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Monday, April 14, 2025

"La voce del diavolo. L’arte contemporanea e la moda"

 Domani, martedì 15 aprile 2025, alle ore 19.00, si terrà negli spazi di Nonostante Marras a Milano la presentazione del libro La voce del diavolo. L’arte contemporanea e la moda (Einaudi, 2025), di Fabriano Fabbri.

L’autore dialogherà con Francesca Alfano Miglietti, teorico e critico d’arte, e Grazia D'annunzio, giornalista e scrittrice.

Scheda libroModa e arte vivono di intrecci senza fine, di trame a doppio filo, di storie nelle storie che incantano, che sorprendono, che illudono e divertono. Nelle sue frenetiche rapsodie creative, ogni stile di abbigliamento ha stretto da sempre un accordo di alleanza con i movimenti artistici piú noti al grande pubblico, dal Neoclassicismo alla Pop art. Nel lungo arco della contemporaneità, l’arte del vestire ha sedotto il corpo per liberarlo da disagi e inibizioni, lo ha accarezzato per divorarne le energie, lo ha spinto oltre i suoi limiti per urlare al mondo «la voce del diavolo», come scriveva William Blake: lo ha protetto con cura per reciderlo dai lacci della morale e del perbenismo. Fabriano Fabbri rilegge la storia dell’arte dalla fine del Settecento agli anni Duemila usando come metronomo le evoluzioni del guardaroba di ieri e di oggi, fra i tumulti della tecnologia e le tempeste della rivoluzione sessuale.

Fabriano Fabbri insegna Stili e arti del contemporaneo, Forme della moda contemporanea e Contemporary fashion all’Università di Bologna. È autore di numerose monografie su arte e moda, tra cui Sesso arte rock’n’roll, Atlante, Bologna 2006; Lo zen e il manga, Bruno Mondadori, Milano 2009; Boris Bidjan Saberi. 11, Atlante, Bologna 2013; L’orizzonte degli eventi, Atlante, Bologna 2013; Angelo Marani, Atlante, Bologna 2015. Per Einaudi ha pubblicato La moda contemporanea. Arte e stile da Worth agli anni Cinquanta (2019) e La moda contemporanea. Arte e stile dagli anni Sessanta alle ultime tendenze (2021).



