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Felipe Dmab Mendes Wood DM Gallery |
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Monday, July 17, 2017
Wednesday, July 13, 2016
LA CASA DO YOU DO
Ogni due anni do ut do propone eventi dedicati alle arti ed alle eccellenze della nostra cultura coinvolgendo istituzioni, imprese e collezionisti.
La terza edizione di do ut do si basa sulla realizzazione della casa do ut do di Alessandro Mendini, le cui stanze sono progettate da importanti architetti e designer.
La casa do ut do sarà creata in digitale utilizzando un sistema di navigazione in virtual reality 3D, in modo da consentire la visita della casa do ut do sia sul web che nei musei e nelle sedi espositive che aderiscono al progetto, in video e in navigazione con visori 3D, oltre che in navigazione libera su smartphone e tablet.
Quest'anno do ut do si sviluppa nel corso di tutto il 2016 ed è stato pubblicamente annunciato in anteprima ad ARTEFIERA il 31 gennaio. La casa do ut do è stata presentata, ai media e al mondo dell'architettura e del design internazionale, in una conferenza stampa abbinata ad un incontro sui “I Valori dell’Abitare”, il 14 aprile, in occasione dell'evento INTERNI - OPEN BORDERS, durante il Salone del Mobile di Milano, presso l'Aula del Senato Accademico dell’Università Statale di Milano. La casa do ut do è stata poi ufficialmente presentata al mondo dell'arte contemporanea a Venezia il 17 maggio presso la Peggy Guggenheim Collection. Da luglio inizieranno le installazioni della casa do ut do in importanti sedi espositive, dal 14 luglio a fine agosto alla Reggia di Caserta, da 15 al 22 luglio al MADRE di Napoli, dal 20 al 25 settembre al MAXXI di Roma, dal 3 al 10 di ottobre al MART di Rovereto poi, tra ottobre e novembre, le opere che saranno oggetto dell'estrazione saranno fisicamente in mostra alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e all'Accademia di Belle Arti di Bologna mentre la casa do ut do sarà visitabile al MAMbo, con filmati e visori 3D.
La terza edizione di do ut do si basa sulla realizzazione della casa do ut do di Alessandro Mendini, le cui stanze sono progettate da importanti architetti e designer.
La casa do ut do sarà creata in digitale utilizzando un sistema di navigazione in virtual reality 3D, in modo da consentire la visita della casa do ut do sia sul web che nei musei e nelle sedi espositive che aderiscono al progetto, in video e in navigazione con visori 3D, oltre che in navigazione libera su smartphone e tablet.
Quest'anno do ut do si sviluppa nel corso di tutto il 2016 ed è stato pubblicamente annunciato in anteprima ad ARTEFIERA il 31 gennaio. La casa do ut do è stata presentata, ai media e al mondo dell'architettura e del design internazionale, in una conferenza stampa abbinata ad un incontro sui “I Valori dell’Abitare”, il 14 aprile, in occasione dell'evento INTERNI - OPEN BORDERS, durante il Salone del Mobile di Milano, presso l'Aula del Senato Accademico dell’Università Statale di Milano. La casa do ut do è stata poi ufficialmente presentata al mondo dell'arte contemporanea a Venezia il 17 maggio presso la Peggy Guggenheim Collection. Da luglio inizieranno le installazioni della casa do ut do in importanti sedi espositive, dal 14 luglio a fine agosto alla Reggia di Caserta, da 15 al 22 luglio al MADRE di Napoli, dal 20 al 25 settembre al MAXXI di Roma, dal 3 al 10 di ottobre al MART di Rovereto poi, tra ottobre e novembre, le opere che saranno oggetto dell'estrazione saranno fisicamente in mostra alla Pinacoteca Nazionale di Bologna e all'Accademia di Belle Arti di Bologna mentre la casa do ut do sarà visitabile al MAMbo, con filmati e visori 3D.
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Alessandro Mendini |
Saturday, July 2, 2016
CAMILLE HENROT-LUNA DI LATTE
A distanza di una settimana da''inaugurazione della mostra di Mimmo Jodice, il Madre di Napoli inaugura un'altra mostra:
Luna di Latte di Camille Henrot
Leone d'argento quale migliore artista giovane alla 55.Biennale di Venezia del 2013, sessanta schizzi e disegni e sette sculture.
