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Tuesday, June 7, 2022

ALEXANDRE DIOP - LA SYMPHONIE DU GHETTO: VL1. NATURAL BORN KILLER

Una storia di redenzione legata alla vita di Alexandre Diop (1995, Parigi) nato da madre francese e padre senegalese e cresciuto nelle banlieue parigine che dall’8 giungo al 19 settembre 2022 porta in scena La Symphonie du Ghetto: Volume One. Natural Born Killer la sua prima mostra personale italiana negli spazi della Galleria Poggiali di Milano. 
 Una pratica artistica, quella di Alexandre Diop, che si muove tra pittura e scultura concentrandosi sulla presenza fisica di materiali – come legno, metallo, tessuto, lattice, catrame, tela, fibre naturali, paglia, perline, pastello, pelle, chiodi e viti – assemblati e amalgamati nei suoi collages. Frammenti di materiali già prodotti e già scartati stratificati sulla tela insieme alla vernice per creare un ambiente in cui esplorare il potere trasformativo degli oggetti quotidiani in modo da decostruire la struttura narrativa della rappresentazione tradizionale. Diop lavora su stralci autobiografici che ritornano costantemente nelle sue opere sotto forma di scritte e, spesso, autoritratti, sfruttando la sua arte come strumento utile a far comprendere all’altro ciò che prova. 
 La Symphonie du Ghetto: Volume One. Natural Born Killer è il primo volume del racconto personale di Alexandre Diop del ghetto ed è un progetto che l’artista porterà avanti nel tempo. Natural Born Killer, la serie di opere in mostra a Milano, è composta da undici lavori su carta che rappresentano una sorta di flusso di coscienza nel quale Diop ripercorre le domande che più lo angosciano e, al tempo stesso, stimolano la sua ricerca. I suoi lavori sono risposte al contesto sociale nel quale vive dovute spesso alla sua condizione di artista afrodiscendente e alla sua esperienza di ragazzo cresciuto nelle banlieue parigine e trasferitosi a Berlino prima e a Vienna poi, una città che lo ha profondamente segnato – patria di Gustav Klimt divenuto un’influenza fondamentale per la sua ricerca – e dove attualmente vive e lavora. L’opera che apre la serie in mostra raffigura una donna in gravidanza come una sorta di icona simbolo di vita e di maternità nella quale l’artista, almeno in parte, trasfigura sé stesso ragionando sul senso di avere un figlio, o una figlia, in una società come quella di oggi che chiede continuamente di scendere a compromessi. Ogni essere vivente, al di là della minoranza alla quale appartiene, deve aspirare alla libertà e rifuggire le repressioni. Ed è una riflessione su cosa significhi essere nati, o meno, con dei privilegi ai quali altri non avranno mai accesso perché nati in un differente contesto. Nelle opere successive si susseguono figure storiche, come ad esempio quella di Lucy – la primate più antica mai ritrovata e considerata dalla comunità nera il simbolo di come l’origine della vita umana sia da collocarsi in Africa –, intervallate da raffigurazioni di personaggi provenienti dal ghetto, una sorta di omaggio che l’artista dedica a queste persone per ricordare come ogni giorno debbano affrontare una vita fatta di miseria e pericoli costanti. A chiudere il ciclo un autoritratto di gruppo che rappresenta Le Mouton Noir, un collettivo artistico fondato dallo stesso Alexandre Diop insieme ad altri artisti e artiste, e dislocato in diverse città europee che ha come scopo quello di supportare progetti inediti nello spazio pubblico.

