Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra, mentre Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) hanno seguito la sezione Bloom –, il premio internazionale AFA by Grand Seiko - Architecture Film Award e una Lettera Aperta per cambiare le città. Inaugurazione alla Triennale di Milano con la première mondiale del film The importance of being an architect che attraverso lo sguardo di Antonio Citterio, uno dei designer italiani più noti nel panorama internazionale, e di Patricia Viel, co-fondatori dello studio milanese di architettura ACPV, ci conduce alla visione della progettazione nell’architettura di domani. 
 dal 21 al 24 ottobre 2021 
 Milano, Teatro Franco Parenti e altre sedi 



Monday, September 17, 2018

FURLA SERIES #02 HAEGUE YANG: TIGHTROPE WALKING AND ITS WORDLESS SHADOW

Haegue Yang: Tightrope Walking and Its Wordless Shadow, è una mostra a cura di Bruna Roccasalva, promossa da Fondazione Furla e dalla Triennale di Milano. Prima mostra personale di Haegue Yang in un’istituzione italiana, Tightrope Walking and Its Wordless Shadow raccoglie la vasta gamma di mezzi espressivi che contraddistinguono la sua pratica: dal collage al video, dalle sculture performative alle grandi installazioni. L’estrema varietà dei riferimenti e delle visioni prodotte, che si muovono su una sottile linea tra l’indagine sociale e la storia, tra il vissuto personale e la memoria collettiva, genera percorsi immaginifici di grande potenza evocativa in cui oggetti, persone e luoghi sono inestricabilmente interconnessi. Tightrope Walking and Its Wordless Shadow si articola in tre ambienti che attraverso la combinazione di lavori iconici e nuove ambiziose produzioni – che rappresentano nodi cruciali nella produzione dell’artista dal 2000 a oggi – restituisce gli elementi ricorrenti nel suo lavoro: l’interesse per l’astrazione e la geometria; il movimento e la performatività; la relazione tra “piegare” e “dispiegare”, che l’artista esplora come pratiche interconnesse. Al centro c’è la sua ricerca dell’“inesprimibile”: l’urgenza di creare un linguaggio la cui potenzialità è come la camminata di un funambolo, in cui ogni movimento è molto più che dinamico, è carico di una tensione che evoca emozioni e percezioni.
Haegue Yang: Tightrope Walking and Its Wordless Shadow a cura di Bruna Roccasalva 
7 settembre – 4 novembre 2018
 Triennale di Milano
HAEGUE YANG photo MasiarPasquali

HAEGUE YANG photo MasiarPasquali





Saturday, September 15, 2018

SE QUESTO E' UN SABATO

 'Se questo è un sabato' è la prima mostra personale di Manfredi Beninati (Palermo, 1970) che ha inaugurato giovedì 13 settembre nella sede milanese della Galleria Poggiali.  Il lavoro di Beninati è stato esposto nelle Biennali di tutto il mondo, tra le altre alla Biennale di Venezia nel 2005 e nel 2009 (Primo Premio del pubblico nel 2005), alla Biennale di Liverpool, a quella di Mardid e poi di Istanbul, per citarne alcune. L’artista, noto per le sue opere pittoriche e per l’estrema qualità del disegno, per il progetto appositamente concepito per lo spazio milanese ha deciso di far precedere alle produzioni bidimensionali dei lavori su tela e su carta un’istallazione ambientale.  Questo nuovo progetto prende le mosse dal secondo dei due film che l’artista ha girato all’interno di un appartamento Liberty a Palermo durante Manifesta. Il film suggerisce un senso di raffinata decadenza ed è colmo di colti riferimenti che da sempre sono associati alla poetica dell’artista. La project room di Foro Buonaparte 52 ospita dunque un nuovo lavoro intrinsecamente legato a tutta la produzione precedente di Beninati, è un’istallazione non praticabile ed è visibile dalla strada o da un corridoio sottile dentro la galleria. L’interfaccia della vetrina permette all’artista di associare bidimensionalità e tridimensionalità così da poter costruire punti di vista variabili e via via sempre più sorprendenti al tempo stesso per sé e per lo spettatore. La tensione narrativa è sottolineata dalla composizione stessa dell’istallazione: impostata come la vetrina di un negozio d’arredamento di cui la zona di Brera nella quale è inserita la galleria ne è piena, denota una condizione incongruente con la reazione a prima vista e sottolinea immediatamente un’atmosfera decadente. L’istallazione milanese è una sorta di seconda puntata di quella messa in scena a Palermo nella quale si indagava rispetto ad un presunto crimine, e rappresenta una sorta di rebus nel quale ci sono segni di vari accadimenti con i quali il pubblico potrà relazionarsi. L’arredo, composto di uno scrittoio e un letto allude allo studio di un artista, le opere compaiono alle pareti e sullo scrittoio. L’autore potrebbe intuirsi fosse lo stesso Beninati. Ad acuire quel senso di mistero è lo stimolo dell’indagine tipico della colta poetica dell’artista siciliano.