“Con questi disegni e queste sculture-machette sveliamo cosa c'è dietro la preparazione di una mostra” ha commentato la curatrice Cloè Perrone. “La Henrot sta portando avanti un progetto sullo studio dei simboli legati ai giorni della settimana e, in questo caso, ha riflettuto sugli stati emotivi connessi al lunedì, giorno in cui si è carichi e propositivi, ma anche giorno della luna che porta con sé la delusione e la malinconia per tutti i buoni propositi, poi non realizzati”.
La Henrot esplora il significato culturale e simbolico connesso al “giorno della luna”, il lunedì, reinterpretando il lato oscuro della notte a cui esso è tradizionalmente connesso. La luna, con il suo perenne moto, da sempre influenza il nostro pianeta, noi, i nostri umori, il nostro immaginario e la nostra storia: sin dall’antichità la luna è simbolo di fertilità e buon auspicio, ma anche di mistero e melancolia. La “luna di latte”, la luna piena del mese di maggio e del risveglio primaverile, produrrebbe creatività e abbondanza.
fino al 3 ottobre
Museo Madre-Via Luigi Settembrini, 79-Napoli
“Con questi disegni e queste sculture-machette sveliamo cosa c'è dietro la preparazione di una mostra” ha commentato la curatrice Cloè Perrone. “La Henrot sta portando avanti un progetto sullo studio dei simboli legati ai giorni della settimana e, in questo caso, ha riflettuto sugli stati emotivi connessi al lunedì, giorno in cui si è carichi e propositivi, ma anche giorno della luna che porta con sé la delusione e la malinconia per tutti i buoni propositi, poi non realizzati”.
La Henrot esplora il significato culturale e simbolico connesso al “giorno della luna”, il lunedì, reinterpretando il lato oscuro della notte a cui esso è tradizionalmente connesso. La luna, con il suo perenne moto, da sempre influenza il nostro pianeta, noi, i nostri umori, il nostro immaginario e la nostra storia: sin dall’antichità la luna è simbolo di fertilità e buon auspicio, ma anche di mistero e melancolia. La “luna di latte”, la luna piena del mese di maggio e del risveglio primaverile, produrrebbe creatività e abbondanza.
fino al 3 ottobre
Museo Madre-Via Luigi Settembrini, 79-Napoli
Thursday, June 23, 2016
MIMMO JODICE-ATTESA EXHIBITION AT MADRE MUSEUM
Attendevo da mesi questa mostra, e "Attesa, 1960-2016" è proprio il titolo della grande retrospettiva che il museo Madre di Napoli dedica a Mimmo Jodice.
La mostra presenta più di cento opere in un percorso espositivo concepito dall'artista appositamente per gli spazi del museo Madre.
In queste opere Mimmo Jodice esplora il tempo indefinito delineando una dimensione posta al di là dello scorrere del tempo e dello spazio sospesa nella dimensione dell'attesa.Attesa che è presente anche nella pratica dell'arte della fotografia, attesa paziente nella ricerca dell'illuminazione e attesa nella camera oscura del bilanciamento dei bianchi e dei neri.
La mostra comincia al piano terra con un filmato intitolato "Teatralità quotidiana a Napoli", immagini degli anni '60 e '70 in cui sfilano cortei comunisti, feste popolari, la vita in carcere, le acciaierie di Bagnoli e poi il ventre di Napoli, con figure caravaggesche.
La mostra prosegue al terzo piano. La prima sezione è dedicata al passato partendo dalle radici del Mediterraneo, le foto sono accostate a capolavori dell'antichità classica. La seconda sezione è dedicata al futuro "un reale al di là della realtà " che corrisponde al surrealismo novecentesco richiamato dall'opera di Magritte L'amour. Qui c'è l'Attesa, il tempo come eterno ritorno. La terza sezione è dedicata al presente confronto tra volti e corpi della Napoli contemporanea e i capolavori del museo di Capodimonte.
La fotografia italiana per molto tempo non è stata considerata una forma d'arte, dobbiamo a Mimmo Jodice se finalmente anche in Italia si è compreso che gli artisti non sono solo quelli che dipingono.
A cura di Andrea Villani
Museo Madre dal 24 giugno al 24 ottobre 2016.
