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Thursday, March 23, 2023

LINO FIORITO - PERCORSI ELLITTICI

In mostra fino al 24 Aprile 2023 alla Galleria Accappella di Napoli, la mostra Percorsi Ellittici di Lino Fiorito
Pittore, scenografo di teatro e di cinema. Lino Fiorito nato a Ferrara, ha vissuto dal 1985 a Roma, poi a New York e ora vive tra Napoli e Colonia. Nel 1986 ha fondato a Napoli con altri artisti la galleria Idra Duarte, uno spazio no-profit che nel corso di due anni di attività ha esposto il lavoro di numerosi giovani artisti.
 Fin dai primi anni’80 ha sviluppato una pratica trasversale dei mezzi espressivi legati alla visione. La sua collaborazione col teatro inizia con Falso Movimento e continua con Teatri Uniti. Lino Fiorito ha sempre visto il suo lavoro artistico come quello di un pittore. Anche la sua attività nel teatro e nel cinema è basata sul punto di vista di un artista che non si è mai distratto dal suo ‘vero’ lavoro, e nel corso degli anni ha costruito una opera che può essere considerata come un continuo discorso sul fare pittura, sul creare una immagine. 
I lavori che presenta alla Galleria Accappella con il titolo ‘Percorsi Ellittici’ nascono da una serie di disegni che ha realizzato nel 2018. Disegni che ha fotografato, ingrandito e trasferito su tela; dove si vede il cambiamento di scala e l’esaltazione del segno grafico. Ha lavorato alle tele tra l’ottobre ed il novembre del 2022; il differente formato lo ha portato a guardare i lavori da una nuova oggettività e distanza dal momento iniziale, dal gesto intimo, raccolto, della mano sul foglio. E' quindi intervenuto con il colore sulla superficie della tela e sul disegno in maniera più distaccata, come da lontano, in una rinnovata visione, ottenendo però così paradossalmente una maggiore ‘presenza’ ed una nuova ‘forma’ dell’immagine. I percorsi ellittici sono questi diversi momenti del lavoro e del pensiero sul lavoro. 
"Ciò che è costante nella ricerca di Fiorito, pur nella sostanziale diversità delle scelte stilistiche, è un’efficacissima precisione compositiva che dona all’immagine una forza espressiva vivace quanto contenuta e un sensibilissimo senso del colore realizzato nel gioco inquieto del segno e dei vibranti contrasti cromatici e chiaroscurali. La sua è una ricerca sospesa tra caos e rigore, stasi e movimento, elementi concreti e visionari che si sfiorano e convergono in una geometria inesatta, in incontri inattesi. Sospeso tra surreale e reale, Fiorito mette in campo quasi un’operazione di scansione geometrico-onirica, tesa a rilevare l’eccezionale nel banale, il fantastico nel quotidiano, un viaggio mentale teso ad indicare percorsi iconici possibili che si spingono oltre le soglie della rappresentazione".-Eugenio Viola













Thursday, December 22, 2022

Salvatore Emblema - La materia del Cielo

 Il 23 dicembre inaugura nel nuovo spazio “ART GATE” all’Aeroporto Internazionale di Napoli (area imbarchi, C20), la mostra “Salvatore Emblema. La materia del Cielo” (23 dicembre 2022-23 gennaio 2023) a cura di Sylvain Bellenger realizzata da Gesac in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Museo Emblema. 

La mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo suggella una più stretta collaborazione tra l’Aeroporto Internazionale di Napoli e il Museo e Real Bosco di Capodimonte, due importanti attori dello sviluppo in chiave turistica della città di Napoli, e inaugura un nuovo spazio espositivo “ART GATE” nella zona imbarchi. Uno spazio interamente dedicato alla scena artistica campana, in cui si alterneranno periodicamente mostre capaci di mettere in risalto la vivacità culturale di una città stratificata di storia e di arte, sempre protesa verso la sperimentazione di nuovi linguaggi e l’accoglimento delle più svariate istanze culturali. 