Thursday, May 25, 2023

Attilio Solzi. Tra Presenza e Assenza

Dal 26 maggio al 25 giugno 2023, gli spazi di Nonostante Marras a Milano accolgono la mostra Attilio Solzi. Tra Presenza e Assenza, a cura di Antonio Marras. 
Attilio Solzi, fotoreporter professionista con la passione per la fotografia d'autore, orienta la sua ricerca artistica verso una visione iperrealista del mondo femminile, dell'immagine del corpo e della sua rappresentazione, con un'attenzione sempre presente a soggetti e situazioni marginali. 
Lavora con foto, video, collage e libri d'artista, forma che predilige per la realizzazione dei suoi progetti. In mostra 42 stampe del progetto fotografico The absence (2019-2020) e 45 collage racchiusi in cornici nere della serie inedita Blame (2022-2023), affiancati da piccoli collage su cemento e foto su lenzuola. The Absence è imperniata sullo studio di una delle sedie utilizzate dalle prostitute che frequentano la strada statale Paulese, che collega le città di Milano e Cremona. Utilizzata principalmente di pomeriggio e di notte, la sedia di plastica viene "abbandonata" durante il giorno, quando viene incatenata alla segnaletica stradale dalla sua proprietaria. Per un anno Solzi ha fotografato la sedia tutti i giorni, la mattina presto o il primo pomeriggio, nella posizione esatta in cui la prostituta l'ha lasciata. 
La serie di fotografie documenta il tempo dell’attesa, del passaggio, dello scorrere del tempo alternando luce e buio, stagione dopo stagione. La presenza umana è solo suggerita. Persone invisibili, ai margini della società e della comunità, lasciano tracce impersonali e trascurabili come un pacchetto di sigarette o una bottiglia di birra. Il lavoro è confluito poi nel libro "The Absence", che ha vinto il Premio Marco Bastianelli come miglior libro di fotografia pubblicato in Italia nel 2021. 
Blame si configura in una sorta di diario, composto da una serie di collage che l’artista realizza con fotocopie delle sue foto, annotazioni, osservazioni e scritte, utilizzando come base i fogli di un vecchio quaderno. 
Attilio Solzi ha esposto in numerose gallerie e fondazioni, tra le quali Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Quadriennale di Roma, Metronom Modena. Tra i suoi libri figurano: “Something before death”, Bad Weather Press, Spagna (2022); “Verbum”, 89books con testo di Lorenzo Madaro, Italia (2022); “Hole Hose Hope”, Everyedition, Svizzera (2022); “Obsession”, Dito Publishing, Italia (2021); “The last summer”, Salt n Pepper, Gran Bretagna (2021); “The Absence”, 89books, Italia (2021) vincitore del Premio Marco Bastianelli come miglior libro fotografico pubblicato in Italia nel 2021 “New Perspectives in Western Civilization”, Everyedition Svizzera (2020); “The Deaf-Mute”, Paranoia , Estonia (2019); “Monolith”, 89books con testo di Michele Bonuomo , Italia (2019); “Odd One Out”, Studio Bibliografico l'Arengario , Italia (2019); “Concrete”, Samopal Books, Russia (2019); “Untitled”, Les Crocs Electriques , Francia (2018); “Home Video Diary”, Void, Grecia (2017); "Dollhouse", Lieutenant Willsdorff, Francia (2016); "The car", Unknown Books, Portogallo (2016); "Taedium", Yard Press, Italia (2015); "Flat Land", Silvana Editoriale con testo di Luca Beatrice, Italia (2003); "Wo-Men" Calco Editore, Italia (2002); "Emil Mihaela e altre storie" Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Italia (2002).





Wednesday, November 16, 2022

Yelena Yemchuk. Characters

In occasione del Photo Vogue Festival 2022, in programma a Milano dal 17 al 20 novembre, Nonostante Marras, in collaborazione con Metronom, presenta la mostra Yelena Yemchuk - Characters, a cura di Marcella Manni, aperta al pubblico dal 18 novembre 2022 all’8 gennaio 2023. All’inaugurazione sarà presente l’artista. 
 La mostra personale di Yelena Yemchuk raccoglie due serie di lavori, una recente (finalizzata nella pubblicazione YYY, Depart Pour L’image, 2022) e Ten Years After (2006) nata dalla collaborazione con Antonio Marras. Characters sono tutti i personaggi che danno forma e caratterizzano l’immaginario dell’artista e che ne invadono le rappresentazioni, tra tratto dipinto, costumi e messa in scena di set. Creando una rottura tra i confini disciplinati, le opere presentate si costruiscono, frammento dopo frammento, come narrazione surreale ed enigmatica. 
 Come all’interno di un montaggio cinematografico si presentano allo sguardo soldati, ballerine, spose, pin up, marinai, uomini travestiti da orsi, bambine con le trecce, gatti e pesci… questi sono solo alcuni dei protagonisti delle storie surreali che Yemchuk, osservatrice silenziosa ma attenta, ci racconta. L’elemento comune che riesce ad iscrivere ogni personaggio nello stesso grande romanzo è la stranezza e il mistero che naturalmente codifica i progetti dell’artista: la fotografia, come il disegno, sono i mezzi con i quali è possibile creare un ponte con la realtà ordinaria, per stravolgerla e donarle una sfumatura onirica e fantastica. Arricchendosi di dettagli e gesti teatrali il quotidiano riscopre una nuova veste, si trasforma in sogno animato da apparizioni e visioni. 
 David Lynch, descrive il suo processo creativo come un costante rischio di innamorarsi di un’idea e cadere all’interno del vortice che essa porta con sé. Yemchuk sembra aderire a questo atteggiamento, e nella sua caduta da innamorata porta con sé i personaggi che incontra lungo la sua strada: i suoi soggetti vengono così ritratti, scoperti e indagati per la loro capacità di allusione ad un mondo altro, quello immaginato e immaginario dell’artista. La costellazione caleidoscopica dei personaggi sembra però essere tenuta insieme da un filo invisibile, un filo che unisce, collega e compone in sequenze e atmosfere che si ritrovano: le donne e gli uomini che si muovono nella Sardegna di Ten Years After ballano la stessa danza magica dei personaggi, quasi degli attori di improvvisazione, di ?YY. Characters coinvolge l’osservatore per guidarlo in questi luoghi e atmosfere, velate dal ricordo. Lo sguardo di Yemchuk, poetico, carico di nostalgia e affetto riporta a una dimensione di infanzia e di libertà. 