Via Settembrini 79, Napoli
Stasera dopo l'inaugurazione seguirà un party nel cortile del museo con musica dal vivo e proiezioni video.
La mostra presenta più di cento opere in un percorso espositivo concepito dall'artista appositamente per gli spazi del museo Madre.
In queste opere Mimmo Jodice esplora il tempo indefinito delineando una dimensione posta al di là dello scorrere del tempo e dello spazio sospesa nella dimensione dell'attesa.Attesa che è presente anche nella pratica dell'arte della fotografia, attesa paziente nella ricerca dell'illuminazione e attesa nella camera oscura del bilanciamento dei bianchi e dei neri.
La mostra comincia al piano terra con un filmato intitolato "Teatralità quotidiana a Napoli", immagini degli anni '60 e '70 in cui sfilano cortei comunisti, feste popolari, la vita in carcere, le acciaierie di Bagnoli e poi il ventre di Napoli, con figure caravaggesche.
La mostra prosegue al terzo piano. La prima sezione è dedicata al passato partendo dalle radici del Mediterraneo, le foto sono accostate a capolavori dell'antichità classica. La seconda sezione è dedicata al futuro "un reale al di là della realtà " che corrisponde al surrealismo novecentesco richiamato dall'opera di Magritte L'amour. Qui c'è l'Attesa, il tempo come eterno ritorno. La terza sezione è dedicata al presente confronto tra volti e corpi della Napoli contemporanea e i capolavori del museo di Capodimonte.
La fotografia italiana per molto tempo non è stata considerata una forma d'arte, dobbiamo a Mimmo Jodice se finalmente anche in Italia si è compreso che gli artisti non sono solo quelli che dipingono.
A cura di Andrea Villani
Museo Madre dal 24 giugno al 24 ottobre 2016.
Via Settembrini 79, Napoli
Stasera dopo l'inaugurazione seguirà un party nel cortile del museo con musica dal vivo e proiezioni video.
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dalla proiezione Teatralità quotidiana a Napoli, anni 70-2016 video proiezione / video projection, 25’ ca. Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Chimigramma 1966 stampa su carta baritata ai sali d’argento / silver gelatin print on baryte paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Nudi stroboscopici 1966 stampa ai sali d’argento su carta baritata / silver gelatin print on baryte paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Atleti della Villa dei Papiri (Polittico) 1986 stampe Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art prints on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Alba fucens 2008 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Eden, opera n. 37 1995 stampe Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Attesa, opera n. 2 2012 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
Attesa, opera n. 8 2014 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Attesa, opera n. 9 2012 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Attesa, opera n. 23 1999 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Torre del Greco 1990 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Montreal 2011 stampa Fine Art su carta Photo Rag / Fine Art print on Photo Rag paper Collezione dell’artista / Collection of the artist |
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Mimmo Jodice during exhibition presentation |
Tuesday, December 15, 2015
RUDOLF POLANSZKY-PARADOX TRANSFORMATIONS EXHIBITION
Opens today the exhibition dedicated to the Austrian artist Rudolf Polanszky: Paradox Transformations Project XXI Fondazione Donnaregina for contemporary arts / MADRE museum and ed. 2015, in collaboration with Fondazione Morra Greco, at Fondazione Mondragone (Piazzetta Mondragone 18, Naples).
Showcasing twenty works, made between the 90s and 2015, both on canvas and sculptures, which take form in the act of physical creation, exploring the relationship between abstraction and space of human action. Polanszky interested to space research of the '60s, and witness to the experience of Viennese Actionism in his attitude more gestural and immediate, he develops an intimate language, even deliberately cryptic, giving shape to his gestures and dissociative time, starting from the use of waste materials. The artist's approach is accomplished in an attempt to analyze the fundamentals of creative language: space, light, color, rhythm. Meaning the creative practice as a genuine expression of cognitive, non-intellectual knowledge generates the art making, which becomes an attempt to get to know the unknown. The sculptures of the artist, in particular, is compose of a series of recurring elements, such as steel, wood, plexiglass, feathers, foam, colors, reflections, insecurity, memory. Joined together, these elements trace the shape of the blank, expressed in an idiosyncrasy toward the gravity. The same tension is found in the artist's paintings, real reliefs that enhance the properties of the materials. Work and artist's intentions evolve, so, along with the conceptual research, focused on the status of the artwork, its definition and its perception. Keeping as horizon the reflection about space, Polanszky manipulates in this way, the matter up to the vacuum, up to prefer processes the forms, ideas to achievements, the view to the touch, the emptiness, the silence, the absence. Each work is itself a metaphor of his own inner life.