 La mostra si compone di cinque grandi opere pittoriche risalenti alla prima metà degli anni Sessanta, quando Salvatore Emblema declinava la sua formazione di matrice informale in una ricerca di tipo spiccatamente materico e gestuale. Ricorrenti le forme dell’ovale e del quadrato che da un lato hanno memoria della pittura pompeiana e dall’altro sembrano aprire finestre ipotetiche all’interno dello spazio del quadro. “Autoritratti”, li chiamava l’artista scherzando. Ammiccando così alla possibilità di una pittura, sempre più libera da schemi compositivi complessi, capace di poter diventare quasi una superficie riflettente, come uno specchio. Superficie che l’artista carica di materia, inserendo cenere e sabbie vulcaniche all’interno dell’impasto coloristico.

 La Materia del Cielo è una mostra su Emblema non priva di una calibrata valenza di studio su un periodo breve ma intenso di ricerca. Sono i primi anni Sessanta e l’artista va selezionando progressivamente gli elementi distintivi del proprio lavoro. Si riconoscono già le fasce quadrangolari degli anni successivi. L’interesse verso la trama e l’ordito della tela che in alcuni punti è già portata alla luce tra le masse di colore. E’ già rintracciabile quel ragionare per moduli compositivi minimi che accompagneranno la produzione di Emblema per tutti i successivi anni Settanta. Una mostra sul cielo in cui l’aria si traduce in massa fisica ed il riflesso luminoso è quasi scavato nella materia pittorica. D’altronde il cielo, nella storia dell’arte, non ha mai nascosto una sua certa ambiguità: è una massa indivisa di spazio che si può rappresentare solo per frammenti. Ed è proprio nel tentativo di restituire l’emozione del cielo, della luce cangiante di un tramonto e del gioco delle nuvole che la pittura ha iniziato a diventare movimento.

autoritratto, 1963

autoritratto, 1964



senza titolo, 1961

senza titolo, 1966

senza titolo, 1967




Thursday, October 6, 2022

Michele De Lucchi a Napoli

A pochi mesi dall’inaugurazione della sede espositiva di Gallerie d’Italia, Michele De Lucchi torna a Napoli con due progetti espositivi realizzati in collaborazione con la galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura e dedicati alla sua nuova ricerca sul colore. 
 Dal 7 ottobre al 7 novembre 2022 negli spazi dello Studio Trisorio (Via Carlo Poerio 116 – Napoli) l’artista presenta la mostra Colore di base una riflessione che va oltre la professione del progettista, per abbracciare l’arte e la connessione con la mente. La mostra si compone di 50 opere su carta nate nel corso del 2022 da una sperimentazione sull’uso del colore come punto di partenza del processo di ideazione della forma architettonica. “Il colore di base è la dimostrazione che tutto parte da un pensiero che seduce, da una combinazione che definisce il contesto, i punti saldi cui fare riferimento. – Scrive De Lucchi - La base definisce la traiettoria, così nel mio disegno come nella realtà.” 
 Dal 7 al 9 ottobre 2022 invece presso la Chiesa di Santa Luciella ai Librai, l’architetto e designer presenta Le Casette delle Pezzentelle sette piccole architetture in legno colorato che dialogano con l’atmosfera sospesa della cripta dell’antica chiesa, uno spazio che accoglieva il culto popolare delle anime "pezzentelle", defunti dall’identità sconosciuta che venivano “adottati” da coloro che se ne prendevano cura, materiale e spirituale. L’installazione viene realizzata in occasione di EDIT Napoli 2022, la fiera di design partenopea alla sua quarta edizione, e in particolare nell’ambito di Edit Cult, il programma di installazioni in luoghi speciali della città. Al termine della manifestazione le opere verranno trasferite a Studio Trisorio creando un dialogo con i disegni esposti.