13 settembre - 14 dicembre 2018
 Galleria Poggiali
Foro Buonaparte 52
20121 Milano
Untitled, 2018, olio su tela, com 200x160.
Courtesy Galleria Poggiali, photo IndustrialFotoFirenze

Untitled, 2018, olio su tela, com 200x160.
Courtesy Galleria Poggiali, photo IndustrialFotoFirenze

Biennale Liverpool 2008

Biennale Mardin 2012

Biennale Venezia 2005

Wednesday, June 13, 2018

WE COME AS FRIENS-ANDREA VENTURA DA NONOSTANTEMARRAS

Oggi  13 giugno 2018, alle ore 19.00, allo spazio NONOSTANTEMARRAS di Milano si inaugura la mostra We come as friends, di Andrea Ventura, a cura di Francesca Alfano Miglietti.
 In mostra 4 opere di 150x170 cm e alcuni disegni più piccoli (30x40cm) della serie We come as friends. Negli acrilici su carta di Andrea Ventura fiorisce una natura morta estremamente  "antropomorfizzata": mele con le sopracciglia, pere con i baffi, ananas con gli occhi. Un'allegoria colorata che stride con i titoli delle opere: Mercenari, Nessuno è Innocente, Gruppo di Disertori, Non Fate Prigionieri. Le sue opere sono caratterizzate da un valore simbolico-esistenziale dato dalla mancata immediatezza di lettura, dal non senso che scaturisce dai travestimenti che l'artista adotta per mascherare il messaggio che vuole mandare. La pittura diventa così non un' azione compiuta, ma piuttosto il racconto di uno svolgimento, di una potenza, di un'evoluzione. Estrapolando dal loro contesto abituale gli oggetti della vita quotidiana, Andrea Ventura li investe di nuovi significati, dettati più dalla fantasia e dall'immaginazione che non dall'uso e dalla consuetudine.
 La sua pittura è uno sguardo 'particolare', non 'universale', che al tempo stesso lascia ampi margini di interpretazione, riempiendo un vuoto di senso con misteriosi ruoli assegnati ad assemblaggi di oggetti inconsueti.
Andrea Ventura nasce a Milano nel maggio 1968. Ha studiato Storia Moderna all' Università Statale di Milano ma senza conseguire la laurea. Si trasferisce a New York nel 1991 dove inizia a lavorare come illustratore. I suoi disegni sono stati pubblicati dal The New York Times e dal The New Yorker e da molte altre riviste. Da molti anni lavora anche come pittore. Il suo lavoro è stato esposto in gallerie in vari paesi del mondo. Nel 2014 ha pubblicato da Gestalten in Germania una monografia del suo lavoro. Attualmente vive a Berlino.
Mercenari