Fondazione Mondragone, which houses the exhibition, has a permanent exhibition of dresses, hats, umbrellas walking gloves, dating from the late 800 and half of the '900.
Until February 20, 2016
Inaugura oggi la mostra personale dedicata all’artista austriaco Rudolf Polanszky: Paradox Transformations, Progetto XXI della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/ museo MADRE ed. 2015, in collaborazione con Fondazione Morra Greco, presso Fondazione Mondragone (piazzetta Mondragone 18, Napoli).
In mostra una ventina di opere, realizzate tra gli anni ’90 e il 2015, sia su tela che scultoree, le quali prendono forma nell’atto fisico della creazione, esplorando la relazione tra l’astrazione e lo spazio dell’agire umano. Interessato alla ricerca spaziale degli anni ’60, e testimone dell’esperienza dell’Azionismo Viennese nella sua attitudine più gestuale ed immediata, Polanszky sviluppa un linguaggio intimo, anche consapevolmente criptico, dando ai suoi gesti forma e tempo dissociativi, a partire dall’impiego di materiali di scarto. L’approccio dell’artista si compie nel tentativo di analizzare gli elementi fondamentali del linguaggio creativo: spazio, luce, colore, ritmo.
Intendendo la pratica creativa come genuina espressione cognitiva, il non-sapere intellettuale genera il fare artistico, che diviene un tentativo per conoscere l’incognito. Le sculture dell’artista, in particolare, si compongo di una serie di elementi ricorrenti, come acciaio, legno, plexiglass, piume, schiuma, colori, riflessi, precarietà , memoria. Uniti fra loro, questi elementi tracciano la forma del vuoto, espressa in una idiosincrasia verso la gravità . La stessa tensione si ritrova nelle tele dell’artista, veri e propri bassorilievi che esaltano le proprietà dei materiali. Il lavoro e le intenzioni dell’artista si evolvono, così, insieme con la ricerca concettuale, concentrata sullo statuto dell’opera d’arte, la sua definizione e la sua percezione. Mantenendo come orizzonte il pensiero sullo spazio, Polanszky manipola in questo modo la materia fino ad arrivare al vuoto, fino a preferire i processi alle forme, le idee alle realizzazioni, la vista al tatto, il vuoto, il silenzio, l’assenza. Ogni opera è a sua volta una metafora della sua stessa interiorità .
La Fondazione Mondragone che ospita la mostra, vanta una esposizione permanente di abiti, cappelli, ombrelli da passeggio guanti, databili tra la fine dell''800 e la metà del '900.
Fino al 20 Febbraio 2016
Showcasing twenty works, made between the 90s and 2015, both on canvas and sculptures, which take form in the act of physical creation, exploring the relationship between abstraction and space of human action. Polanszky interested to space research of the '60s, and witness to the experience of Viennese Actionism in his attitude more gestural and immediate, he develops an intimate language, even deliberately cryptic, giving shape to his gestures and dissociative time, starting from the use of waste materials. The artist's approach is accomplished in an attempt to analyze the fundamentals of creative language: space, light, color, rhythm. Meaning the creative practice as a genuine expression of cognitive, non-intellectual knowledge generates the art making, which becomes an attempt to get to know the unknown. The sculptures of the artist, in particular, is compose of a series of recurring elements, such as steel, wood, plexiglass, feathers, foam, colors, reflections, insecurity, memory. Joined together, these elements trace the shape of the blank, expressed in an idiosyncrasy toward the gravity. The same tension is found in the artist's paintings, real reliefs that enhance the properties of the materials. Work and artist's intentions evolve, so, along with the conceptual research, focused on the status of the artwork, its definition and its perception. Keeping as horizon the reflection about space, Polanszky manipulates in this way, the matter up to the vacuum, up to prefer processes the forms, ideas to achievements, the view to the touch, the emptiness, the silence, the absence. Each work is itself a metaphor of his own inner life.