Casetta delle Pezzentelle 482, legno di noce e tempera, 2022
Ph. Michele De Lucchi

Casetta delle Pezzentelle 484, legno di noce e tempera, 2022
Ph. Michele De Lucchi

Casetta delle Pezzentelle 485, legno di noce e tempera, 2022
Ph. Michele De Lucchi


Wednesday, March 30, 2022

LAWRENCE CARROLL AL MUSEO MADRE

Il Madre di Napoli celebra Lawrence Carroll,l’artista vissuto tra gli Stati Uniti e l’Italia con la prima mostra antologica dalla sua scomparsa: 80 opere che raccontano la storia, la ricerca e le inquietudini di un interprete cosmopolita della ricerca pittorica. 
 Mentre negli anni Ottanta si assiste negli Stati Uniti alla storicizzazione della Pop Art, all’esaurirsi dell’Espressionismo Astratto e del Minimalismo, Lawrence Carroll (Melbourne 1954 – Colonia 2019) si trasferisce in un’euforica New York dove, finchè lavora come grafico e illustratore, dà vita alle sue prime opere, non riconducibili a una specifica tendenza: fin da subito i suoi quadri sono strumenti di indagine del fare pittura al di là delle scuole e delle teorie del secondo dopoguerra. A tre anni dalla sua scomparsa il Madre di Napoli dedica la prima grande retrospettiva museale a Lawrence Carroll. 
La mostra – a cura di Gianfranco Maraniello – indaga la storia e la figura di questo protagonista della scena artistica nordamericana e internazionale, non assimilabile alla storia delle avanguardie e neoavanguardie. "Siamo orgogliose di presentare al Madre questo omaggio a Lawrence Carroll, artista vissuto tra gli Stati Uniti e l'Italia– affermano la Presidente Angela Tecce e la Direttrice Kathryn Weir–, progetto espositivo che si inserisce nella tradizione delle grandi mostre che il museo ha dedicato a protagonisti della ricerca artistica contemporanea. La pittura, la scultura, le installazioni e le foto di Carroll sono testimonianze di una profonda riflessione interiore e della sua costante indagine sull'esistenza e sulla necessità che l'umanità ha dell'arte. Le sue opere dai colori sommessi, stratificati e dalle forme essenziali inglobano memorie del vissuto e tracce del reale, trasfigurandoli in un linguaggio rigoroso ed evocativo".
 La mostra presenta 80 opere dell’artista realizzate nel corso di oltre trent’anni di carriera (dal 1985 al 2019), allestite in un percorso che – come nel sentire dello stesso Carroll – privilegia le relazioni delle opere con lo spazio e con i sentimenti rispetto alla paralizzante classificazione cronologica o tematica. Carroll considerava infatti i suoi lavori presenze fisiche che abitano gli spazi e che incontrano l’osservatore, entrandoci in dialogo. Ogni sua realizzazione mantiene per questo la stessa imperfezione dell’essere umano e, usando le sue stesse parole, un necessario “ancoraggio al mondo”.
 “Lawrence Carroll ha un ruolo eminente nella storia dell’arte americana per avere mostrato orizzonti e aperture oltre l’impasse dei dogmatismi teorici che avevano sostenuto gli impianti di modernismo e postmodernismo fino alla metà degli anni Ottanta – dice Gianfranco Maraniello, curatore della mostra –. Realizzare oggi una mostra di Lawrence Carroll significa restare fedeli alla sua inquietudine, corrispondere alla vitalità di opere che continuano a cercare il loro luogo dove vivere interrogando le incessanti possibilità della pittura.” Nelle opere di Carroll sono presenti temi e maniere della pittura contemporanea negli Stati Uniti, da Jasper Johns a Robert Ryman, da Ad Reinhardt a Robert Rauschenberg, come della scultura di Donald Judd e Carl André; partendo dalla progressiva cancellazione di immagini preesistenti, Carroll arriva a stesure di colore bianco simili alla tela stessa. La superficie del quadro si rivela così non solo un campo stratificato di pigmento, ma anche un modo per osservare il potenziale infinito di dipingere. 
 Nei suoi quadri Carroll ha continuato a interrogare gli strumenti dell’arte, tagliando e ricombinando porzioni di tela dove le cuciture sembrano disegni o ferite, innestando oggetti organici o inorganici – fiori, foglie, guanti, scarpe, la polvere del suo studio – dando luogo a sorprendenti volumetrie, attuando una costante ridefinizione della pittura. Attraverso le sue opere l’artista propone un’incessante interrogazione su quale sia la sua posizione nei confronti della realtà, della sua solitudine di fronte al mondo, del mondo da lui creato.
25 marzo – 5 settembre 2022