La Danse du Ventre, 2022

L'Ambivalent Fasciste, 2022

Dinknesh Tu es Merveilleuse, 2022

The Golden spoon Borns, 2022

La Tentation du Mal, 2022

Ceci n'est pas une Pipe, 2022

Montrer Patte Blanche, 2022

Du Respect pour nous Anciennes, 2022


Monday, May 2, 2022

SONGS FROM THE CAVE - BENEDIKT HIPP

Milano - Occhi, mani, braccia, piedi, forme organiche in continuo mutamento, isolati oppure sovrapposti uno sull’altro e in grado di plasmarsi con lo spazio circostante. La Galleria Poggiali, nella sua sede di Milano, dal 5 maggio al 4 giugno 2022, presenta la mostra Songs from the Cave che segna la sua prima collaborazione con l’artista tedesco Benedikt Hipp (1977, Monaco di Baviera). Nato e cresciuto in un piccolo paese del sud della Baviera da una famiglia di antichi artigiani locali, produttori di ex voto(immagini di parti del corpo umano, animali o case, dati in dono a una divinità come pratica volta a ricevere la grazia). Fin da bambino Hipp è stato circondato di questi oggetti, e li ha utilizzati come fossero giocattoli e proprio dalla sua infanzia nasce la sua ricerca artistica da sempre guidata dalle domande: Dov’è il confine tra un essere e l’altro? Dove finisce l’individuo e dove inizia la società? Il corpo umano diviene nel lavoro di Hipp materiale flessibile in grado di formarsi e deformarsi, di cambiare e adattarsi di volta in volta. Riflettendo in questo modo un pensiero contemporaneo su cosa sia davvero un corpo e quale sia la differenza, se c’è, fra quello umano e quello di altri esseri, organici o inorganici Hipp crea figure combinate di elementi appartenenti a esseri più disparati, corpi post-umani in grado di trascendere la natura antropica limitante. L’artista indaga i concetti di individualità e identità, così come il cambiamento e il significato del corpo quale luogo di azione architettonica, sociale e di culto. 
Creare modelli di corpi nuovi significa creare anche nuovi modelli di mondo, diversi da quello in cui siamo convinti di vivere, in cui la natura, il tempo e il sistema ecologico diventano gli alleati dell’artista. Con l’utilizzo di media differenti come pittura e scultura, nella sua ultima produzione di lavori per Songs from the Cavel’artista esplora le credenze i rituali e il potere dell'iconografia arcaica di uno spazio sacro per eccellenza, la grotta (cave). Nel 2017 visitando le rovine della prima cultura neolitica che ha abitato l'isola di Maiorca è rimasto impressionato dagli enormi blocchi di pietra che componevano il sito, tanto da decidere di fondere la materia ed entrare in contatto con le forze vulcaniche del nostro pianeta. Da qui nascono le sculture in argilla plasmate attraverso tecniche di cottura ad alta temperatura di ispirazione giapponese. Il fascino di questa antica tecnica risiede nel fatto che è possibile influenzare e regolare il fuoco ma il risultato che appare su ogni oggetto è impossibile da prevedere rendendolo un processo anacronistico rispetto all'idea di tecnologia odierna in cui è possibile prevedere e controllare ogni risultato.
Benedikt Hipp, Daylight,
176 x 135, 2021, Oil on MDF. Courtesy the artist