Nessuno è Innocente

Gruppo di Disertori

Non Fate Prigionieri

Tuesday, March 6, 2018

FURLA SERIES#01-PAULINA OLOWSKA MUSEO DEL NOVECENTO

Oggi dalle ore 18 alle ore 21, Museo del Novecento e Fondazione Furla presentano Paulina Olowska che per il quarto appuntamento di Furla Series #01 - Time after Time, Space after Space animerà la Sala Fontana con la performance Slavic Goddesses and the Ushers.
Il  lavoro di Paulina Olowska ispirato alle utopie moderniste e alla cultura popolare americana e esteuropea – in particolare della Polonia del periodo socialista – stabilisce un dialogo con la storia creando riferimenti culturali incrociati che riflettono sull’idea di femminismo e consumismo. Concentrandosi su figure del passato, l’artista recupera storie minori e spesso dimenticate con un approccio che non è mai nostalgico, ma al contrario dettato dal desiderio di comprenderne il valore intrinseco non solo in un’ottica storica, ma anche contemporanea.
 Ispirato al lavoro della visionaria artista polacca Zofia Stryjeńska (1891-1976), Slavic Goddesses and the Ushers nasce proprio all’interno del costante interesse di Paulina Olowska nei confronti di personaggi femminili del passato. Protagonista della scena polacca tra le due guerre e poi consegnata all’oblio dalla politica del regime comunista, la multiforme produzione di Zofia Stryjeńska, suggestionata dai rituali e dal folclore del suo paese, ha ispirato negli anni diversi lavori dell’artista, dai dipinti realizzati per la Biennale di Berlino nel 2008 alla performance Slavic Goddesses - A Wreath of Ceremonies, presentata nel 2017 al The Kitchen di New York, e di cui Slavic Goddesses and the Ushers costituisce un’evoluzione. Le divinità slave, già soggetto della performance newyorkese, sono protagoniste anche di Slavic Goddesses and the Ushers in cui sei manichini installati al centro di Sala Fontana indossano i costumi realizzati dall’artista stessa a partire dalla serie di dipinti Bożki słowiańskie (Divinità slave, 1918) della Stryjeńska. Questi surreali abiti di scena, dai grandi copricapi e con decorazioni di piume di pavone e spighe di grano – nominati nel 2017 per il Bessie Award in Costume Design – restituiscono figure fantastiche della mitologia e del folclore slavi: vere e proprie dee della malizia, della prosperità, del fatalismo, della primavera, dei cieli e dell’inverno, “con corpi di argilla, capelli di grano e di rami, di spine e cardi”.   Ad accompagnare il pubblico nella partecipazione a questo cerimoniale sono quattro figure- guida (Ushers), impersonate da Dobrawa Borkala, Milovan Farronato, il compositore Sergei Tcherepnin e l’artista stessa.
Slavic Goddesses—A Wreath of Ceremonies, 2016
performance at The Kitchen
 photo: © Paula Court, courtesy of The Kitchen

Slavic Goddesses—A Wreath of Ceremonies, 2016 
performance at The Kitchen
 photo: © Paula Court, courtesy of The Kitchen

Slavic Goddesses—A Wreath of Ceremonies, 2016 
performance at The Kitchen
 photo: © Paula Court, courtesy of The Kitchen


After Zofia Stryjeńska, 2018
collage

Zofia Stryjeńska, 2008
 gouache on canvas


Zofia Stryjeńska, 2008
gouache on canvas


Zofia Stryjeńska, 2008
 installation view, Neue Nationalgalerie, 5. Berlin Biennale, 2008