Fondazione Mondragone, which houses the exhibition, has a permanent exhibition of dresses, hats, umbrellas walking gloves, dating from the late 800 and half of the '900.
Until February 20, 2016
Inaugura oggi la mostra personale dedicata all’artista austriaco Rudolf Polanszky: Paradox Transformations, Progetto XXI della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee/ museo MADRE ed. 2015, in collaborazione con Fondazione Morra Greco, presso Fondazione Mondragone (piazzetta Mondragone 18, Napoli).
In mostra una ventina di opere, realizzate tra gli anni ’90 e il 2015, sia su tela che scultoree, le quali prendono forma nell’atto fisico della creazione, esplorando la relazione tra l’astrazione e lo spazio dell’agire umano. Interessato alla ricerca spaziale degli anni ’60, e testimone dell’esperienza dell’Azionismo Viennese nella sua attitudine più gestuale ed immediata, Polanszky sviluppa un linguaggio intimo, anche consapevolmente criptico, dando ai suoi gesti forma e tempo dissociativi, a partire dall’impiego di materiali di scarto. L’approccio dell’artista si compie nel tentativo di analizzare gli elementi fondamentali del linguaggio creativo: spazio, luce, colore, ritmo.
Intendendo la pratica creativa come genuina espressione cognitiva, il non-sapere intellettuale genera il fare artistico, che diviene un tentativo per conoscere l’incognito. Le sculture dell’artista, in particolare, si compongo di una serie di elementi ricorrenti, come acciaio, legno, plexiglass, piume, schiuma, colori, riflessi, precarietà , memoria. Uniti fra loro, questi elementi tracciano la forma del vuoto, espressa in una idiosincrasia verso la gravità . La stessa tensione si ritrova nelle tele dell’artista, veri e propri bassorilievi che esaltano le proprietà dei materiali. Il lavoro e le intenzioni dell’artista si evolvono, così, insieme con la ricerca concettuale, concentrata sullo statuto dell’opera d’arte, la sua definizione e la sua percezione. Mantenendo come orizzonte il pensiero sullo spazio, Polanszky manipola in questo modo la materia fino ad arrivare al vuoto, fino a preferire i processi alle forme, le idee alle realizzazioni, la vista al tatto, il vuoto, il silenzio, l’assenza. Ogni opera è a sua volta una metafora della sua stessa interiorità .
La Fondazione Mondragone che ospita la mostra, vanta una esposizione permanente di abiti, cappelli, ombrelli da passeggio guanti, databili tra la fine dell''800 e la metà del '900.
Fino al 20 Febbraio 2016
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Fondazione Mondragone |
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Fondazione Mondragone |
Friday, May 8, 2015
STURTEVANT - MADRE MUSEUM
I started the week telling about a current exhibition at the Museo Madre in Naples (http://www.scostumista.com/2015/05/daniel-buren-come-un-gioco-da-bambini.html), and I want to conclude this week telling you about another exhibition opened a week ago on the third floor of the Madre Museum. (I suggest to anyone who is in town to go visit this Museum because located in the historic Palazzo Donnaregina, in typical "quartieri" of Naples, and in addition to hosting the permanent works of artists such as Francesco Clemente, Sol LeWitt, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Richard Serra, Jeff Koons, Richard Long, Rebecca Horn, Domenico Paladino, Domenico Bianchi, the exhibitions are always very interesting.
The title of the exhibition on display is Sturtevant Sturtevant.
Sturtevant Sturtevant is the first solo exhibition in an Italian public institution devoted to Sturtevant (1924-2014), one of the XX century’s most influential artists. Beginning with its title, in which the artist’s name is repeated twice, the exhibition, has been constructed around the concept and practice of repetition, understood as a collective device in which the uniqueness of the subject is merged with other possible personalities. In her repetitions of works by other artists, she pioneered, over the last fifty years possible ways of overcoming the jurisdiction of copyright, the idea of intellectual property and the supposed uniqueness of the creator subject. Sturtevant began to “repeat” the works of some of the most iconic artists who were her contemporaries. They are therefore never copies but so many originals, being thought in action which focuses on a field of experience in art whose essence she comes to analyze, destabilizing its order of representation and designation.
The exhibition at the Madre also devotes great attention to the video production of the last fifteen years, presenting all the major video and filmic works by the artist.