Madre - museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli











Thursday, January 13, 2022

Andrea Bolognino. Cecità, accecamento, oltraggio

 Napoli-Per il settimo appuntamento con il ciclo di mostre-focus Incontri Sensibili, il Museo e Real Bosco di Capodimonte presenta il progetto espositivo di Andrea Bolognino (classe '91), i cui disegni sono posti in dialogo con uno dei capolavori più noti della collezione, la Parabola dei ciechi (1568) di Pieter Brueghel il Vecchio. La mostra Cecità, accecamento, oltraggio propone fin dal titolo una stretta relazione con l’enigmatico dipinto del maestro fiammingo. Ne derivano tre temi che Bolognino ha riunito sotto una più ampia riflessione sul rapporto tra arte e scienza: la simulazione della rappresentazione scientifica, con l’inserimento di schemi e grafici, la simulazione del disturbo della visione, attraverso un disegno abbreviato e oscuro, l’ipervisione, effetto degli sviluppi tecnologici contemporanei. In mostra sono esposti 24 disegni (tra cui un trittico composto da tre fogli) in cui l’artista concilia disegno oggettivo e soggettivo per evidenziare la relazione tra rappresentazione artistica e conoscenze scientifiche. Alcune delle opere, realizzate su carta a matita, carboncino, pastello, acquerello e acrilico diluito, sono disposte su basi inclinate, in continuità con la logica espositiva del Gabinetto dei disegni, del quale è presente a Capodimonte un esempio tra i più ricchi e prestigiosi in Italia. Infine, il grande trittico che completa l’allestimento è dedicato all’accecamento inteso come caduta fisica e simbolica, del quale l’artista coglie le diverse fasi: abbandono, percezione della caduta, tentativo di rialzarsi.

 “Con questa mostra mettiamo a confronto un grande maestro del passato come Brueghel e un giovane artista napoletano come Bolognino e mettiamo a confronto due diversi linguaggi artistici: la pittura e il disegno contemporaneo. Il rapporto tra arte e scienza rimane comune nella favola di Bruegel e nella ricerca di Andrea Bolognino. Lo sguardo, la vista, l'occhio sono da sempre un tema centrale delle arti visive. La mostra ‘Cecità, accecamento, oltraggio’, interpreta profondamente il format "Incontri sensibili", ponendo in dialogo la contemporaneità e la collezione storica di Capodimonte” afferma il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger.