Sunday, October 29, 2017

FURLA SERIES #1-TIME AFTER TIME, SPACE AFTER SPACE

Today and tomorrow at 8.00 pm, the artist and choreographer Alexandra Bachzetsis will perform the Italian premiere of her piece "Private: Wear a mask when you talk to me" at the Museo del Novecento's Sala Fontana-Milan.
The second event in FURLA SERIES #01- Time after Time, Space after Space, features Swiss/Greek artist and choreographer Alexandra Bachzetsis, whose cross-disciplinary approach blends dance, theater, performance, and the visual arts. Bachzetsis’s investigation centers on the language of the body, specifically exploring how gestures and poses are shaped and determined by the stereotypes and clichés of popular culture. Her performances draw inspiration from many fields of mainstream culture, ranging from the entertainment world to fashion, to re-examine the tropes of contemporary femininity. Her exploration of the human body revolves around an ongoing analysis of how gestures are used in real life and fictional entertainment, whether “lowbrow”—music videos and television—or “highbrow”—the performing arts—and how these cultural genres interact and influence each other. In this solo performance, the artist portrays a sequence of characters caught up in a vast range of stereotyped performative/choreographic/athletic poses and movements. One can make out a multitude of references: to Asian drag queen moves, fitness routines, advertisements, Michael Jackson, yoga positions, or even the postures found in football games or porn films. This piece explores how gender and sexual identity is expressed through the body and through movement, through an approach that pays homage to the experiments of dancer and choreographer Trisha Brown.

Stasera e domani alle 8.00 pm, l'artista e coreografa Alexandra Bachzetsis mostra per la prima volta in Italia la performance Private: Wear a mask when you talk to me al Museo del Novecento, Sala Fontana-Milano.
Secondo appuntamento di FURLA SERIES #01-Time after Time, Space after Space, con Alexandra Bachzetsis, artista e coreografa svizzera, di origini greche, che ha un approccio trasversale che si muove tra arti visive, danza, teatro e performance. Il linguaggio del corpo è al centro della sua ricerca che indaga nello specifico il modo in cui gestualità e atteggiamenti sono fortemente condizionati e determinati da stereo-tipi e cliché imposti dalla cultura popolare. Nelle sue performance Bachzetsis si ispira a vari ambiti della cultura mainstream, dall’industria dello spettacolo a quella della moda, per inter-rogare e ripensare i tropi della femminilità contemporanea. La sua indagine sul corpo umanopassa attraverso una continua analisi dell’uso del gesto nella vita reale e nella finzione dello spettacolo, nella cultura “bassa” - dei video-clip o della televisione - e in quella “alta” - delle arti performative - e del modo in cui questi generi si relazionano e influenzano reciprocamente. L’artista,unica protagonista interpreta personaggi differenti in una sessione performativa/coreografica/sportiva che mette in scena una vasta gamma di posture e gesti stereotipati. I riferimenti che si possono rintracciare sono molteplici: dalle movenze delle drag queen orientali al fitness; dalla pubblicità alle coreografie di Michael Jackson; dalle posizioni yoga a pose del football americano o del porno. Il lavoro esplora i comportamenti di genere e l’identità sessuale a partire da un approccio al corpo e al movimento che omaggia le sperimentazioni condotte dalla danzatrice e coreografa Trisha Brown.