The title of the exhibition on display is Sturtevant Sturtevant.
Sturtevant Sturtevant is the first solo exhibition in an Italian public institution devoted to Sturtevant (1924-2014), one of the XX century’s most influential artists. Beginning with its title, in which the artist’s name is repeated twice, the exhibition, has been constructed around the concept and practice of repetition, understood as a collective device in which the uniqueness of the subject is merged with other possible personalities. In her repetitions of works by other artists, she pioneered, over the last fifty years possible ways of overcoming the jurisdiction of copyright, the idea of intellectual property and the supposed uniqueness of the creator subject. Sturtevant began to “repeat” the works of some of the most iconic artists who were her contemporaries. They are therefore never copies but so many originals, being thought in action which focuses on a field of experience in art whose essence she comes to analyze, destabilizing its order of representation and designation.
The exhibition at the Madre also devotes great attention to the video production of the last fifteen years, presenting all the major video and filmic works by the artist.
Monday, May 4, 2015
DANIEL BUREN - COME UN GIOCO DA BAMBINI
The Madre museum presents the first of the projects that in 2015 will be specially commissioned from the French artist Daniel Buren to celebrate the relationship between the museum and its public, between the institution and its community.
Daniel Buren’s project for the Madre is structured as a number of interrelated chapters: from April to August 2015 the artist will intervene in the Re_PUBBLICA Madre gallery with the major in situ installation entitled Come un gioco da bambini. With this first intervention Buren welcomes visitors to the large gallery on the ground floor of the museum, converted into a play area with a veritable game of life-size constructions, or a kindergarten on the scale of the environment, made by assembling some one hundred modules of geometric forms and colors inspired by the solids of the German pedagogue Friedrich Wilhelm August Fröbel.
On entering the installation, visitors find themselves faced with a potential reality, which enables them to rebuild the world around them with a renewed sense of wonder and childlike amazement. Visitors are able to walk inside a city made up of hypnotic circles, colored arches, cylindrical towers, square bases and triangular pediments arranged symmetrically as if they were part of the museum architecture, finally endowing it with its hypothetical and alternative reconstructive potential. What the observer sees is in fact a composite landscape, the reproduction of a true miniature city that relates the real city with an imaginative city that arises before our eyes:an almost metaphysical city that is gradually articulated as a stroll through color leading from the initial pure white to the following chromatic kaleidoscope, and which one can traverse with the eye following a rhythmical and vertiginous perspective.
DANIEL BUREN. COME UN GIOCO DA BAMBINI, LAVORO IN SITU, 2014-2015, MADRE, NAPOLI - #1 curated by: Andrea Viliani, Eugenio Viola
in collaboration with: Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo
25.04 - 31.08.15 Madre Museum - Via Settembrini 79, Naples
Daniel Buren’s project for the Madre is structured as a number of interrelated chapters: from April to August 2015 the artist will intervene in the Re_PUBBLICA Madre gallery with the major in situ installation entitled Come un gioco da bambini. With this first intervention Buren welcomes visitors to the large gallery on the ground floor of the museum, converted into a play area with a veritable game of life-size constructions, or a kindergarten on the scale of the environment, made by assembling some one hundred modules of geometric forms and colors inspired by the solids of the German pedagogue Friedrich Wilhelm August Fröbel.
On entering the installation, visitors find themselves faced with a potential reality, which enables them to rebuild the world around them with a renewed sense of wonder and childlike amazement. Visitors are able to walk inside a city made up of hypnotic circles, colored arches, cylindrical towers, square bases and triangular pediments arranged symmetrically as if they were part of the museum architecture, finally endowing it with its hypothetical and alternative reconstructive potential. What the observer sees is in fact a composite landscape, the reproduction of a true miniature city that relates the real city with an imaginative city that arises before our eyes:an almost metaphysical city that is gradually articulated as a stroll through color leading from the initial pure white to the following chromatic kaleidoscope, and which one can traverse with the eye following a rhythmical and vertiginous perspective.
DANIEL BUREN. COME UN GIOCO DA BAMBINI, LAVORO IN SITU, 2014-2015, MADRE, NAPOLI - #1 curated by: Andrea Viliani, Eugenio Viola
in collaboration with: Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo
25.04 - 31.08.15 Madre Museum - Via Settembrini 79, Naples
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