Benedikt Hipp
Courtesy the artist


05.05.2022 – 04.06.2022 
Galleria Poggiali | Milano Foro Bonaparte 52, Milano

Wednesday, March 23, 2022

Miguel Angel Payano Jr. - Sojourn Summits

Milano - La cultura americana, quella caraibica e quella cinese si fondono indissolubilmente con Sojourn Summits, la prima personale in Italia di Miguel Angel Payano Jr. (1980, New York) che, dal 24 marzo al 4 maggio 2022, nella sede milanese della Galleria Poggiali, presenta un corpus di opere inedite. Afro-caraibico americano, Miguel Angel Payano Jr. vive e lavora tra Pechino e New York e nella sua carriera vanta importanti mostre personali come quelle al Williams College Wilde Gallery di Williamstown nel Massachusetts (2014), al LDX Hong Kong Gallery di Hong Kong (2013), all'Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino in Cina (2006) e al Qi Mu Space di Pechino oltre alla partecipazione alla Biennale di Ad-Diriyah a Riyadh in Arabia Saudita (2021). Nella ricerca dell’artista le tre culture alle quali appartiene si mescolano per indagare temi come la socializzazione umana e i meccanismi di formazione dell'identità creando opere al contempo conturbanti e seducenti che combinano pittura e scultura. Motivi e oggetti provenienti dall’America, dai Caraibi e dalla Cina si sovrappongono per creare rappresentazioni antropomorfe e surreali che gesticolano e incalzano in maniera sarcastica e sfacciata sugli spettatori per analizzare questioni razziali, geografiche e identitarie. E spesso succede che i lavori di Miguel Angel Payano Jr. nascano in risposta a interpretazioni errate dovute al suo vivere nel mezzo di culture diverse, con usanze e tradizioni assai differenti tra loro che possono dare adito a equivoci e piccole rotture transculturali di concetto capaci però di aggiungere nuovi significati. 
 In Sojourn Summits, il nuovo ciclo di dipinti e sculture di Miguel Angel Payano Jr., indagano l'importanza del linguaggio nella nostra comprensione e relazione gli uni con gli altri. Attraverso conversazioni e adattamenti a geografie eterogenee infatti, formiamo connessioni e interiorizziamo il linguaggio altrui generando così possibili traduzioni errate, gag sineddochiche e metafore visive. La figura della pésca, sulla cui superfice sono dipinte bocche umane, è un elemento ricorrente ed essenziale nelle opere dell’artista. Il frutto è raffigurato come un essere senziente e a sé stante, simbolo visivo della potenza del linguaggio. In questo ciclo di lavori più recente, la poli-presenza o il mantenimento simultaneo di più posizioni geografiche è un tema centrale oltre che un trucco ottico. Nei dipinti, le figure antropomorfe si intrecciano sia come tre geografie sia come tre forze culturali. 
Incorporati a questi lavori, alcuni frammenti di quotidiani italiani che l’artista ha raccolto durante la sua permanenza a Milano, sussurrano ai visitatori messaggi enigmatici.
 “Per me fare arte è un’estensione del viaggio che intraprendo fra i pensieri che dimorano nella mia immaginazione. È il mio strumento di contemplazione. Che si tratti di contemplare il contenuto, la profondità di visione o la materialità, sto percorrendo sentieri fatti di domande che allo stesso tempo mettono in discussione e danno origine alle opere di Sojourn Summits. Nella forma di colline, montagne o cumuli di pigmento. - Afferma Miguel Angel Payano Jr - Vi presento le mie scrupolose riflessioni.”

24.03.2022 – 04.05.2022

Galleria Poggiali- Milano

 







Saturday, March 19, 2022

MEHR LICHT - DOMENICO BIANCHI

Firenze- La materia si trasforma in luce con la mostra Mehr Licht che dal 19 marzo al 23 luglio 2022 porterà per la prima volta alla Galleria Poggiali di Firenze le opere di Domenico Bianchi. 
 Tra gli artisti italiani con maggiore riconoscimento internazionale, Domenico Bianchi vanta presenze in diverse edizioni della Biennale di Venezia oltre a mostre personali e collettive in alcuni dei più grandi musei italiani e stranieri: dal MoMA di New York al MACBA di Barcellona, dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid al MOCA e il Paul Getty Museum di Los Angeles, dal Pompidou il Centre Pompidou di Parigi allo Stedelijk Museum di Amsterdam e Magazzino Italia Art a New York e ancora al Madre di Napoli al Castello di Rivoli, alla GAM di Torino, al MAMbo di Bologna, al Mart di rovereto e al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. 
 In occasione della sua prima personale per la Galleria Poggiali l’artista ha concepito un corpus di opere che attingono al suo universo poetico, dove trovano posto soluzioni inedite: accostamenti inusuali di colori a cera come il bianco e il rosa o il blu e il giallo, lavorazioni del marmo bianco di Carrara a parete all’interno del quale sono stati incastonati lapislazzuli, incisioni su legno e lavorazioni del palladio. Negli spazi di via Benedetta il gruppo di lavori esposti – alcuni dei quali di grande formato – è il risultato di una mostra nella quale la tensione creativa è intensa, esclusiva e concentrata. 
 Il titolo della mostra, Mehr Licht, prende ispirazione dalla celebre invocazione “più luce!” che si narra abbia pronunciato Goethe il 22 marzo 1832 sul letto di morte: una frase che riassume il profondo rapporto del poeta con il concetto di luce – lungamente affrontato in alcuni dei suoi trattati scientifici come La Teoria dei Colori e La Metamorfosi delle Piante – e che ben si addice alle opere di Domenico Bianchi. Nella mostra Mehr Licht  le opere esposte di Domenico Bianchi sono forme costruite scavando il legno, colando la cera, o scolpendo a bassorilievo lastre di marmo. Si tratta di un corpus di opere pittoriche in cui la materia si trasforma in luce senza perdere fisicità, quella presenza materiale che le distingue dai quadri tradizionali. È la materia – palladio, cera, legno o marmo – a emanare uno splendore che trascende in dimensione simbolica grazie a una serie di figure geometriche astratte che occupano spesso il centro della composizione. Nei lavori su lastre di marmo l’artista sembra dialogare con il celebre stiacciato di Donatello, quella tecnica con cui il maestro rinascimentale realizzava immagini piatte con variazioni di spessore infinitesimali che, come nella grafica, affidavano alla costruzione matematica dello spazio, e a sofisticati giochi di luce e ombra, il compito di definire la profondità. Con un’operazione tecnica analoga, Bianchi ottiene profondità e varietà narrativa attraverso un linguaggio astratto, rispondendo alla concezione prospettica del Quattrocento con un'idea di spazio fluida e priva di immagini rappresentative. Tra le forme lineari e geometriche delle opere di Bianchi è la luce diafana e la connessione di materia ed energia a generare lo spazio con le sue profondità, estensioni, plurime dimensioni che comprendono anche il tempo, quindi la durata dei nostri processi cognitivi e contemplativi.