Bluff

From A to B via C

From A to B via C

From A to B via C
A piece danced alone

Massacre

Massacre

Private Song
Private Song

Bluff

Wear a mask when you talk to me



Thursday, April 6, 2017

NONOSTANTE MARRAS: M'ILLUMINO D'IMMENSO E FACCIAMO IL PUNTO

In occasione del Salone del Mobile di Milano 2017, dal 4 al 9 aprile, lo spazio espositivo Nonostante Marras di Milano ospita due rassegne che invadono lo showroom e l'aria espositiva: M’illumino d’immenso e Facciamo il punto.
 M’illumino d’immenso, un viaggio nella luce interpretata dallo stilista che ripropone una variante delle sue Orfanelle, installazione del 2004 recentemente esposta alla Triennale di Milano, insieme a Retratos Iluminados, un gruppo di 13 lavori realizzati da Fernando e Humberto Campana e alcune ricamatrici delle comunità nelle favelas di Sergipe e Alagoas, per finire poi con Bandidos Iluminados, 12 le opere in mostra, un lavoro a quattro mani, anzi sei, tra i fratelli Campana e Antonio Marras. Veli, grembiuli, vecchi abiti lacerati e ricuciti, tasche, ricami e trasparenze: le 80 Orfanelle di Marras sono angeli caduti, fate erranti che anelano ad ascendere in un percorso terra-cielo dove tutto va rimpicciolendosi, gonfiandosi, resuscitando antichi spiriti che albergano le piccole gonne illuminate dall’interno.
  Retratos Iluminados (Instituto Campana, IPTI), opere dei fratelli Campana, risultato della partnership con Institute of Research, Technology and Innovation (IPTI) che hanno il preciso scopo di far conoscere e salvare la manualità e l’artigianato, sempre più a rischio di “estinzione”. Le lampade sono composte da telai da ricamo, sospesi nell'aria, che si affacciano sullo spazio mostrando, in un alone di luce, i volti dei soggetti ricamati sulle tele. I “ritratti di luce” sono quelli delle stesse ricamatrici: una scelta voluta dal duo per sottolineare un gesto di libertà, una negazione degli stereotipi, perché si può uscire e si deve dal solito e dal conosciuto.
 I Bandidos Iluminados, progetto nato dalla collaborazione tra Marras e i Campana, riproducono invece i volti dei fuorilegge più noti al mondo, da Al Capone a Pablo Escobar, da Caligola a Butch Cassidy e Sundance Kid, nonché di alcuni leggendari banditi sardi, anch’essi ricamati su stoffe retroilluminate, con interventi sartoriali del genio creativo di Marras.
Con questo progetto Marras e i fratelli Campana mettono mano sulla materia luminosa, una materia entrata stabilmente nel repertorio artistico della cultura occidentale. I tre progetti, Retrados Illuminados (Istituto Campana) - Orfanelle (Antonio Marras) - Bandidos Illuminados (Istituto Campana/ Antonio Marras) in tutta la loro scarna, minimale, semplicità, vogliono porre l’accento sugli innumerevoli rapporti di luce ed ombra che si possono instaurare.
Privata della sua funzione prima (cioè illuminare, "fare chiarezza"), ora la luce può essere pensata come spazio scenico di una nuova relazione. È l’estetica della sensazione a dominare e quindi stimolare gli stati d’animo che questa può suggerire, infrangendo le regole della percezione.
 Facciamo il punto riflette sulle sfaccettature attribuite al punto. Punto ricamato, punto musicale, punto eziologico, punto quantico, punto astratto, punto concreto, pois, a un certo punto… E’ lo stesso Marras ad aver affermato che il suo primo approccio con l’arte sia avvenuto grazie a una delle famose tele bucate di Lucio Fontana, attraverso cui la sua attenzione di alunno distratto si è focalizzata sull’enorme potenzialità che un punto avrebbe potuto offrirgli”. In mostra un’esplosione di opere, disegni, oggetti, progetti, e carte da parati, tazze, profumi, che hanno come filo conduttore il punto declinato secondo le via via mutevoli esigenze, oggetti creati da Marras e dai suoi amici e ospiti quali Istituto Campana, Tonino Serra per il flower design e tutto ciò che sboccia, Mauro Sargiani-Elefante Rosso Produzioni, Serra&Fonseca, Stephan Hamel, Claudia Losi, Cesare Fullone, Franko B, Traslochi Emotivi, Lucia Pescador, Libri di Orso Ficili, Monica Castiglioni e tanti altri che si aggiungono punto per punto.
Da non perdere il temporary restaurant chez Marras, stupendo.
Inaugurazione: giovedì 6 aprile 2017, ore 17.30 -20.30
NONOSTANTE MARRAS, via Cola di Rienzo 8, 20144 Milano
Date: 4 – 9 aprile 2017 Orario: ore 10.00 – 19.00








Pistilli


Temporary Restaurant chez Marras

Temporary Restaurant chez Marras

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