 Yelena Yemchuk vive e lavora a New York. Nata a Kiev (UA) si trasferisce all’età di undici anni in America, a New York studia Arti Visive presso la Parsons School of Design e successivamente Fotografia presso l’Art Center di Pasadena. Ha collaborato come fotografa di moda con Vogue, Dazed & Confused, AnOther, Numéro, TAR Magazine, The New Yorker e altri. Tra le mostre Gidropark, Gitterman Gallery, New York (2011); Ten Years After, Fondazione Sandretto Re Rebaduengo, Torino (2006); Sensitive, Dactu Fondation, New York (2004); No Vacancy, Eastwick Gallery, Chicago (2001). Inoltre ha pubblicato una serie di libri tra i quali: Odesa, Gost Books (2022); YYY, Départ Pour L’Image (2022), Mabel, Betty & Bette, Kosminek Books (2021); Anna Maria, United Vagabonds (2017); Gidropark, Damiani (2011).

Yelena Yemchuck, Mirabelle Bloody Nose, 2018
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, ana and Triss, 2019
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, Guinevere #18, 2018
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, 120, Rue de la Gare, 2017
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, Hands, Puglia, 2018
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, House of Stranger, 2009
 courtesy the artist

Yelena Yemchuck, The Bigamist, 2009
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, Warrior Girls #2, 2020
courtesy the artist