Tuesday, January 18, 2022

ARNULF RAINER - COLORI NELLE MANI

Firenze - È prorogata fino al 5 marzo 2022 la mostra Colori nelle mani dell’artista austriaco Arnulf Rainer  presso la Galleria Poggiali di Firenze nelle sue due sedi di via della Scala e di via Benedetta. 
Arnulf Rainer (Baden, 8 dicembre 1929) , noto al grande pubblico per la sua arte astratta e informale,  durante i suoi primi anni di carriera fu influenzato dal Surrealismo facendo poi evolvere il suo stile verso la distruzione delle forme, con annerimenti, ridipinture e mascherature di illustrazioni e fotografie che dominano i suoi lavori successivi. Era molto vicino all'Azionismo viennese, caratterizzato da body art e pittura sotto l'effetto di droghe e dipinse a lungo la relazione tra la vita e la morte concentrandosi ampiamente sul tema di Hiroshima in relazione al bombardamento nucleare della città giapponese e alle sue ricadute politiche e fisiche. 
 Il progetto, realizzato in galleria con lo stesso artista, presenta un ampio corpus di per lo più dipinti inediti. Una prima sezione che, a partire dai lavori dei primi anni ‘80 realizzati con le dita, arriva a quelli dei primi anni ‘90, nel quale l’indagine di Arnulf Rainer si concentra sulla scomposizione della materia come se fosse vivisezionata al microscopio. Si passa poi ai lavori degli anni ‘80 eseguiti con il colore preso direttamente nelle mani e passato veementemente sulla superficie con le dita, lasciandovi spesso residui come abbondanti grumi. Si tratta di lavori i cui momenti germinali erano apparsi alla Biennale di Venezia del ’78 ed alla successiva Documenta a Kassel, e dei cui sviluppi aveva dato conto anche la personale al Guggenheim di New York del 1989. I segni gestuali così potenti, estremi, realizzati, con le mani, lasciano spazio nella serie dei primi anni ‘90 a una forza pittorica che condensa visioni coloristiche con dinamiche legate alla materia, con supporti preventivamente segnati, incisi, ed in un secondo momento sommersi da strati di colore che spesso debordano copiosamente sulla cornice. I colori divengono talvolta veli, altre volte dense coltri. Completano la mostra quattro celebri lavori appartenenti alla serie Face Farces realizzati nei primi anni ’70.