Dal 13 Gennaio al 15 Marzo











ll disegno è stato a lungo considerato da Giorgio Vasari (Arezzo 1511–Firenze 1574) in poi come una forma d'arte legata alla pittura, alla scultura o all'architettura. Occorreva essere un buon disegnatore prima di arrivare a essere un buon pittore. Nei primi decenni del XVIII secolo il disegno, e in particolare l'acquerello e il lavis (tecnica a inchiostro e acqua), utilizzati da Alexander Cozens (San Pietroburgo 1717-Londra 1786) e William Blake (Londra 1757-1827), William Turner (Londra 1775-1851), hanno consentito effetti audaci nella composizione, diventato un'arte a sé. Nel 1805 fu fondata a Londra la prima Società dei “Painters in Water Colours” (Pittori ad acquarello) che accoglieva tutte le tecniche su carta. In Francia, Victor Hugo (Besançon 1802 – Parigi 1885) e Odilon Redon (Bordeaux 1840 – Parigi 1916) sperimentarono sulla carta un’astrazione figurativa, confondendo le regole delle categorie artistiche con una libertà che anticipava i pittori europei d'Avanguardia. A partire dal primo Novecento, il disegno fu ritenuto un territorio di innovazione e non più solo uno strumento rapido al servizio degli artisti per registrare e appuntare idee e impressioni, per organizzare lo spazio e le figure delle opere che si apprestavano a comporre. Con la libertà espressiva diffusa dalle Avanguardie, in particolare dal Cubismo, il disegno, anche su tela, sperimentato da Pablo Picasso, Henri Matisse, Alberto Giacometti, Cy Twombly, ha ampliato il campo di indagine delle arti visive, entro cui sondare le profondità dell’animo umano e gli automatismi della psiche, rivelare immagini inafferrabili allontanandosi dalla rappresentazione mimetica della realtà, introdurre inedite organizzazioni compositive e spaziali attraverso linee, segni, masse, macchie, chiaroscuri, volumi. Oggi, il disegno non è più considerato una pratica supplementare e valica i confini delle tecniche - tra le varie, matita, china, gesso, inchiostro, pastello, acquerello, collage - e dei supporti con l’adozione di materiali eterogenei, assumendo forme e dimensioni inaspettate, dalle installazioni ambientali fino alle più avanzate applicazioni digitali. Sempre più numerose sono le manifestazioni, tra mostre, progetti espositivi e fiere, presentate da istituzioni museali, fondazioni, gallerie e centri di ricerca, che di recente hanno puntato l’attenzione sulla vitalità del disegno contemporaneo, valorizzandone la specificità e promuovendone la diffusione.

 

Visite con l’artista

 

Domenica 30 gennaio 2022, ore 12.00

Domenica 20 febbraio 2022, ore 12.00

Domenica 13 marzo 2022, ore 12.00

Thursday, October 15, 2020

FRANCESCO BOSSO - PRIMITIVE ELEMENTS

Dal 15 ottobre al 5 novembre 2020, il Museo Pignatelli di Napoli ospita la mostra personale Primitive Elements di Francesco Bosso, fotografo di paesaggio profondamente sensibile ai temi del riscaldamento globale e della tutela ambientale, argomenti molto dibattuti in questo momento storico.
Primitive Elements a cura di Filippo Maggia, che arriva a Napoli dopo il successo alla Galleria delle Stelline di Milano, raccoglie oltre 15 anni di lavoro e attraverso oltre 40 fotografie in bianco e nero, ci racconta luoghi incontaminati, puri, primitivi e terribilmente fragili del nostro pianeta. La mostra propone un percorso tra scenari e paesaggi naturali, ritratti di una terra ideale, luoghi incontaminati ormai in via di sparizione, che non siamo in grado di lasciare in eredità alle generazioni future. Le fotografie di Francesco Bosso vogliono indurre il pubblico alla consapevolezza, urgente e necessaria, di quanto sia necessario tutelare l’ambiente, e promuovere un cambiamento culturale soprattutto nell'uso responsabile delle risorse naturali, in particolare dell’acqua, elemento centrale su cui l’autore ha lavorato intensamente. Particolarmente significativi infatti, sono gli scatti realizzati dal fotografo in ambiente Artico, dove il riscaldamento globale sta facendo sentire i suoi effetti in modo drammatico, a testimonianza dello stato di emergenza a cui siamo giunti. Francesco Bosso fotografo di paesaggio, formatosi alla scuola americana, lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente le opere in camera oscura, su carta baritata alla gelatina d'argento.
Black Ice, 2012 Iceland

Cliff Sentinell, 2012 Iceland

Diamond #4, 2015 Greenland
Diamond #10, 2015 Greenland


Fluid Columns, 2013 Iceland

Golden Arch, 2015 Spain

Ice Island,  2012 Iceland

Morning Calm, 2018 Portugal

Over the Cliff, 2018 Portugal

Permafrost, 2013 Iceland

Water Wall, 2012 Iceland


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