Yelena Yemchuck, Mykolaiv, 2019
 courtesy the artist


Wednesday, November 17, 2021

PHOTO VOGUE FESTIVAL 2021: Annabel Elgar. La sicurezza degli oggetti

Milano - In occasione del Photo Vogue Festival 2021, in programma a Milano dal 16 al 19 novembre, Nonostante Marras, in collaborazione con Metronom, presenta la mostra Annabel Elgar. La sicurezza degli oggetti, a cura di Marcella Manni, aperta al pubblico dal 18 novembre 2021 al 10 gennaio 2022. All’inaugurazione sarà presente l’artista. 
 La mostra personale di Annabel Elgar si colloca al confine tra realtà e finzione, come il suo lavoro: l’artista parte da uno spazio completamente vuoto, che via via va popolandosi di oggetti, trovati o realizzati dall’artista, che abitano il luogo e interagiscono tra loro in modi spesso imprevisti. Le venticinque opere originano da questa composizione un meticoloso e preciso percorso di ricerca che impiega spesso mesi per essere compiuto. Gli oggetti che Elgar realizza, vere e proprie sculture, o gli elementi installativi che costituiscono le scene sono elementi quotidiani di vite immaginate, in cui i protagonisti non compaiono se non nelle tracce che lasciano. Luoghi abbandonati, anonimi che possono essere trasformati in qualcos’altro. Un ‘bricolage allegorico’ che dà forma all’immaginazione, spesso disturbata, di personaggi altrettanto immaginari, tra mito e leggenda: il culto dei russi che si rintanavano nelle grotte perché convinti dell’imminente Armageddon o coloro che vedono espressioni del satanismo nei codici a barre dei supermercati. I protagonisti ci sono ma sembrano voler essere altrove, in un tempo sospeso tra il presente e un passato che sa di fiaba ma anche della cronaca nera dei quotidiani, con dettagli sempre avvolti dal mistero. Sono appunto gli oggetti il fulcro della pratica di Elgar, sia che si formalizzi in fotografie, ricami o installazioni: gli oggetti scolpiti, fotografati, ricamati su tele o assemblati, hanno in comune un approccio alla ricerca che sta a metà tra l’ossessività del trovarobe e la perizia dell’artigiano. Un castello di pane, un unicorno intagliato nel sapone, portauova schierati a battaglione, domestici banchi da lavoro… 
Le opere di Annabel Elgar sono frutto di fantasie che l’artista compie su questi stessi oggetti, fantasie che consentono di passare dalla monotonia della vita quotidiana degli immaginati protagonisti ad una dimensione diversa, ulteriore, come se con il lavorare su questi quasi piccoli trofei, si possa compiere una sorta di evasione da esistenze monotone e socialmente disturbanti. 
 Lo spazio di NonostanteMarras si popola dei personaggi e delle storie che Elgar costruisce e racconta, in una sorta di infinta e autogenerante possibilità narrativa, storie enigmatiche che sembrano opporsi, volutamente con garbo e ironia, a ogni tentativo di soluzione.








Thursday, June 24, 2021

IN ZIR I MIEI VIAGGI VERSO GERUSALEMME - FOTO DI LIDIA BAGNARA

Milano - Da giovedì 24 giugno 2021, apre al pubblico negli spazi di Nonostante Marras a Milano la mostra In Zir - I miei viaggi verso Gerusalemme - Foto di Lidia Bagnara a cura di Francesca Alfano Miglietti. Fino al 19 settembre 2021 sarà esposta al pubblico una selezione di un centinaio di scatti che raccontano i viaggi di Lidia Bagnara tra il 1991 e il 2021. Un orizzonte luminoso e colorato di frammenti di luoghi, persone, distanze e prossimità, che unisce l'India la Cappadocia, il Libano, la Siria, la Giordania, Israele, l'Egitto, l'Italia. La fotografia di Bagnara non conosce filtri né inquadrature studiate o ritocchi. Le foto di Lidia Bagnara sono istintive e spontanee, uno sguardo imperniato su un attimo di luce, ma proprio questa immediatezza le rende evanescenti, oniriche, a metà tra fotografia e pittura. L’immagine ferma diventa una narrazione di stati d’animo, sensazioni, odori, percezioni tattili derivanti dalla polvere, dal deserto, dalla pietra, dalla sabbia, dal mare, dal cielo. Gli scatti si fondono con la sua storia personale: il titolo della mostra è già di per sé una suggestione che deriva dall’amore sconfinato della fotografa per il viaggio. Infatti In Zir in dialetto romagnolo significa girare, girovagare, senza meta. E in questi vent’anni ha continuato a muoversi e a riportare nelle immagini tutti i luoghi che ha sentito profondamente sino ad arrivare, appunto, a Gerusalemme. Come scrive Francesca Alfano Miglietti: “Le ‘riprese’ di Lidia sembrano avere origine dal suo mondo poetico, e sembrano volersi caratterizzare come una forma di lotta per la sopravvivenza, sembrano voler trasformare la stessa esistenza in una sorta di liquida placenta attraverso la quale poter osservare, parlare, sentire… un pensiero, insieme, selvaggio e raffinato che tiene quasi la storia a distanza. Un pensiero che occorre ‘pensare’ d'un colpo o non pensarlo per nulla”.