Friday, November 19, 2021

BASIL KINCAID -The Rolling Fields to My House

Spinto dalla voglia di comprendere la trama della propria identità personale e culturale all'interno della diaspora africana, filtrata dalle sovrastrutture della sua esperienza americana, l’artista Basil Kincaid (1986, St. Louis, Missouri) debutta con un corpus di opere inedite presso la sede milanese della Galleria Poggiali nella sua prima mostra personale italiana dal titolo The Rolling Fields to My House. Attraverso collage, fotografie, installazioni, performance e soprattutto con la tecnica del quilting (assemblaggio di frammenti di trapunte) – realizzate con materiali trovati, recuperati e donati – Basil Kincaid interroga i costumi sociali mentre disegna tessuti culturali alternativi. L'intraprendenza e la libertà di immaginazione emergono come componenti critiche per un’ideale liberazione dello spirito, così da co-creare luoghi che stimolino la memoria ancestrale dell'amore inteso nella sua accezione di libertà insita in noi al fine di attivare spazi che partecipino alla liberazione condivisa su scala locale e globale. The Rolling Fields to My House utilizza la pratica del “world building” ovvero della creazione di un mondo immaginario completamente nuovo per creare un senso di appartenenza. Le trapunte, le sculture e i disegni esposti in mostra rappresentano un linguaggio interno che l’artista ha coltivato per creare un luogo che avesse senso per l'unico ragazzo nero in una classe di coetanei bianchi. Il trasferimento di Kincaid in Ghana nel 2020 gli ha permesso di rivisitare mondi precedentemente sviluppati e realizzarli in nuovi formati. L'entità nera che appare in queste opere rappresenta una versione ancestrale di sé stesso e dell’osservatore; un testimone onnisciente in sintonia con tutte le versioni di sé attraverso le proprie dimensioni esponenziali. Probabilmente un corpo da sempre presente che ha pianificato di incontrare ed esplorare la natura policromatica dell'identità nera diasporica su vari terreni, questa volta sul suolo italiano. In tutto il suo lavoro, Basil si concentra su come il luogo in cui ci troviamo modelli la nostra prospettiva, la nozione di appartenenza e il modo in cui ci percepiamo. Il suo lavoro è composto principalmente da materiali trovati o donati che hanno un grande significato emotivo per coloro che un tempo li hanno apprezzati. La pratica della trapuntatura ha una lunga storia nella sua famiglia che si tramanda da oltre 7 generazioni. Il quilting, all'interno della tradizione culturale nera, è sempre servito come uno spazio rivoluzionario di gioia, coraggio e comunità in diretto contrasto con la sottomissione sociale e finanziaria. “È un modo per onorare i miei predecessori mentre affronto le domande e le preoccupazioni su dove sono, siamo, oggi. – Afferma Basil Kincaid – È un modo per restaurare e ricostruire con l'intraprendenza insita dentro di noi.” 
 Basil Kincaid è fra gli artisti selezionati da Yinka Shonibare per la mostra estiva presso la Royal Academy of Arts di Londra dal titolo 'Reclaiming Magic' in programma dal 22 settembre 2021. 

Galleria Poggiali | Milano 
 Foro Bonaparte 52, Milano

Prorogata fino al 23 dicembre 2021









Monday, September 21, 2020

KENNEDY YANKO - BECAUSE IT'S MY BLOOD

Milano - Lo spirito sovversivo del rame affilato e l’ambiguità percettiva della fragile pelle dalle tinte forti monocrome: dal 24 settembre al 20 novembre 2020, la Galleria Poggiali, nella sua sede di Milano, presenta Because it’s in my blood, prima personale in Italia dell’artista newyorchese Kennedy Yanko (St. Louis, 1988). Dopo le importanti mostre degli ultimi anni negli USA, fra le altre quella al Museum of Contemporary Art di Detroit e quella alla galleria Kavi Gupta di Chicago, Kennedy Yanko lo scorso anno ha realizzato 3 WAYS, la sua prima opera pubblica presso il Poydras Corridor a New Orleans in collaborazione con The Helis Foundation e l’Ogden Museum of Art. Nello stesso anno è stata nominata per l’Art Forum’s “Critic’s Pick” e ha ricevuto il Colene Brown Art Prize dalla BRIC Arts Media. In questi stessi giorni Yanko inaugurera la sua personale, SALIENT QUEEN, presso la galleria VIELMETTER di Los Angeles. Because it’s in my blood, è un omaggio a Betty Davis. Il titolo è preso in prestito dalla canzone F.U.N.K contenuta nell’album Nasty Gal del 1975. Simbolo di una generazione ed esempio di emancipazione sia per le donne che per la comunità afroamericana, Betty Davis, attraverso la sua musica, ha espresso la volontà di non dare per scontate le regole imposte da una società basata su principi ingiusti, gridando la sua indipendenza e rigettando tutte le regole alle quali, al tempo, e forse ancora oggi, la nostra società si aspetta che una donna afroamericana si attenga. Ora ritorna più attuale che mai la necessità di essere liberi, di esprimere sé stessi senza censure. Censurare qualcosa solo perché non si è in grado di comprenderlo significa privarsi, sia individualmente che collettivamente, di crescita, turbamento e messa in discussione. In mostra nella galleria Milanese, sette nuove produzioni, frutto di una ricerca che l’artista porta avanti dal 2017; opere di dimensioni variabili, dalle più piccole, Jimmie e Space alla più grande Crow, sono tutte realizzate in bronzo e pelle dipinta. Le opere nascono da un processo mentale, l’impiego materiali di recupero, che portano con sé il proprio vissuto, consente nel loro riutilizzo, una nuova vita. Il metallo fa pensare subito all’industria, alla tecnologia ma per quest’artista non c’è niente di più lontano: il rame ad esempio, è un’entità vivente, con una sua anima e una sua storia, ognuno dei suoi lavori ha un suo portato e una sua sensibilità.