Thursday, November 14, 2019

KENTA COBAYASHI - PORTRAITS

Milano - In occasione del Photo Vogue Festival 2019, in programma a Milano dal 14 al 17 novembre, venerdì 15 novembre 2019, ore 18.30 inaugura negli spazi di Nonostante Marras la mostra Portraits del giovanissimo Kenta Cobayashi, a cura di Marcella Manni.
In mostra una selezione di ritratti che l’artista giapponese colleziona nelle sue passeggiate notturne per Tokyo o durante i suoi viaggi. Le opere di Cobayashi sono immagini che si presentano quasi come se fossero graffiate, frutto della ricerca dell’artista che utilizza intenzionalmente interferenze dimensionali: l'atto di creare dei collegamenti, interconnessioni tra universi diversi, è l’idea di tempo e spazio che l’artista sintetizza nelle proprie opere, dimostrando come si possano occupare diversi strati di realtà grazie al supporto digitale. Le alterazioni create attraverso l’uso di programmi di elaborazione digitale ne sono un esempio: le operazioni svolte (lavorare su più livelli, usare codici binari che modificano i dati di un’immagine, comprimere ed espandere un’immagine) diventano parte del suo linguaggio, nel tentativo di indagare, rendere e comprendere la complessità del presente. Ogni immagine perciò perde i contorni definiti, come all’interno di un flusso tecnologico, che non deroga però a un tentativo di rappresentazione.
 Kenta Cobayashi (1992) vive e lavora a Tokyo, lavora principalmente con la fotografia, il video e la realtà virtuale, dedicandosi ad un tipo di estetica digitale in cui il pixel e la sua variazione assumono un ruolo centrale. Formatosi alla Tokyo Zokei University, ha esposto in mostre personali come Photographic Universe, Fotografia Europea, Reggio Emilia (2019), Rapid Eye Movement, IMA Gallery, Tokyo (2019) e #Photo, G/P Gallery, Tokyo (2019). Inoltre ha preso parte a mostre collettive come Photo Playground, Ginza Sony Park, Tokyo (2019), From my point of view, Metronom, Modena (2018) e Unseen Amsterdam (2017). Nel 2018 è selezionato come Campaign Artists per Unseen Photo Fair, nel 2015 è vincitore del premio Tokyo Frontline Photo Award.

6 novembre – 8 dicembre 2019
NONOSTANTE MARRAS, 
via Cola di Rienzo 8, 20144 Milano
Kenta Cobayashi_3
Portraits Yuji, Hamamatsu #smudge, 2019
© Kenta Cobayashi, Courtesy Metronom

Kenta Cobayashi
Pink Hair #blur #sharpness 2018
© Kenta Cobayashi, Courtesy Metronom
Kenta Cobayashi
Summer (Ami) #smudge 2015
© Kenta Cobayashi, Courtesy Metronom

Kenta Cobayashi
Shibuya Yellow #smudge2018
© Kenta Cobayashi, Courtesy Metronom

Kenta Cobayashi
Ryo 
#smudge2018© Kenta Cobayashi, Courtesy Metronom



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Wednesday, September 25, 2019

VERA ROSSI.CREPE - NONOSTANTE MARRAS

Mercoledì 25 settembre 2019, alle ore 19.00, inaugura a Milano negli spazi di Nonostante Marras la mostra Crepe di Vera Rossi, a cura di Chiara Spangaro. In mostra fino all’8 novembre la serie Crepe, un nucleo di sedici fotografie realizzate dall’artista a Salina, nelle isole Eolie, tra il 2017 e il 2019, presentate al pubblico per la prima volta in forma completa. Nell’intento di accedere a una realtà recondita, nelle Crepe Vera Rossi aggiunge al concetto di “varco” già presente nelle Finestre e qui inteso come fessura o spaccatura, il senso materico del cretto, del distacco di intonaco e dell’alterazione cromatica. La sua è una meticolosa analisi di superfici esposte agli agenti atmosferici, al mare e al passare del tempo. La riflessione sullo spazio fa parte della formazione visiva e culturale di Vera Rossi. L’architettura persiste nelle sue fotografie in una forma archetipica, dove lo spazio umano muta e si mescola con l'elemento naturale, sia esso luce o acqua o vegetazione. Nelle Crepe il processo di astrazione è portato all'estremo. Sul muro di Silence, 2017, o nello spigolo di Confine, 2019, è assente qualunque riferimento all'essere umano o al mondo vivente, tuttavia queste immagini sono porzioni dei luoghi della vita sgretolati e fallati dall'azione della natura. L’artista evoca nelle sue superfici materiche paesaggi lunari, figure astratte, segni cromatici, avvalendosi anche dell’utilizzo del plexiglass – supporto che accentua la densità pluridimensionale delle Crepe, metafore poetiche del frammento.