Sunday, February 23, 2020

NEXT OPENING - EXHIBITION IN ITALY

Da venerdì 21 febbraio si è tienuto il primo appuntamento di Dancing Is What We Make Of Falling 2, la rassegna di video e performance alle OGR di Torino. Sabato 22 febbraio al PAN - Palazzo delle Arti Napoli ha inaugurato la mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Peruzzo, Sotto Sopra di Omar Hassan, mentre alla Galleria Poggiali di Firenze Fabio Viale presenta una serie di sculture in marmo del peso complessivo di 18 tonnellate nella mostra Acqua alta High Tides. Martedì 25 febbraio alle ore 18.00 alla Fondazione Marconi, la mostra Caro Bruno rende omaggio alla figura di Bruno Di Bella a un anno dalla scomparsa. Mercoledì 26 febbraio alle ore 11.00 si tiene la conferenza stampa di Milano MuseoCity 2020, quarta edizione della manifestazione dedicata al patrimonio artistico culturale dei musei della città, mentre alle ore 19.00 alla Fondazione Sozzani si tiene la presentazione del volume The Sound of the Woodpecker Bill: New York City di Antonio Rovaldi edito da Humboldt Books, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo. Sabato 29 febbraio inaugura Light Project 2020 la mostra di Nanda Vigo al MACTE di Termoli, mentre lunedì 2 marzo dalle 18.00 alle 20.00 nella sede londinese di Cardi Gallery una esposizione dedicata a Mimmo Rotella, Beyond Décollage - Photo Emulsions and Artypos 1963-1980. Giovedì 5 marzo al PAV di Torino apre Politics of Disaster. Gender, Environment, Religion la mostra della performer e attivista indonesiana ARAHMAIANI, stesso giorno di apertura per Fornasetti Theatrum Mundi in cui le creazioni del designer milanese. sono in dialogo con le collezioni del Complesso Monumentale della Pilotta di Parma. Sabato 7 marzo alle ore 17.30 si tiene l’inaugurazione di Oltre La Profezia mostra con opere di Sergio Vacchi dal 1952 al 2006 al complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena, mentre al centro culturale APE Parma Museo la mostra Attraverso le avanguardie. Giuseppe Niccoli / visione e coraggio di una Galleria.
Omar Hassan, Voi, tecnica mista su tela e scultura, h 90 cm scultura + tela 180x250 cm, 2019
Michelangelo Pistoletto, Venere con la pipa (1973)
serigrafia su acciaio inox
Courtesy Repetto Gallery, London
Arahmaiani, Handle Without Care, 1996/1997, performance at the 2nd Asia Pacific Triennial, Queensland Gallery of Modern Art, Brisbane, Australia, 1996.
Nanda Vigo, Trigger of the space (1976), ph Aldo Ballo, courtesy Archivio Nanda Vigo
Mimmo Rotella, La rivincita (1967)
emulsione fotografica su tela
Courtesy Cardi Gallery

Bruno Di Bello, anni '70

Fabio Viale, Trinità, 2019. Courtesy Galleria Poggiali

Antonio Rovaldi. April 15, 2017. 41st Rd and 10th St, Queens
Realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019)
Fornasetti Theatrum Mundi
render dell'intervento sullo Scalone Monumentale della Pilotta
ph Giovanni Hänninen
Sergio Vacchi, La tribù di Greta Garbo. Dibattito intorno alla bellezza, 1998, smalto su tela, cm 218x200, Collezione privata

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