Monday, November 27, 2017

MARIO GIACOMELLI-NONOSTANTEMARRAS

Martedì 28 novembre 2017 alle ore 19.00 negli spazi di NonostanteMarras a Milano, inaugura la mostra Per tutti la morte ha uno sguardo di Mario Giacomelli, a cura di Francesca Alfano Miglietti e Giacomo Pigliapoco, in collaborazione con l'Archivio Mario Giacomelli e Katiuscia Biondi.
 Per tutti la morte ha uno sguardo riprende un verso dalla poesia di Cesare Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi che Mario Giacomelli ha scelto come titolo per la serie fotografica sull'ospizio di Senigallia, con cui instaura un profondo legame sin dal 1954 e dove realizza alcune delle sue serie più famose.
 Saranno esposti oltre cinquanta scatti delle serie più conosciute del fotografo marchigiano che testimoniano la sua indagine sullo strazio della realtà. La mostra si sviluppa a partire dal primo scatto realizzato da Giacomelli: Approdo (1953), una foto scattata sul bagnasciuga, la vigilia di Natale del 1953, che ritrae un’onda dove tutto ciò che è visibile si smaterializza nel bianco della spuma, mentre rimane nitida una ciabatta trasportata dalle onde sulla battigia, con sopra una stella marina: un richiamo all’Uomo e a quello che ne rimane dopo il passaggio del tempo. Emergono qui tutta la tecnica e lo stile fotografico che contraddistingueranno poi Mario Giacomelli: l’immagine bruciata, i forti contrasti e l’ambientazione mossa, completamente sfuocata, che va contro ogni canone fotografico classico di pulizia formale.
 Nella serie dei Paesaggi, capitolo cardine della sua opera, gli scatti eliminano l’unico punto di riferimento principale: il cielo. I paesaggi sono materia viva e pura, senza mediazioni né distrazioni. La scomparsa dell’orizzonte, il rifiuto dei mezzitoni, i contrasti nettissimi con il bianco che si innesta profondamente nel nero sono, per l’artista, l’indice di una natura che pulsa, che vive, di cui Giacomelli ritrae i “segni del suo paesaggio”. E nella rugosità di un albero (Motivo suggerito dal taglio dell’albero) o nei solchi dei campi arati Giacomelli rivede i volti segnati dai patimenti dei contadini.
 La libertà della tecnica che la fotografia scopre in quegli anni, è servita a Giacomelli per superare i limiti del neorealismo con il quale si è formato, per approdare a un linguaggio diverso e personale in cui lo spettatore, l’artista e il soggetto raffigurato convivono tutti nella stessa scena, in uno sconfinamento e in uno spazio polidimensionale in cui l’arte si amalgama con la vita.
Io cerco di fotografare i pensieri. L'oggetto mi è utile per trasmettere quello che vuole dire. Niente viene a caso, il bianco, il nero.. (...) Per me non è importante la foto singola, ma la serie, il racconto. Ciò che conta è quel che nasce nella mia mente.
 Mario Giacomelli (Senigallia, 1º agosto 1925 – Senigallia, 25 novembre 2000) è stato un tipografo, fotografo, poeta e pittore italiano. Le sue foto sono presenti dal 1964 nella collezione permanente del MOMA di New York e oggi conservate nei maggiori musei e collezioni di tutto il mondo.






Wednesday, October 4, 2017

WHITE SPACE-SUSANNA KANNISTO E NONOSTANTE MARRAS

Inaugura giovedì 5 ottobre 2017 negli spazi di NonostanteMarras a Milano, la mostra White Space personale dell’artista Sanna Kannisto, prodotta da Metronom, in collaborazione con NonostanteMarras.
L’evento è inserito nel programma della seconda edizione del PhotoVogue Festival (15 – 19 novembre, Milano), la manifestazione interamente dedicata alla fotografia di moda.
 In mostra una selezione di lavori dalla serie Fieldworks, realizzata in oltre dieci anni di lavoro di viaggio e studio nelle foreste del Centro America, insieme a opere più recenti della serie Local Vernacular, realizzate in Finlandia, nella riserva naturale della penisola di Hanko, esposte per la prima volta in Italia. Il lavoro di Sanna Kannisto prende avvio da un interesse verso la rappresentazione della natura, sia in ambito scientifico che in ambito artistico. La foresta tropicale, vissuta in prima persona dall’artista che ha preso parte a numerose spedizioni sul campo, si presenta come il luogo ideale per esplorare le potenzialità e i confini di questa tematica. Così come sono svariate le teorie, i metodi e i concetti di partenza per la conoscenza e la comprensione della natura, così sono i mezzi utilizzati dall’artista, alla ricerca di nuove modalità e possibilità di visione. Le prime riproduzioni a stampa nei manuali di storia naturale sono accomunate dall’uso dello sfondo bianco, un white space appunto, di cui Kannisto fa propria misura, cifra e canone. Bianco è lo sfondo in cui volano i colibrì della serie Act of Flying, bianco è lo sfondo dei ‘teatrini’ che trasformano uno studio fotografico portatile, bianco è lo sfondo per gli uccelli della recente serie Days of Departure (2015). Su uno sfondo bianco gli oggetti (animali, fiori, piante, uccelli, farfalle...) sono pronti per essere classificati. L’arte, al pari della scienza, cerca di esercitare un controllo sul mondo, ma Kannisto denuncia l’impossibilità di questo processo attraverso una certa componente di assurdità che caratterizza le sue immagini, dove campeggiano improbabili strumenti scientifici, forzature compositive, abbigliamenti inadeguati... l’insieme rompe gli schemi e le aspettative, generando uno scarto, uno spazio aperto alla visione personale dello spettatore. Dal regno del caos delle foreste pluviali all’osservazione di ambienti naturali più vicini al suo luogo di origine in Finlandia, Sanna Kannisto ha costruito un metodo di lavoro che applica sia nella ricerca sul campo che nell’attività di studio. Con la pratica del ‘prelievo’ studia oggetti, piante, fiori, uccelli avulsi dal loro habitat naturale per rappresentarli all’interno di uno studio fotografico. Infatti per l’artista scienza e fotografia si sono da sempre compenetrate vicendevolmente: “fin da quando la fotografia è stata inventata è stata messa a servizio della scienza, con l’assunto di un’innata oggettività in comune.” Lo still life diventa, con un certa dose di sfida verso la natura animata dei soggetti, il canone privilegiato, con palese riferimento agli antichi modelli realizzati nei musei e nelle collezioni di storia naturale e utilizzati a scopo didattico, in cui ogni dettaglio e parte della composizione è accuratamente studiato e realizzato.

Sanna Kannisto, Act of Flying (12), 2006
 C-print mounted on aluminium 3mm, cm 44 x 56
©Sanna Kannisto, Courtesy Metronom


Sanna Kannisto, Mineral Spring, 2015
C-print mounted on aluminium, cm 106 x 138
©Sanna Kannisto, Courtesy Metronom

Sanna Kannisto, Mineral Spring, 2015
 C-print mounted on aluminium, cm 106 x 138
 ©Sanna Kannisto, Courtesy Metronom


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